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Meno di 500 mila nati nel 2015: “Fare figli tra le prime cause di povertà”

"Dovremmo aiutare le gestanti in difficoltà, incoraggiare e favorire l’istituto della famiglia – ammonisce Luigi Gigli, presidente nazionale del Movimento per la vita -. Invece, con scarsa lungimiranza, continuiamo a tassare il single, a parità di reddito, allo stesso modo del padre di una famiglia numerosa; spendiamo risorse per fare dell’aborto un diritto da reclamare sotto casa; preferiamo investire sulla fecondazione eterologa e occuparci di unioni civili, come se quest’ultime potessero risollevare la crisi demografica"

Lo ha affermato ieri Gigi De Palo, commentando il report dell’Istat “Natalità e fecondità della popolazione residente – Anno 2015”

Nel 2015 sono nati 485.780 bambini, quasi 17 mila in meno rispetto all’anno precedente. Una diminuzione in atto da vari anni in Italia (-91 mila neonati sul 2008) e che, secondo l’Istat, prosegue e sembra rafforzarsi nel 2016 visto che, secondo i dati provvisori riferiti al periodo gennaio-giugno 2016, i nati sono 14.601 in meno rispetto allo stesso periodo del 2015.

Sono questi alcuni dei dati contenuti nel report “Natalità e fecondità della popolazione residente – Anno 2015”, diffuso ieri dall’Istituto di ricerca statistica, secondo cui il calo delle nascite, è dovuto non solo al fatto che le donne italiane in età riproduttiva sono sempre meno numerose e hanno una propensione sempre più bassa ad avere figli, ma anche al minor numero di matrimoni tra il 2008 e il 2015.

In quest’ultimo anno, sono stati solo 346.169 (quasi 120 mila in meno negli ultimi 7 anni): «Il calo – denota l’Istat – è attribuibile principalmente alle coppie di genitori entrambi italiani che nel 2015 hanno messo al mondo 385.014 figli, oltre 95 mila in meno negli ultimi 7 anni». In aumento, invece, i nati da genitori non coniugati (quasi 140 mila nel 2015), la cui incidenza continua a crescere (circa 1000 in più rispetto al 2014): «Il loro peso relativo – si legge – è più che triplicato dal 1995 raggiungendo il 28,7% nel 2015, percentuale che al Centro-Nord sale al 31%».

Per quanto riguarda i nomi scelti, Francesco si conferma al primo posto (8.763 bambini) proseguendo la tendenza iniziata nel 2013, anno dell’elezione di Papa Francesco. Al secondo posto Alessandro e al terzo Mattia. Per le bambine Sofia (7.191) si conferma al primo posto, seguito da Aurora e Giulia.

Gigi De Palo, presidente del Forum delle famiglie

Gigi De Palo, presidente del Forum delle famiglie

Un fenomeno, quello della diminuzione della fecondità, in atto dal 2010Nell’ultimo anno il numero medio di figli per donna è sceso a 1,35 (1,46 nel 2010) con una riduzione per le italiane (in media 1,27 figli nel 2015 contro 1,34 nel 2010), e un crollo per le donne straniere (1,94 a fronte di 2,43 di 5 anni prima): «L’Istat – commenta in una nota Gigi De Palo, presidente del Forum delle associazioni familiari – è tornato a dare l’allarme sul crollo della natalità. Abbiamo 17 mila nascite in meno rispetto al dato già preoccupante dello scorso anno. Il crollo demografico sembra non appassionare la politica, ma se mettessimo tutte le energie che stiamo mettendo su questioni ideologiche che spaccano il Paese, su questo tema forse riusciremmo ad invertire questa tendenza».

Meno bambini oggi, secondo De Palo, vuol dire il crollo del sistema pensionistico e il collasso del sistema sanitario domani: «Cosa stiamo aspettando? – s’interroga il presidente del Forum della famiglie – Tra l’altro la ricerca di una soluzione per invertire questo crollo demografico è un argomento capace di unire tutto il Paese, al di la dei partiti o dalle visioni ideologiche, perché è un’emergenza oggettiva».

