“Il prete: vale tutto e niente”
«Canale arruginite d’acqua chiare, pretame e muschie d’acqua di surgente, che s’arivoteche fin allu mare: quest’è lu prete: vale tutte e niente». Coerenza e contraddizioni, freschezza e stanchezza, il prete «è, così: un uomo», afferma monsignor Vincenzo Amadio, vicario generale dell’arcidiocesi di Pescara-Penne, commentando la poesia di don Ottavio De Cesaris, che lo stesso don Vincenzo ha utilizzato per il ricordino del suo giubileo sacerdotale.
Cinquant’anni di ministero che il parroco della chiesa sul mare celebrerà il 29 giugno nella sua parrocchia e che ha condiviso insieme ad un altro sacerdote: don Mario Masneri, ordinato, invece, il 24 giugno del 1965. (foto: don Mario il primo da sinistra; don Vincenzo il quarto da sinistra)
«Siamo stati ordinati insieme diaconi» – ricorda don Vincenzo, pensando ai tempi della formazione nel seminario regionale di Chieti. «All’epoca si usava tanta severità nella preparazione – continua monsignor Amadio – ma il rettore ci diceva che un’istruzione così dura era finalizzata a creare un sacerdote robusto, perché la vita del prete è una vita difficile e bisogna essere allenati».
Il primo grado dell’ordine insieme e poi ministeri diversi, seppur affini, affidati da monsignor Antonio Iannucci. Don Mario come cappellano del carcere e dell’ospedale della città prima e come parroco di San Paolo apostolo, in Pescara, poi; don Vincenzo con i suoi anni da viceparroco del Sacro Cuore e da parroco a Montebello, e con la sua esperienza di assistente di Azione cattolica e di Vicario generale con monsignor Francesco Cuccarese e monsignor Tommaso Valentinetti mentre guidava, e continua a farlo, la parrocchia di San Pietro, in Pescara.
Insieme, però, hanno “cavalcato” il periodo del cambiamento ecclesiale e sociale, il Concilio Vaticano II e il ’68. «Abbiamo avuto la fortuna di essere ordinati a ridosso del grande Concilio – prosegue il sacerdote – e abbiamo potuto assaporare la nuova realtà che stava sorgendo e che nemmeno i sociologi avevano previsto. Avevano invece annunciato lo svuotamento dei seminari mentre se ne costruivano di enormi». Parla con un po’ di amarezza il vicario generale pensando al numero sempre più esiguo delle vocazioni e consapevole di una “figura” che nel tempo è cambiata, insieme alla società. «Il prete era un punto di riferimento sicuro, soprattutto nei paesi – specifica, lui che a Montebello è rimasto per diociotto anni – mentre oggi è più difficile arrivare alla gente, nonostante c’è da dire che in tanti affollano le parrocchie non più per tradizione ma per convinzione».
Il 29 giugno, solennità dei Santi Pietro e Paolo, è, però, la data di ordinazione di tanti chierici locali e quasi un appuntamento fisso per i novelli preti. Celebrano l’importante traguardo dei 25 anni di presbiterato don Luca Anelli, vicario parrocchiale del Rosario e don Valentino Iezzi, parroco di San Gabriele e la parola del più anziano don Vincenzo diventa paterna e dispensatrice di consigli: « Siate sempre più aperti e pronti a capire le sfide di oggi – conclude il monsignore rivolgendosi ai più giovani – Siate più presenti nelle parrocchie perché la gente ha bisogno di voi, della vostra accoglienza e soprattutto sappiate confrontarvi con la gente che vi è stata affidata attraverso la collaborazione e gli organismi di partecipazione».