"Desideriamo chiedere al Signore - affermano monsignor Claudio Cipolla e fra Antonio Ramina - che ancora oggi possano innalzarsi tante voci come quella di Antonio. Non smaniose di esibirsi o di avere ragione, ma animate dall’intimo desiderio di consolare, benedire, sostenere passi vacillanti, ridestare sogni di pace"
"Non è possibile, in un Paese civile - denuncia don Ciotti - che l'80% dei familiari delle vittime non conosce la verità o la conosce solo in parte. Quella delle vittime innocenti delle mafie deve essere una memoria viva, una memoria che si assume l’impegno e la responsabilità di realizzare gli ideali di chi è stato ucciso perché non ha voluto piegarsi alla violenza, al sopruso, alla corruzione"