In aggiunta, 8,3 nati su 100 hanno una madre ultraquarantenne. Insomma, i figli sono pochi e arrivano anche fuori tempo massimo: «Cosa deve accadere ancora? – sbotta Gigi De Palo – Vogliamo ritrovarci qui il prossimo anno ad analizzare dati ancora più negativi? Perfino l’Ocse, nel nuovo Economic Outlook, tira le orecchie all’Italia per la quale dovrebbe essere prioritario un programma nazionale mirato per contrastare la povertà delle famiglie con bambini. Lo ripetiamo da tanti anni: abbiamo bisogno di politiche fiscali a dimensione familiare. Se oggi fare un figlio è diventata una delle prime cause di povertà, come possiamo pensare di invertire questa tendenza?».

E mentre l’8,3% dei nati del 2015 ha una madre di almeno 40 anni, un altro 10,3% è stato messo al mondo da una under 25: «La posticipazione della maternità – precisano gli esperti – è molto accentuata per le madri italiane. Il 9,3% ha più di 40 anni, quota che supera quella delle madri under 25 (8,2%). Il fenomeno è in atto dalla metà degli anni ’70 e spiega la denatalità osservata fino alla metà degli anni ’90. Successivamente si è registrato un parziale recupero delle nascite precedentemente rinviate, in particolare da parte delle baby-boomers (donne nate tra il 1945 e il 1964 che hanno contribuito sensibilmente all’incremento demografico), che si è tradotto in un progressivo aumento dei nati da madri over35, soprattutto al Nord e al Centro».

E se il dato delle nascite è negativo per i genitori, lo è sempre più anche per quelle relative a genitori entrambi stranieri che, nel 2015, sono scese a 72.096 (quasi 3 mila in meno rispetto al 2014), facendo registrare anche una flessione sul totale delle nascite (pari al 14,8%). Non solo: «Per il secondo anno consecutivo – prosegue l’istituto di ricerca – scende il numero di nati con almeno un genitore straniero: sono quasi 101 mila nel 2015, pari al 20,7% del totale dei nati a livello medio nazionale».

Per quanto riguarda la nazionalità, sono di origine rumena le donne che hanno partito più figli nel 2015 (oltre 19mila nati), seguite dalle marocchine con quasi 12 mila, dalle albanesi con poco più di 9 mila e dalle cinesi con 4 mila: «Queste quattro comunità – osserva l’Istat – raccolgono il 47% delle nascite da madri straniere residenti in Italia».

Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita

Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita

Da rilevare anche l’elevata propensione a formare una famiglia con figli tra concittadini (omogamia) delle comunità maghrebine, cinesi e, più in generale, di tutte le comunità asiatiche e africane, rispetto a ciò che avviene per le donne ucraine, polacche, moldave, russe e cubane, le quali mostrano un’accentuata propensione ad avere figli con partner italiani più che con connazionali: «Mentre continuiamo a baloccarci con il Referendum sulla Costituzione – polemizza Luigi Gigli, presidente del Movimento per la Vita italiano e parlamentare (Ds-Cd) -, sembriamo non aver preso ancora coscienza che l’Italia si avvia a diventare un paese desertificato. Il tasso di fecondità scende ancora, attestandosi nel 2015 a solo 1,27 figli per donna tra le cittadine italiane e a solo 1,94 tra le cittadine straniere residenti. All’Italia spetta ormai stabilmente il triste primato del tasso di natalità più basso d’Europa».

Negli ultimi cinque anni, in definitiva, si è avuta una riduzione di 62 mila nascite, oltre l’11% del totale rispetto al 2010: «Senza un piano strutturale di politiche familiari – ricorda Gigli – e senza l’introduzione del Fattore famiglia nella fiscalità generale, gli italiani non torneranno a far figli e l’inverno demografico continuerà ad avanzare inesorabilmente».

A tal proposito, il presidente del Movimento per la vita ha messo sotto accusa le politiche attualmente in atto, considerate deleterie: «Dovremmo aiutare le gestanti in difficoltà, incoraggiare e favorire l’istituto della famiglia – ammonisce Luigi Gigli -. Invece, con scarsa lungimiranza, continuiamo a tassare il single, a parità di reddito, allo stesso modo del padre di una famiglia numerosa; spendiamo risorse per fare dell’aborto un diritto da reclamare sotto casa; preferiamo investire sulla fecondazione eterologa e occuparci di unioni civili, come se quest’ultime potessero risollevare la crisi demografica».

Da qui l’amara e sarcastica conclusione: «Se famiglia e figli non diventeranno urgentemente obiettivi prioritari dell’azione politica – chiosa De Palo -, l’Italia avanzerà verso il declino, indipendentemente dall’esito del Referendum e da chi sarà Presidente del Consiglio dopo il 4 dicembre».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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