“Qualunque sia la nostra storia, oggi è trasformata in risurrezione e vita”

Con il Pontificale solenne di stamane, presieduto dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara, i tanti fedeli presenti hanno potuto riscoprire il messaggio salvifico della Pasqua di risurrezione di Gesù Cristo.

Un messaggio che il presule ha approfondito ripartendo dal Vangelo al centro della liturgia pasquale (Gv 20,1-9): «Cercare il Signore al di là di tutto, al di là della sofferenza, al di là della morte – afferma l’arcivescovo Valentinetti -. Cercare il Signore per trovare il Signore. L’ansia di Maria di Magdala è proprio questa. Lei, una delle donne sotto la croce, aveva seguito lo strazio della crocifissione, della flagellazione, della salita al Calvario. Aveva visto la deposizione della croce, nonché la deposizione nel sepolcro. Ma lei, di buon mattino, quando non ancora era giorno all’alba, del primo giorno della settimana, vuole ancora una volta cercare il suo Signore. Quel Signore che aveva incontrato nella sua storia, nella sua vita. Quel Signore che l’aveva, forse lei, la prostituta, perdonata dai suoi peccati e forse lei, colei che aveva pianto e aveva asciugato quel pianto sui piedi di Gesù con i suoi capelli. Ora, quell’uomo, quel Signore, quel Maestro non c’era più, ma lei lo cercava e, meraviglia delle meraviglie, non lo trova. Non è nella tomba. Anzi, la pietra della tomba è stata scoperchiata e la sua ipotesi è che qualcuno ha rapito quel corpo. Qualcuno, forse, andato al sepolcro prima di lei, potesse aver nascosto quel corpo del Maestro per non farlo ricordare, per non farlo venerare. E corre, lei per prima, ad annunciare a Pietro e al discepolo che Gesù amava che quel corpo non c’era più. Va ad annunciare inconsapevolmente la risurrezione di Cristo dai morti, inconsapevolmente! Pietro e Giovanni corrono al sepolcro. Dice il Vangelo che sono concorrenti. Sì, infatti, tra loro un po’ di concorrenza c’era. Pietro chiede al discepolo che Gesù amava di chiedere al Maestro chi è che lo tradisce. E il discepolo che Gesù amava lo può chiedere, perché in quell’ultima cena aveva messo il capo sul petto di Gesù. Ebbene, Pietro fa più tardi, è più anziano. Il giovane arriva prima, ma non entra. E finalmente quando Pietro entra e si stupisce della sua situazione, invece il discepolo che Gesù amava, dice il testo del Vangelo, “e vide e credette”. Ma c’è ancora Maria di Magdala che deve credere. Il testo evangelico non proclamato prosegue… Gesù si manifesta a lei e lei pensa che sia il giardiniere, “Se l’hai preso tu, dimmi dove l’hai posto, perché io andrò a prenderlo”. E Gesù la chiama per nome, Maria. E lei risponde, “Rabbunì“, ovvero “mio grandissimo”».
Questo è il punto di svolta tra il dolore e lo smarrimento per la morte di Cristo e la gioia e la consolazione per la Sua resurrezione: «Ecco che si ristabilisce l’incontro – sottolinea l’arcivescovo di Pescara-Penne -, c’è il ritrovamento, c’è l’amore, c’è la dedizione, c’è l’ascolto. E tutta la storia di sofferenza e di morte viene superata dall’evento straordinario che Cristo non è più nel sepolcro, ma è il Risorto, è il Vivente per sempre. Colui che fa cercare le cose di lassù e non le cose della terra. Queste ultime sono sofferenza e morte, sono fatica e disperazione. Ma in Maria, in Pietro, in Giovanni, entra la verità della fede. E finalmente la loro vita, la nostra vita di credenti, è nascosta con Cristo in Dio, nell’attesa di apparire con Lui nella gloria».
Da qui l’auspicio finale di monsignor Tommaso Valentinetti: «Cari fratelli, care sorelle – esorta l’alto prelato -, rallegriamoci, esultiamo. Qualunque sia la nostra storia, qualunque sia la nostra vita, se di sofferenza, di fatiche, di morte, qualunque siano le situazioni più difficili che possiamo attraversare, oggi tutto è trasformato in risurrezione e vita. Rallegriamoci, esultiamo, alleluia, alleluia».
LA PRIMA PASQUA CON IL PRESBITERIO RINNOVATO NELLA CATTEDRALE DI SAN CETTEO
Al termine della liturgica eucaristica, dopo che il parroco e abato di San Cetteo monsignor Francesco Santuccione ha ricordato l’appuntamento con la santa messa solenne per celebrare i 25 anni di ordinazione episcopale dell’arcivescovo Valentinetti – che avrà luogo martedì 20 maggio alle 19 nella stessa Cattedrale di San Cetteo – è stato lo stesso arcivescovo di Pescara-Penne a ricordare la recente riqualificazione dell’altare della Cattedrale.

Il suo nuovo impianto, tra l’altro, è direttamente collegato alla liturgia pasquale: «Come avete visto – ricorda -, probabilmente vi siete resi conto ormai già da qualche tempo che abbiamo rinnovato il presbiterio. Questa è la prima Pasqua che celebriamo nel presbiterio rinnovato. Lo sottolineo perché l’idea di fondo, biblica e teologica, che sta dietro tutti i pezzi che sono stati rinnovati è mostrare il “giardino del Risorto”. Gesù è stato sepolto in un giardino, la tomba era in un giardino, Gesù risorge in un giardino. Se vedete l’ambone, ha un’apertura centrale che indica proprio la tomba spalancata. Ma la tomba si spalanca perché la Parola di Dio fatta carne, finalmente è libera e vola con le ali dell’aquila su tutta l’umanità. Ecco i simboli così come sono stati mostrati. Così come i fiori che sono intorno al cielo pasquale, che è il segno di Gesù vivente, e i fiori che sono intorno alla mensa eucaristica, perché Gesù vivente è presente nell’Eucaristia. Ma è presente anche dietro il presidente dell’assemblea, che ha i fiori dietro la schiena. Vi ho dato queste poche illustrazioni perché, quanto prima, faremo una pubblicazione perché questo presbiterio merita che possa essere conosciuto nella sua particolarità e nella sua bellezza».
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