“L’ideologia gender attenta alle radici della vita”
"Siamo impegnati - precisa Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita - a promuovere ogni opportuna azione per contrastare il diffondersi di questa ideologia. E il modo migliore per farlo è allertare le famiglie, affinché si oppongano al tentativo di indottrinare i loro figli dietro il paravento della lotta al bullismo o alla violenza di genere"

«Il Movimento per la vita è particolarmente sensibile al tema della penetrazione dell’ideologia del gender, vedendo in essa – come Papa Francesco – un’autentica opera di subdola colonizzazione culturale portata avanti anche da organismi pubblici quali l’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali). Una logica che ritroviamo anche in iniziative legislative come la cosiddetta legge “anti-omofobia” e quella sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso».
Lo ha detto Gian Luigi Gigli, presidente del Movimento per la vita, commentando la consegna al presidente Mattarella, avvenuta ieri mattina, di oltre 180 mila firme a sostegno della petizione sull’educazione affettiva e sessuale nelle scuole.
Oltre 180 mila italiani, dunque, e 41 associazioni hanno affidato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella le preoccupazioni per un’infiltrazione sempre più pesante dell’ideologia gender nelle scuole di ogni ordine e grado.
Per Age (Associazione italiana genitori), Agesc (Associazione genitori scuole cattoliche), Giuristi per la vita, Movimento per la vita e Provita onlus, che hanno promosso la raccolta di firme, gli studenti dovrebbero poter trovare nella scuola non ideologie destabilizzanti: «Ma un ambiente – sostengono le associazioni – capace di assicurare uno sviluppo sano della personalità. E nulla dovrebbe essere fatto senza l’assenso e contro la volontà delle famiglie, che restano le prime responsabili dell’educazione dei figli».
Con queste parole, le associazioni hanno chiesto così al capo dello Stato di intervenire, con la sua autorità giuridica e morale, presso gli organi competenti: «Affinché – auspicano le associazioni – siano presi i provvedimenti idonei, perché venga rispettato il ruolo della famiglia nell’educazione all’affettività e alla sessualità e la sua definizione costituzionale di famiglia come società naturale fondata sul matrimonio; si educhi a riconoscere il valore e la bellezza della differenza sessuale e si educhi al rispetto del corpo altrui e al rispetto dei tempi della propria maturazione sessuale e affettiva».
Nei prossimi giorni le firme saranno consegnate al presidente del Consiglio Matteo Renzi e al ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini: «Siamo convinti – ribadisce Gigli – che l’ideologia del gender attenti alle radici stesse della vita e incoraggia forme di generazione distruttive dell’embrione, portatrici di mentalità schiavistica con l’utero in affitto e soprattutto dannose per i bambini che comunque verranno alla luce.
Per questo, siamo impegnati a promuovere ogni opportuna azione per contrastare il diffondersi di questa ideologia. E il modo migliore per farlo è allertare le famiglie, affinché si oppongano al tentativo di indottrinare i loro figli dietro il paravento della lotta al bullismo o alla violenza di genere».
È stata dura, dunque, la presa di posizione del Movimento per la vita e delle altre associazioni cattoliche alleate nel contrastare l’introduzione della teoria gender nelle scuole, dopo le dure condanne già espresse già da Papa Francesco e dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana: «Si tratta – puntualizza il presidente del Movimento per la vita – di non autorizzare i propri figli a partecipare alle iniziative promosse dalle associazioni Lgbt e di opporsi nei consigli di istituto a che siano realizzate operazioni pseudoculturali a senso unico.
I nostri movimenti locali, i nostri Centri di aiuto alla vita e tutti i nostri soci, saranno impegnati in questa operazione culturale e identitaria senza mai sconfinare nell’aggressività, anche solo verbale, senza mai manifestare disprezzo o prevenzione alcuna per le persone. Occorrono toni fermi, ma pacati e sempre rispettosi della dignità degli omosessuali e delle altre persone convinte di trovare una loro presunta realizzazione in scelte che noi non condividiamo».