“Non si va in Paradiso in carrozza, ma uscendo dalla schiavitù del peccato”
"La Quaresima - spiega il Papa - è segno sacramentale della nostra conversione, del nostro cammino dalla schiavitù alla libertà, sempre da rinnovare. Un cammino certo impegnativo, come è giusto che sia, perché l’amore è impegnativo, ma un cammino pieno di speranza. Anzi, direi di più, l’esodo quaresimale è il cammino in cui la speranza stessa si forma"
La Quaresima è un cammino di speranza, un cammino verso Gesù risorto. Lo ha spiegato stamani ai 10 mila fedeli presenti in piazza San Pietro per l’udienza generale Papa Francesco, che nella catechesi del Mercoledì delle Ceneri ha ricordato che: «La Quaresima è stata istituita nella Chiesa come tempo di preparazione alla Pasqua e, dunque, tutto il senso di questo periodo di quaranta giorni prende luce dal mistero pasquale verso il quale è orientato. Possiamo immaginare il Signore Risorto che ci chiama ad uscire dalle nostre tenebre e noi ci mettiamo in cammino verso di Lui, che è la Luce».
Questo il suggerimento del Papa, il quale ha poi aggiunto a braccio che la Quaresima è un cammino verso Gesù risorto: «La Quaresima – sottolinea il Santo Padre – è un periodo di penitenza, anche di mortificazione, ma non fine a sé stesso, bensì finalizzato a farci risorgere con Cristo, a rinnovare la nostra identità battesimale, cioè a rinascere nuovamente dall’alto, dall’amore di Dio. Ecco perché la Quaresima è, per sua natura, tempo di speranza».
Malgrado le tentazioni che non mancano nella nostra vita e che il Pontefice ha ricordato, citando il cammino degli israeliti dall’Egitto, raccontato dalla Bibbia nel libro dell’Esodo: «In cui nonostante le tentazioni – ricorda Papa Bergoglio – il Signore rimane fedele e quella povera gente che, guidata da Mosè, arriva alla Terra promessa». Il punto di partenza è la condizione di schiavitù in Egitto, l’oppressione, i lavori forzati: «Ma il Signore – osserva il Sommo Pontefice – non ha dimenticato il suo popolo e la sua promessa. Chiama Mosè e, con braccio potente, fa uscire gli israeliti dall’Egitto e li guida attraverso il deserto verso la terra della libertà».
Durante questo cammino dalla schiavitù alla libertà, il Signore dà agli Israeliti la legge, per educarli ad amare Lui, unico Signore, e ad amarsi tra loro come fratelli: «La Scrittura – spiega Papa Francesco – mostra che l’esodo è lungo e travagliato. Simbolicamente dura 40 anni, cioè il tempo di vita di una generazione. Una generazione che, di fronte alle prove del cammino, è sempre tentata di rimpiangere l’Egitto e di tornare indietro. Nonostante ciò, tutto questo cammino è compiuto nella speranza. La speranza di raggiungere la Terra, e proprio in questo senso è un esodo, un’uscita dalla schiavitù alla libertà. E questi 40 giorni, sono anche per tutti noi un’uscita dalla schiavitù del peccato verso la libertà dell’incontro con Cristo Risorto».
Partendo da questo presupposto, a detta del Papa che ha fatto un parallelismo tra il libro dell’Esodo e il tempo di Quaresima: «Ogni passo, ogni fatica, ogni prova, ogni caduta e ogni ripresa, tutto ha senso solo all’interno del disegno di salvezza di Dio, che vuole per il suo popolo la vita e non la morte, la gioia e non il dolore». Il Pontefice ha poi puntualizzato come la Pasqua di Gesù sia il suo esodo, con il quale Egli ci ha aperto la via per giungere alla vita piena, eterna e beata: «Per aprire questa via, questo passaggio – precisa il Santo Padre – Gesù ha dovuto spogliarsi della sua gloria, umiliarsi, farsi obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Aprirci la strada alla vita eterna gli è costato tutto il suo sangue, e grazie a lui noi siamo salvati dalla schiavitù del peccato».
Ma questo non vuol dire che Lui ha fatto tutto e noi non dobbiamo fare nulla: «Che Lui – ammonisce il Santo Padre – è passato attraverso la croce e noi andiamo in paradiso in carrozza. Non è così. La nostra salvezza è certamente dono suo, ma poiché è una storia d’amore, richiede amore, richiede il nostro sì e la nostra partecipazione al suo amore, come ci dimostra la nostra Madre Maria e dopo di lei tutti i santi».
Ma chi fa la strada della Quaresima sempre è in strada di conversione. Papa Bergoglio ha infatti spiegato che la Quaresima vive di questa dinamica: «Cristo ci precede con il suo esodo e noi attraversiamo il deserto grazie a Lui e dietro di Lui. Lui è tentato per noi e ha vinto il tentatore per noi, ma anche noi dobbiamo con lui affrontare le tentazioni e superarle. Lui ci dona l’acqua viva del suo Spirito, e a noi spetta attingere alla sua fonte e bere, nei Sacramenti, nella preghiera, nell’adorazione; Lui è la luce che vince le tenebre e a noi è chiesto di alimentare la piccola fiamma che ci è stata affidata nel giorno del nostro battesimo».
In questo senso, secondo Papa Francesco, la Quaresima è segno sacramentale della nostra conversione, del nostro cammino dalla schiavitù alla libertà, sempre da rinnovare: «Un cammino certo impegnativo – riconosce il Papa -, come è giusto che sia, perché l’amore è impegnativo, ma un cammino pieno di speranza. Anzi, direi di più, l’esodo quaresimale è il cammino in cui la speranza stessa si forma. La fatica di attraversare il deserto – tutte le prove, le tentazioni, le illusioni, i miraggi –, tutto questo vale a forgiare una speranza forte, salda, sul modello di quella della Vergine Maria, che in mezzo alle tenebre della passione e della morte del suo Figlio continuò a credere e a sperare nella sua risurrezione, nella vittoria dell’amore di Dio».
Queste le parole del Pontefice sull’itinerario quaresimale che comincia oggi: «Col cuore aperto a questo orizzonte – esorta -, entriamo oggi nella Quaresima. Sentendoci parte del popolo santo di Dio, iniziamo con gioia oggi questo cammino di speranza».