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Pena di morte: “800 donne condannate nel mondo, spesso vittime di pregiudizio”

"Le donne - rileva Acat Italia - vedono vanificato il loro diritto alla difesa e alle circostanze attenuanti e più facilmente vengono etichettate attraverso stereotipi di vario genere: ‘pessime madri’, ‘streghe’, ‘femmes fatales’. Il pregiudizio di genere è pervasivo nel sistema giudiziario e si manifesta sia nel corso delle indagini, da parte delle forze di polizia, sia durante il processo, dove le donne, economicamente svantaggiate e prive di istruzione, non sempre hanno accesso a un procedimento equo"

Lo ha denunciato ieri Acat Italia nella Giornata mondiale contro la pena di morte

Ieri è stata celebrata in tutto il mondo la Giornata mondiale contro la pena di morte. Sono ancora 56 i paesi che conservano la pena capitale nel loro ordinamento penale e 109 quelli che l’hanno abolita per ogni crimine. La Coalizione mondiale contro la pena di morte (di cui Acat Italia fa parte) per il 2021 ha individuato un tema specifico su cui riflettere, ovvero le donne che si trovano nel braccio della morte, «800 in tutto il mondo», secondo le stime del Cornell Center on the Death Penalty Worldwide: «Spesso vittime di pregiudizio e discriminazione legati al genere, all’orientamento sessuale, all’appartenenza etnica o religiosa – denuncia Acat Italia  in una nota -, le donne vedono vanificato il loro diritto alla difesa e alle circostanze attenuanti e più facilmente vengono etichettate attraverso stereotipi di vario genere: ‘pessime madri’, ‘streghe’, ‘femmes fatales’. Il pregiudizio di genere è pervasivo nel sistema giudiziario e si manifesta sia nel corso delle indagini, da parte delle forze di polizia, sia durante il processo, dove le donne, economicamente svantaggiate e prive di istruzione, non sempre hanno accesso a un procedimento equo e soprattutto non riescono a far valere quanto la loro condizione di partenza (l’essere donna in contesti sessisti) abbia influenzato il comportamento criminale».

Inoltre, rileva Acat Italia, in molti Paesi le donne sono spesso assenti o significativamente sotto-rappresentate nell’ambito del sistema giudiziario: «Come suggerisce il rapporto Judged for More than her crime del Cornell Center on the Death Penalty Worldwide – cita l’organizzazione -, “l’assenza delle donne in ruoli decisionali durante i procedimenti penali può essere un altro fattore che contribuisce all’incapacità del sistema giudiziario di tenere conto dell’esperienza femminile”». A tal proposito, è significativo il caso di Merry Utami, una donna indonesiana condannata a morte nel 2002 per traffico di stupefacenti, per lunghi anni vittima di violenza domestica da parte del marito e successivamente dei narcotrafficanti. A lei è stato dedicato l’appello lanciato assieme alle Acat europee per il mese di ottobre.

About Davide De Amicis (4598 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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