Sinodo: “Un processo di guarigione condotto dallo Spirito Santo”
"Fare Sinodo – sottolinea il Papa - è porsi sulla stessa via del Verbo fatto uomo. È seguire le sue tracce, ascoltando la sua Parola insieme alle parole degli altri. È scoprire con stupore che lo Spirito Santo soffia in modo sempre sorprendente, per suggerire percorsi e linguaggi nuovi. È un esercizio lento, forse faticoso, per imparare ad ascoltarci a vicenda – vescovi, preti, religiosi e laici, tutti i battezzati – evitando risposte artificiali e superficiali, risposte pret-à-porter"
Papa Francesco, presiedendo la santa messa nella basilica di San Pietro, ha appena aperto la XVI Assemblea ordinaria del Sinodo dei vescovi dal tema “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”: «Dio non alberga in luoghi asettici e tranquilli, distanti dalla realtà – esordisce il Papa -, ma cammina con noi e ci raggiunge là dove siamo, sulle strade a volte dissestate della vita. Molte volte i Vangeli ci presentano Gesù sulla strada, mentre si affianca al cammino dell’uomo e si pone in ascolto delle domande che abitano e agitano il suo cuore – aggiunge il Papa riprendendo l’episodio biblico del giovane ricco -. E oggi, aprendo questo percorso sinodale, iniziamo con il chiederci tutti – Papa, vescovi, sacerdoti, religiose e religiosi, sorelle e fratelli laici – : noi, comunità cristiana, incarniamo lo stile di Dio, che cammina nella storia e condivide le vicende dell’umanità? Siamo disposti all’avventura del cammino o, timorosi delle incognite, preferiamo rifugiarci nelle scuse del “non serve” o del “si è sempre fatto così”? Fare Sinodo significa camminare sulla stessa strada, camminare insieme. Guardiamo a Gesù, che sulla strada dapprima incontra l’uomo ricco, poi ascolta le sue domande e infine lo aiuta a discernere che cosa fare per avere la vita eterna».
Quindi il Pontefice ha rivolto un ulteriore appello, tanto agli addetti ai lavori quanto a tutti i credenti: «Diventare esperti nell’arte dell’incontro», esorta. Quindi il Santo Padre ha riflettuto sui tre verbi del Sinodo, incontrare, ascoltare, discernere: «Non nell’organizzare eventi o nel fare una riflessione teorica sui problemi – ribadisce Papa Bergoglio, parando del verbo “incontrare” -, ma anzitutto nel prenderci un tempo per incontrare il Signore e favorire l’incontro tra di no. Un tempo per dare spazio alla preghiera, all’adorazione – quella preghiera che noi trascuriamo tanto – a quello che lo Spirito vuole dire alla Chiesa; per rivolgersi al volto e alla parola dell’altro, incontrarci a tu per tu, lasciarci toccare dalle domande delle sorelle e dei fratelli, aiutarci affinché la diversità di carismi, vocazioni e ministeri ci arricchisca. Ogni incontro – lo sappiamo – richiede apertura, coraggio, disponibilità a lasciarsi interpellare dal volto e dalla storia dell’altro. Mentre talvolta preferiamo ripararci in rapporti formali o indossare maschere di circostanza – lo spirito clericale, di corte – l’incontro ci cambia e spesso ci suggerisce vie nuove che non pensavamo di percorrere. Oggi dopo l’Angelus riceverò un gruppo di persone di strada, che si sono radunate soltanto per ascoltarsi. Tante volte è proprio così che Dio ci indica le strade da seguire, facendoci uscire dalle nostre abitudini stanche. Tutto cambia quando siamo capaci di incontri veri con Lui e tra di noi. Senza formalismi, senza infingimenti, senza trucchi».
