Migranti: “L’Europa apre le porte agli ucraini, ma respinge gli altri”
"I governi europei devono astenersi – aggiunge Raffaella Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the children - dall’utilizzo di pratiche che erroneamente distinguono fra categorie di rifugiati, rispettando il diritto internazionale e il principio del non respingimento, consentendo l’accesso a tutti i richiedenti asilo, e di estendere le buone pratiche istituite per i rifugiati ucraini a tutti i richiedenti asilo, introducendole anche nelle discussioni sull’approvazione o revisione dei provvedimenti del Patto sull’asilo e la migrazione"
Ad aprile 2022 erano 14.025 i minori stranieri non accompagnati censiti nel sistema di accoglienza italiano, secondo i dati Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di cui il 16,3% sono bambine e ragazze, quasi il 70% hanno tra i 16 e i 17 anni e oltre il 22% sono sotto i 14 anni. Riguardo alle nazionalità, il dato nuovo di quest’anno è rappresentato dagli ucraini al primo posto (3.906, pari al 27,9%, la cui quasi totalità è ospitata presso parenti o famiglie affidatarie). Lo ha reso noto Save the children nel report “Nascosti in piena vista”, che racconta storie di minori soli in arrivo o in transito alle frontiere italiane, per denunciare le disparità di trattamento tra profughi ucraini e quelli provenienti da altri Paesi.
Nel sistema di accoglienza italiano a seguire ci sono gli egiziani con il 16,6%, poi bengalesi, albanesi, tunisini, pakistani, ivoriani. Gli afghani sono 306 pari al 2,6%, a testimonianza del loro intento di raggiungere altri Paesi in Europa. Ad aprile sono entrati nel territorio italiano 1.897 minori soli – di cui solo 272 con gli sbarchi alla frontiera sud e i restanti 1.625 entrati evidentemente dalla frontiera terrestre – in maggioranza ucraini (1.332, pari al 70,2%), egiziani (169, pari all’8,9%), afghani (71, pari al 3,7%). Le regioni che ne accolgono di più sono Lombardia (19,6%), Sicilia (18%) ed Emilia-Romagna (8,8%).
Ma nei primi 3 mesi del 2022 sono stati respinti alle frontiere esterne dell’Unione europea almeno 35 minorenni stranieri non accompagnati, che per Save the children rappresentano solo «la punta di un iceberg sommerso». Infatti nel solo mese di aprile sono stati segnalati 38 minori non accompagnati in transito a Trieste, 24 in transito a Ventimiglia e 35 a Oulx. Un flusso in costante aumento con la bella stagione: a maggio sono diventati 60 a Trieste, a Ventimiglia 47, a Oulx addirittura 150. Si tratta in maggioranza di ragazzi afghani, che arrivavano sia dalla cosiddetta “rotta balcanica”, sia dal Mar Mediterraneo.
Alcuni subiscono violenze fisiche, umiliazioni e pestaggi dalle forze dell’ordine alla frontiera: «In uno scenario mondiale profondamente mutato – accusa l’organizzazione non governativa -, l’Europa e i suoi Paesi hanno dimostrato di saper spalancare braccia e porte alla popolazione in fuga dalla guerra in Ucraina, ma al contempo si sono dimostrati brutali e disposti a usare forza ingiustificata contro gente inerme, ‘colpevole’ di non avere documenti validi per l’ingresso, ma bisognosa allo stesso modo di un posto sicuro». Da qui la richiesta inoltrata alla Commissione europea: «L’adozione – sollecita Save the children – di una Raccomandazione agli Stati membri per l’adozione e l’implementazione di politiche volte ad assicurare la piena protezione dei minori non accompagnati ai confini esterni ed interni dell’Europa e sui territori degli Stati membri».
Ma non è questa l’unica richiesta rivolta ai governi europei: «Devono astenersi – aggiunge Raffaella Milano, direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the children – dall’utilizzo di pratiche che erroneamente distinguono fra categorie di rifugiati, rispettando il diritto internazionale e il principio del non respingimento, consentendo l’accesso a tutti i richiedenti asilo, e di estendere le buone pratiche istituite per i rifugiati ucraini a tutti i richiedenti asilo, introducendole anche nelle discussioni sull’approvazione o revisione dei provvedimenti del Patto sull’asilo e la migrazione. Infine, riteniamo fondamentale l’adozione di sistemi di monitoraggio delle frontiere, che permettano anche di perseguire i casi di violazione dei diritti umani».