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Beato Carlo Acutis: “Con lui spopola un messaggio di bene”

"La sua definizione dell’Eucaristia come autostrada per il cielo – immagine da ragazzo, si direbbe, magari linguaggio troppo quotidiano per un grande mistero – in realtà - osserva monsignor Sorrentino - nasconde una densità teologica. Esprime la direzione di marcia e la velocità che la vita cristiana assume quando si incardina sull’Eucaristia. Essa è il paradiso sulla terra"

Lo ha affermato ieri monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino, celebrando la messa ad un anno dalla beatificazione del giovane

Il Beato Carlo Acutis - Foto: Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo tadino

È stata celebrata ieri sera dal vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino monsignor Domenico Sorrentino, nella chiesa di Santa Maria Maggiore-santuario della Spogliazione, la santa messa per la memoria liturgica del Beato Carlo Acutis, ad un anno dalla sua beatificazione: «Quello che appare ai nostri occhi è così impressionante – esordisce il presule -, che è difficile spiegarlo senza un disegno che viene dall’alto. Dio sceglie i suoi messaggeri. Carlo è un messaggero. Siamo in un’epoca in cui tutto è diventato più veloce, anche gli anni. L’anno poi di Carlo è diventato supersonico. La sua figura semplice e sorridente, il suo messaggio essenziale, la simpatia che ispira sono diventati un fenomeno mondiale. Mettiamo pure nel conto la moltiplicazione mediatica. Ma non dimentichiamo che di solito, a diffondersi con tanta velocità, sono i messaggi che maggiormente solleticano i pruriti trasgressivi. Tanti messaggi banali, tanti divi di ogni campo della musica, dello sport e, ahimè, anche del sesso banalizzato, spopolano sui nostri video e i nostri social. Raramente l’interesse si porta sul Vangelo e su chi lo vive».

Per questo, secondo il vescovo Sorrentino, il caso di Carlo Acutis emerge anche per questa ragione: «Qui a spopolare – sottolinea – è un messaggio di bene. E ci chiediamo, com’è possibile che diventi così popolare un ragazzo che, di trasgressivo, non aveva nulla e in fatto di castità aveva un comportamento ineccepibile? Oggi se un ragazzo tiene alla castità rischia le smorfie sarcastiche dei coetanei e i media lo costringono a nuotare contro corrente. Carlo parla al cuore di tanti giovani. Il perché va cercato nel fatto che, al di sotto di tutte le banalizzazioni della vita, rimane sempre dentro di noi una scintilla di bene che Dio sa riaccendere di nuova fiamma. Carlo è l’accendino di Dio. Ha una capacità straordinaria di riaccendere quello che Gesù chiama il ‘lucignolo fumigante’ (Mt 12,20). Lo fa con il suo sorriso. È un testimone di gioia». Il perché di ciò, a detta di monsignor Domenico Sorrentino, è presto detto: «Quando lo vedi anche solo in una foto – constata -, rimani folgorato da quella luce del volto. Ti parla di una bellezza diversa, quella che il peccato ha deturpato, ma che lo Spirito di Dio tiene in serbo in fondo al cuore di ciascuno di noi. È la bellezza della creazione, come è uscita dalle mani di Dio, e che oggi l’umanità comincia a riscoprire anche nell’ambiente spingendo i giovani a indignarsi per una natura violata e devastata. Carlo celebra la creazione di Dio. La celebra quando sale un monte o si tuffa nell’acqua, quando porta a spasso i suoi cagnolini o quando imbraccia il suo sassofono, quando si immedesima col suo computer o quando fa suoi viaggi tra i santuari d’Italia e oltre, come un giramondo dello spirito, desideroso di cogliere dappertutto i segni di Dio».

Mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino

A questo punto, il vescovo di Assisi ha fatto un parallelismo: «Quello che Francesco d’Assisi esprime col suo cantico di Frate Sole – aggiunge -, Carlo lo esprime con il suo volto solare e il suo amore per la vita. Si comprende dunque perché fa colpo sulla nostra società così provata dalla tristezza, dal dubbio, dalla ricerca di sé e dal culto dell’immagine – ha aggiunto il presule -. Carlo non cura la sua immagine: “Non io, ma Dio”. Non fa mistero di essere originale e di cercare originalità, ma quella che viene da Dio, perché tutti siamo usciti originali dalle mani di Dio». Una devozione, quella nei confronti del giovane beato, cresciuta in poco tempo: «In questo anno che ci separa dalla sua beatificazione – osserva monsignor Sorrentino – è certamente aumentato, per così dire, il “lavoro” di Carlo, e se ne vedono i frutti! Ormai sono tanti, in ogni parte del mondo, che si affidano a lui. Lo chiamano in soccorso, come un intercessore generoso. E sperimentano che non è invano. Spesso arrivano delle risposte che toccano il cuore e talvolta fanno provare la sensazione di una grazia ottenuta, che fa immaginare non lontano il miracolo che servirà per la sua iscrizione nell’albo dei santi».

Ma la particolarità del beato Carlo Acutis, a detta del presule, è un altro: «Carlo – sottolinea – lavora dall’alto al progetto di un mondo più felice. Si dedica a formare una generazione di giovani che siano come lui, che non brucino nel nulla la loro libertà. La sua ricetta è tutt’altro che banale: egli sapeva bene che le cose più belle sono anche le più sofferte e combattute. Egli sa e dice, con la sua vita, che la gioia del Vangelo nasce dalla croce. Non fu croce per lui la malattia che lo stroncò in due settimane? Egli la accettò, offrendo il suo sacrificio per la Chiesa. Sapeva che la croce accolta con Cristo è sorgente di vita. Questo programma si incardinò tutto sull’Eucaristia. L’ostia santa, il pane con cui Gesù in ogni santa messa si ripresenta col suo sacrificio per farsi alimento della nostra vita, letteralmente rapì il cuore di Carlo. Il suo amore per l’Eucaristia aveva l’ardore di quello di Francesco. La sua frequenza quotidiana della messa e il suo apostolato, con la mostra dei miracoli eucaristici, sono l’espressione di un trasporto che rendeva eucaristica l’intera sua esistenza. La sua definizione dell’Eucaristia come autostrada per il cielo – immagine da ragazzo, si direbbe, magari linguaggio troppo quotidiano per un grande mistero – in realtà nasconde una densità teologica. Esprime la direzione di marcia e la velocità che la vita cristiana assume quando si incardina sull’Eucaristia. Essa è il paradiso sulla terra. Che cosa è infatti il paradiso, se non vivere con Gesù nella gioia della Trinità e in compagnia di Maria, degli Angeli e dei Santi?».

Da qui l’obiettivo a cui tutti dovrebbero tendere: «Fare di Gesù il nostro Tutto – rilancia il vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino -. Ecco l’ideale della vita cristiana. L’Eucaristia ben celebrata e adorata ci permette di vivere di Gesù. È all’Eucaristia, non a se stesso, che Carlo ci chiama. Per questo all’ingresso del nostro santuario abbiamo posto l’immagine che lo ritrae insieme con Francesco ed entrambi additano Gesù. Chi viene al santuario della Spogliazione, per onorare insieme Francesco e Carlo, dovrà ricordarsene. Si va prima e innanzitutto da Gesù. È Lui il nostro amore, Francesco e Carlo sono i nostri educatori e accompagnatori».

About Davide De Amicis (4383 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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