Proprio come fa Gesù, che incontrando l’uomo ricco si lascia interpellare dalla sua inquietudine: «Non è distaccato – precisa Papa Francesco -, non si mostra infastidito o disturbato, anzi, si ferma con lui. È disponibile all’incontro. Niente lo lascia indifferente, tutto lo appassiona. Incontrare i volti, incrociare gli sguardi, condividere la storia di ciascuno. Ecco la vicinanza di Gesù. Egli sa che un incontro può cambiare la vita. E il Vangelo è costellato di incontri con Cristo che risollevano e guariscono. Anche noi, che iniziamo questo cammino, siamo chiamati a diventare esperti nell’arte dell’incontro. Gesù non andava di fretta, non guardava l’orologio, era sempre al servizio della persona che incontrava per ascoltarla».
In riferimento al percorso sinodale, il Papa ha quindi esortato a chiedersi “come stiamo con l’ascolto?”: «Come va l’udito de nostro cuore? – domanda il Pontefice -. Permettiamo alle persone di esprimersi, di camminare nella fede anche se hanno percorsi di vita difficili, di contribuire alla vita della comunità senza essere ostacolate, rifiutate o giudicate? Il Santo Padre si è poi dato anche la risposta: «Fare Sinodo – sottolinea – è porsi sulla stessa via del Verbo fatto uomo. È seguire le sue tracce, ascoltando la sua Parola insieme alle parole degli altri. È scoprire con stupore che lo Spirito Santo soffia in modo sempre sorprendente, per suggerire percorsi e linguaggi nuovi. È un esercizio lento, forse faticoso, per imparare ad ascoltarci a vicenda – vescovi, preti, religiosi e laici, tutti i battezzati – evitando risposte artificiali e superficiali, risposte pret-à-porter. Lo Spirito ci chiede di metterci in ascolto delle domande, degli affanni, delle speranze di ogni Chiesa, di ogni popolo e nazione. E anche in ascolto del mondo, delle sfide e dei cambiamenti che ci mette davanti. Non insonorizziamo il cuore, non blindiamoci dentro le nostre certezze. Le certezze tante volte ci illudono. Ascoltiamoci».
Un ascolto che per il Santo Padre dev’essere sentito: «Quando ascoltiamo con il cuore – approfondisce il Papa – l’altro si sente accolto, non giudicato, libero di narrare il proprio vissuto e il proprio percorso spirituale. Un vero incontro nasce solo dall’ascolto – afferma commentando l’episodio biblico del giovane ricco -: «Gesù si pone in ascolto della domanda di quell’uomo e della sua inquietudine religiosa ed esistenziale – spiega Bergoglio -. Non dà una risposta di rito, non offre una soluzione preconfezionata, non fa finta di rispondere con gentilezza solo per sbarazzarsene e continuare per la sua strada. Lo ascolta. Non ha paura, Gesù, di ascoltare con il cuore e non solo con le orecchie. La sua risposta non si limita a riscontrare la domanda, ma permette all’uomo ricco di raccontare la propria storia, di parlare di sé con libertà. Cristo gli ricorda i comandamenti, e lui inizia a parlare della sua infanzia, a condividere il suo percorso religioso, il modo in cui si è sforzato di cercare Dio».
Infine, Papa Francesco ha ricordato cos’è realmente il Sinodo: «Non è una convention ecclesiale, un convegno di studi o un congresso politico – puntualizza -; perché non sia un parlamento, ma un evento di grazia, un processo di guarigione condotto dallo Spirito Santo. In questi giorni Gesù ci chiama, come fece con l’uomo ricco del Vangelo, a svuotarci, a liberarci di ciò che è mondano, e anche delle nostre chiusure e dei nostri modelli pastorali ripetitivi. A interrogarci su cosa ci vuole dire Dio in questo tempo e verso quale direzione vuole condurci». Da qui il monito del Papa: «L’incontro e l’ascolto reciproco non sono qualcosa di fine a sé stesso, che lascia le cose come stanno – avverte il Papa -. Al contrario, quando entriamo in dialogo, ci mettiamo in discussione, in cammino, e alla fine non siamo gli stessi di prima, siamo cambiati. Il Sinodo è un cammino di discernimento spirituale, che si fa nell’adorazione, nella preghiera, a contatto con la Parola di Dio. La Parola ci apre al discernimento e lo illumina. Che possiamo essere pellegrini innamorati del Vangelo, aperti alle sorprese dello Spirito Santo».