Tratta: 50 milioni le vittime nel mondo, 12 milioni sono minori
"Non possiamo chiudere gli occhi di fronte al fenomeno della tratta e dello sfruttamento minorile – afferma Raffaella Milano, direttrice ricerca e formazione di Save the Children -, un dramma diffuso nel mondo, ma presente anche nel nostro Paese. Parliamo di bambini, bambine e adolescenti traditi dal mondo degli adulti che ha abusato della loro fiducia e calpestato i loro sogni!"

Sono quasi 50 milioni le persone vittime di varie forme di schiavitù moderna nel mondo, di cui oltre 12 milioni i minorenni, soprattutto nelle forme di lavoro forzato – che comprende quelle ai fini di sfruttamento sessuale, lavorativo e attività illecite – e matrimoni forzati, con un trend in crescita. Tra i minori, 3,3 milioni sono coinvolti nel lavoro forzato, soprattutto per sfruttamento sessuale (1,69 milioni) o per sfruttamento lavorativo (1,31 milioni) – in ambiti quali lavoro domestico, agricoltura, manifattura, edilizia, accattonaggio o attività illecite – mentre 320 mila risultano sottoposti a lavoro forzato da parte degli Stati come detenuti, dissidenti politici, o appartenenti a minoranze etniche o religiose perseguitate. I minorenni vittime di matrimoni forzati sono 9 milioni. Sono alcune stime rilanciate ieri da Save the Children, per diffondere – in occasione della Giornata internazionale contro la tratta di esseri umani del prossimo 30 luglio – la 14ª edizione del rapporto “Piccoli schiavi invisibili”, attraverso il quale l’Organizzazione approfondisce un fenomeno sommerso ponendo attenzione alla protezione e alla tutela dei minori. Il fenomeno dei matrimoni forzati – viene spiegato – da un punto di vista geografico coinvolge specialmente l’Asia Orientale (14,2 milioni di persone coinvolte nel 2021, più del 66% dei casi stimati), seguita a distanza dall’Africa (3,2 milioni di persone coinvolte, 14,5%), dall’Europa e Asia Centrale (2,3 milioni di persone, 10,4%). La maggior parte dei matrimoni forzati è organizzata dai genitori delle vittime (nel 73% dei casi) o da parenti stretti (16%) e spesso si lega a situazioni di forte vulnerabilità, quali servitù domestica o sfruttamento sessuale.
Considerando la tratta e lo sfruttamento, nel 2020, l’anno della pandemia, secondo i dati diffusi dall’Unodc a livello globale sono state identificate 53.800 vittime; tra quelle per cui è stato possibile stabilire genere ed età, il 35% è costituito da minorenni (18% femmine e 17% maschi): «Queste cifre – sottolinea Save the children – rappresentano solo la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più ampio e sommerso». Prendendo in considerazione un arco temporale più ampio, dal 2011 al 2021, in tutto, poco più di un quarto (26,2%) delle vittime identificate sono bambine, bambini o adolescenti. La fascia di età in cui si stima il maggior numero di vittime è quella compresa tra i 9 e i 17 anni (21,8%): «Identificare le persone vittime di tratta e di sfruttamento e supportarle nella fuoriuscita da questa condizione – precisa la nota Ong – è un’azione molto complessa a causa della marginalizzazione estrema e dell’isolamento a cui queste vengono costrette dalle reti criminali o da singoli trafficanti e sfruttatori. Le vittime di tratta e sfruttamento sono spesso invisibili e aiutarle nell’emersione diventa ancora più complesso se si tratta di minori soli, indifesi, vessati da violenze fisiche o psicologiche e costretti a ripagare un debito sotto continue minacce, coercizioni ed inganni».

Un fenomeno, quello della tratta, soprattutto di persone fragili, che non può essere trascurato: «Non possiamo chiudere gli occhi di fronte al fenomeno della tratta e dello sfruttamento minorile – afferma Raffaella Milano, direttrice ricerca e formazione di Save the Children -, un dramma diffuso nel mondo, ma presente anche nel nostro Paese. Parliamo di bambini, bambine e adolescenti traditi dal mondo degli adulti che ha abusato della loro fiducia e calpestato i loro sogni. Questo dossier è dedicato alle storie dei minori vittime di tratta e sfruttamento accolti nel circuito di protezione italiano. Sono solo una minima parte – la “punta dell’Iceberg” – di un fenomeno sommerso, ampio e diffuso». Viene quindi fatto notare come il fenomeno della tratta e dello sfruttamento non risparmi l’Europa né tantomeno l’Italia. Nel quinquennio 2017-2021, in Europa, sono state circa 29 mila le vittime di tratta registrate nel database del Counter Trafficking Data Collaborative. Nel nostro continente, in poco più di un caso su due, la tratta avviene per sfruttamento lavorativo (53% delle vittime) e nel 43% dei casi per sfruttamento sessuale, mentre il restante 4% riguarda altre forme di sfruttamento (come accattonaggio o attività illecite). Nella maggior parte dei casi, le vittime di tratta sono persone adulte (84%), di sesso femminile (66%), ma una percentuale notevole è composta da minorenni (il 16% delle vittime). Tra i più piccoli, fino agli 11 anni di età, le vittime sono quasi in egual misura sia bambini che bambine, mentre in tutte le altre fasce d’età la prevalenza di sesso femminile è netta (con un picco del 77% di ragazze nella fascia d’età fra i 15 e i 17 anni).
