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“Porre famiglia su stesso piano di altre unioni è contro esperienza umana”

Al centro dei colloqui la sfida del flusso migratorio dal sud del mondo, che sta investendo i paesi europei e la risposte di alcuni Stati che hanno costruito recinti e fili spinati per controllare il passaggio dei migranti: "L’Europa - ammonisce Bagnasco - è la prima a non volersi bene. È la prima che manca di senso di appartenenza a se stessa, alla propria cultura, alla propria tradizione, alle proprie radici. Ma dovrebbe volersi più bene e, nel volersi più bene, anche i fili spinati si sciolgono"

Lo ha affermato stamani il cardinale Angelo Bagnasco, presidente Cei, in vista della decisione del governo Renzi di porre la fiducia sul ddl Cirinnà

Card. Angelo Bagnasco, presidente del Consiglio delle conferenze episcopali d'Europa

È stata una condanna secca quella espressa stamani dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, riguardo alla decisione del governo Renzi e del Partito democratico di accelerare i tempi sul disegno di legge Cirinnà e chiudere alla Camera la questione appunto delle unioni civili tra il 10 e il 12 maggio, ricorrendo probabilmente alla fiducia: «La famiglia fondata sul matrimonio – ricorda il porporato -, come la Costituzione italiana prevede, è quella di un uomo e di una donna aperti alla vita, all’amore, alla generazione. Questo è il fondamento della società civile. L’esperienza universale ci dice questo. Indebolire la famiglia e metterla sullo stesso piano di altre forme, di altre unioni, è contro l’identità non soltanto di un popolo come quello italiano, ma di quello che è l’esperienza umana».

L’intervento è avvenuto a margine di una conferenza stampa della presidenza del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa (Ccee) di cui il cardinale Bagnasco è vice presidente, dopo l’udienza avuta ieri con Papa Francesco ed una serie di incontri con i capi di alcuni dicasteri vaticani: «Senza il nucleo della famiglia – spiega il presidente della Cei -, che permette l’incontro delle generazioni e dei generi diversi in una ricchezza di apporti, non c’è vera educazione. Ma non soltanto da un punto di vista religioso, ma da un punto di vista civile sociale e umano. La famiglia è la prima scuola di socializzazione dove si impara ad ascoltarsi a vicenda, cercare di capirsi, avere il passo degli altri, aiutarsi vicendevolmente, avere il senso del dovere e del sacrificio».

Fuori da questo schema, a detta del cardinale, tutto il resto è diverso, è un’altra cosa: «Nello stesso tempo – aggiunge -, come abbiamo sempre detto, i diritti individuali che ognuno legittimamente rivendica, sono ampiamente assicurati dall’attuale ordinamento».

Alla domanda se ci sia il rischio di una equiparazione tra unioni civili e matrimonio, Bagnasco ha risposto: «Se l’unico punto di differenziazione previsto ad oggi è quello dell’assenza di fedeltà, mi chiedo se questo è il discrimine, la differenza tra una cosa e l’altra». Quindi, riguardo all’adozione, il cardinale è stato molto chiaro: «La possibilità è stata stralciata. Spero e tutti speriamo che non rientri in altri modi, perché sarebbe un’ipocrisia».

L'incontro della Presidenza del Consiglio delle conferenze episcopali d'Europa con Papa Francesco

L’incontro della Presidenza del Consiglio delle conferenze episcopali d’Europa con Papa Francesco

Parlando anche dell’emergenza migranti, il cardinale Angelo Bagnasco ha poi precisato che l’Italia è in prima linea nell’accoglienza dei bisognosi che giungono in Europa. In particolare, al centro dei colloqui c’è stata la sfida del flusso migratorio dal sud del mondo, che sta investendo i paesi europei e le risposte di alcuni Stati che hanno costruito recinti e fili spinati per controllare il passaggio dei migranti: «L’Europa – ammonisce Bagnasco – è la prima a non volersi bene. È la prima che manca di senso di appartenenza a se stessa, alla propria cultura, alla propria tradizione, alle proprie radici. Ma dovrebbe volersi più bene e, nel volersi più bene, anche i fili spinati si sciolgono».

Riguardo alla recinzione che è stata costruita sul confine con l’Austria lungo il Brennero, il cardinale ha detto: «Credo che la cosa non si sclerotizzi affatto. Magari sono reazioni che possono essere così del primo momento, dovute alla paura, ai timori, più o meno motivati. Speriamo che poi le cose si sciolgano e si intendano per il meglio dopo una prima reazione emotiva».

Ma il cardinale ha voluto ricordare l’impegno della Chiesa italiana nell’accogliere i migranti, ricordando che nel 2015 sono stati dati 12 milioni di pasti nelle mense gestite dalle parrocchie e dagli organismi ecclesiali.

Anche le Chiese in Europa sono fortemente impegnate sia sul fronte dell’accoglienza che su quello della integrazione: «Cercando di fare tutto il possibile – ribadisce il cardinale – per tradurre in atto il Vangelo».

D’altronde, il fenomeno migratorio è un movimento considerato irreversibile: «Visto – osserva il presidente dei vescovi italiani – che è il mondo del Sud che scappa da povertà e paura, verso un Nord in cui si crede di trovare un futuro e una sicurezza».

Il cardinale, a nome dell’episcopato europeo, invoca una maggiore presa di coscienza da parte delle Nazioni Unite e chiede di fare distinzione tra la fase dell’emergenza e quella dell’integrazione: «Non si può – avverte il vice presidente del Consiglio delle conferenze episcopali europee – vivere sempre nella fase dell’accoglienza, perché sarebbe assistenzialismo».

Infine, ancora un’ultima precisazione rivolta ai giornalisti: «La missione della Chiesa, e quindi dei pastori della Chiesa, è quella di annunciare Gesù Cristo e formare le coscienze a partire dalla persona di Cristo e dai valori del Vangelo. È questo il compito, non certo quello di indicare le decisioni operative. Questo non è compito nostro. I singoli governi decidono come meglio ritengono».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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