I bambini e le bambine vittime della tratta sono perlopiù soggetti a forme di abuso psicologico, fisico e sessuale rispetto alle vittime adulte. Nello specifico, il 69% dei minori subisce una forma di controllo psicologico, il 52% è minacciato e ingannato attraverso false promesse, mentre un 46% è soggetto a controllo fisico. Come emerge dai dati, spesso, le forme di controllo esercitate dai trafficanti sui bambini e gli adolescenti si sovrappongono tra loro, creando una rete fittissima dalla quale è estremamente difficile liberarsi. In Italia dal 1° gennaio al 31 maggio 2024 il Numero Verde nazionale in Aiuto alle vittime di tratta e/o grave sfruttamento 800 290 290 ha svolto 1150 nuove valutazioni con potenziali vittime di tratta. Nonostante i flussi migratori dalla Nigeria siano stati in forte calo, la nazionalità nigeriana si conferma in Italia la principale per numero di nuove valutazioni (25,2%), seguita da quella ivoriana (13,6%) e marocchina (11,2%). I minorenni valutati in questi primi cinque mesi del 2024 sono stati 62, il 5,4% del totale, di cui il 62,7% di genere maschile e il 37,3% femminile. L’81,3% dei minori valutati è nella fascia 16-18 anni. I Paesi di origine prevalenti sono Tunisia (19,4%), Bangladesh e Pakistan (11,3%), Costa d’Avorio (12,9%), Nigeria (9,7%), Egitto (8,1%), Sierra Leone e Guinea (6,5%), Gambia (4,8%). Nello stesso periodo, i servizi anti-tratta hanno preso in carico 320 vittime, di cui il 55,3% femmine, il 40,3% maschi e il 4,4% persone transgender. Gli ambiti di sfruttamento sono quello lavorativo per il 33,1% dei casi, sessuale per il 25% e i matrimoni forzati per il 3,4%. I minorenni presi in carico sono 14, di questi 9 i ragazzi e 5 le ragazze; 25 inoltre stanno ancora attraversando una fase di valutazione del caso.
Le agenzie dell’Onu Ilo e Oim – puntualizza Save the Children – puntano soprattutto il dito sul nesso tra flussi migratori, mancanza di canali migratori sicuri e regolari e tratta di persone. La mancanza di canali di accesso sicuri e regolari, realmente accessibili, creano le condizioni affinché i migranti ricorrano ai trafficanti per attraversare le frontiere transnazionali, correndo il rischio di essere intercettate anche dalle organizzazioni criminali internazionali legate alla tratta di esseri umani. In questi casi, la tratta di persone e il traffico di migranti si intrecciano e il migrante, trovandosi in una particolare situazione di vulnerabilità, risulta esposta al rischio di varie forme di sfruttamento nei Paesi di transito e di arrivo: «Quello della tratta e dello sfruttamento – illustra la Milano – è un fenomeno che cambia molto rapidamente ed è fondamentale che la sua conoscenza e la mappatura territoriale siano costantemente alimentate dall’impegno delle istituzioni, dell’autorità di pubblica sicurezza, degli enti locali e del terzo settore. Solo un anno fa, il rapporto “Piccoli Schiavi invisibili” denunciava la condizione dei figli e delle figlie dei braccianti che lavorano nei terreni agricoli di Ragusa e Latina, accendendo un faro su di una condizione di sfruttamento portata oggi alle cronache a seguito della morte di Satnam Singh. È necessario che alla commozione e allo sdegno per questo e per altri drammi, faccia seguito una azione continuativa e capillare di contrasto al traffico e allo sfruttamento degli esseri umani, nonché un impegno deciso a sostegno delle giovani vittime accolte nel sistema di protezione affinché, dopo aver vissuto una delle esperienze più devastanti che un ragazzo o una ragazza possono trovarsi ad affrontare, siano accompagnate nella costruzione di un futuro diverso e libero».
Con l’occasione, Save the Children esorta tutte le istituzioni competenti a potenziare l’impegno per contrastare la tratta degli esseri umani, con un’attenzione specifica nei riguardi delle vittime minorenni. A tal proposito, secondo l’organizzazione internazionale, appare necessario procedere nell’attuazione e nell’aggiornamento delle azioni previste dal Piano nazionale d’azione contro la tratta e il grave sfruttamento degli esseri umani 2022-2025, oltre che rafforzare l’impegno per approfondire i fenomeni emergenti sulla tratta dei minori, comprendendo nuove forme di tratta e/o sfruttamento come l’e-trafficking, lo sfruttamento all’interno delle case e in luoghi chiusi (indoor), il coinvolgimento in attività illecite, lo sfruttamento multiplo o quello negli insediamenti informali, così da aggiornare gli indicatori di tratta e sfruttamento minorile e individuare le zone territoriali maggiormente colpite dal fenomeno. Save the children, inoltre, invita a garantire che le procedure di “referral” (la comunicazione tra enti diversi) per l’identificazione dei e delle minori vittime di tratta siano eseguite all’arrivo, nei luoghi di frontiera, nei casi di rintraccio sul territorio nazionale e in fase di prima e seconda accoglienza, per un accesso rapido a servizi di protezione, assistenza e integrazione appropriati e per un accompagnamento multidimensionale (sociale, sanitario, legale, educativo, ecc.), che risponda in maniera puntuale ai bisogni specifici dei minori stranieri, in particolare i minori non accompagnati che giungono in Italia senza figure adulte di riferimento.