“È la condivisione del pane, non quella delle armi, a salvare l’umanità”
"L’Eucaristia – spiega l'arcivescovo Valentinetti – non è solo per la Chiesa, è per il mondo intero, è per l’avvento del Regno di Dio. Forse non ce ne rendiamo conto in pienezza, ma tutte le volte che celebriamo l’Eucaristia, noi immettiamo energie vitali nel cosmo, nella storia e noi immettiamo energie nella città e sono le energie divine, sono le energie del Signore che non ci ha limitato in una celebrazione che potrebbe risultare intimistica e, molte volte, asfittica se non prendiamo coscienza che l’Eucaristia è un dono per tutta l’umanità che vivifica la Chiesa, la città, la storia e l’umanità intera"
È stato un messaggio molto forte quello lanciato ieri sera nell’omelia dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti, che ha presieduto la santa messa vespertina della solennità del Corpus Domini nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara: «Ma gli uomini di questo mondo – afferma il presule -, noi cristiani, noi cattolici, siamo pronti a mettere energie di condivisione nella città, nella storia, nel cosmo? Siamo pronti a dire ai potenti di questo mondo che non è la condivisione delle armi che può salvare l’umanità, che può risolvere un conflitto, ma è la condivisione del pane? Il mondo ha bisogno di pane! Gli uomini hanno bisogno di vivere! Così ci saranno meno guerre, ci sarà meno immigrazione, ci sarà più fraternità. Voi mi direte “sì, ma è un’utopia. Ma se il credente non sa vivere delle utopie della fede e non sa immetterle dentro la storia dell’umanità per l’avvento del regno di Dio, che credente è? Anche l’Eucaristia è un’utopia, perché sembrerebbe impossibile che questo piccolo pezzo di pane e questo poco di vino possano avere energie così vitali e cosmiche da dare vita e speranza a tutta l’umanità. Ma a noi il compito di unire l’eucaristia celebrata, l’eucaristia vissuta, l’eucaristia condivisa e il pane spezzato e condiviso per il bene di tutti. “Tu che tutto sai e puoi – ci ha fatto pregare la sequenza – che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli da questa tavola della terra alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi».
Una riflessione, quest’ultima, scaturita da un ringraziamento: «Rendo lode al Signore, al Dio tre volte santo, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo – esordisce l’arcivescovo Valentinetti -. Perché al culmine del compimento del tempo pasquale, ci raduna come chiesa santa di Dio per celebrare la solennità del Santissimo Corpo e sangue di Gesù, perfetto compimento di tutti i misteri che abbiamo celebrato nella Pasqua. Sicuramente la seconda lettura (Prima lettera ai Corinzi 11, 23-26) ha riportato alla nostra mente ciò che accade l’ultima cena. Il Signore Gesù prende il pane, lo spezza e dice le famose parole “Questo è il mio corpo”. Poi il calice “Questo è il mio sangue. Ogni volta che ne mangiate e ne bevete, fatelo in memoria di me”. Dunque, è una riattualizzazione di quel mistero eucaristico che ci fa Chiesa. La Chiesa fa l’Eucaristia, l’Eucaristia fa la Chiesa. Oggi non potremmo essere Chiesa viva se non ci fosse l’Eucaristia ed essa è realizzata sempre perfettamente nella Chiesa, nella comunione dei fedeli che insieme celebrano il mistero della morte e della risurrezione del Cristo, che si inverano nel pane e nel vino, e ci fa annunciare la morte del Signore fino al suo ritorno. Quindi il gesto che stiamo compiendo, come quello di tutte le domeniche e tutti i giorni che celebriamo l’Eucaristia, è un gesto ecclesiale che ci fa uno».
Ma, a detta dell’arcivescovo di Pescara-Penne, la Parola di Dio della solennità del Corpus Domini, dovrebbe farci andare oltre: «Perché l’Eucaristia – spiega – non è solo per la Chiesa, è per il mondo intero, è per l’avvento del Regno di Dio. La prima parola che avete ascoltato nel Vangelo di Luca, nella moltiplicazione dei pani, è che Gesù stava parlando del regno di Dio. Dunque non solo un valore ecclesiale, non solo un valore che dovrebbe ricreare unità nella Chiesa e nelle Chiese, ma è una verità che deve innervare il cosmo intero. Forse non ce ne rendiamo conto in pienezza, ma tutte le volte che celebriamo l’Eucaristia, noi immettiamo energie vitali nel cosmo, nella storia e – sono contento che questa sera ci sia il gonfalone della città di Pescara – noi immettiamo energie nella città e sono le energie divine, sono le energie del Signore che non ci ha limitato in una celebrazione che potrebbe risultare intimistica e, molte volte, asfittica se non prendiamo coscienza che l’Eucaristia è un dono per tutta l’umanità che vivifica la Chiesa, la città, la storia e l’umanità intera. Ecco il sacramento di salvezza che possediamo, ci è messo nelle mani e custodiamo come un grande e bellissimo tesoro gelosissimamente. Ma è un tesoro che deve trasfondersi dentro una centralità della storia stessa. La prima lettura, la pagina del Libro della Genesi, ci ha fatto intravedere – come già agli inizi della rivelazione – quando Abramo comprese che c’era un solo Dio. Egli offrì pane a un sacerdote. Un gesto semplice, un gesto umile, un gesto forse insignificante, ma pieno di cultura. La cultura, nella storia, è nata quando l’uomo è riuscito per la prima volta a fare il pane e il vino, elementi basilari e fondamentali per la vita dell’uomo».
Da qui l’invito di monsignor Tommaso Valentinetti: «Dunque – sollecita -, dobbiamo immettere anche noi offerte generose nel cosmo e nella storia. Sicuramente l’offerta della nostra vita, ma anche la comprensione che così come si moltiplica questo pane – su questa mensa e su tutte le mense eucaristiche che viviamo costantemente -, è necessario che condividiamo il pane con chi ha fame. Attenzione, il testo del libro della narrazione della moltiplicazione dei pani, non è tanto una moltiplicazione, ma quanto una condivisione. Gesù prese il pane e lo diede loro. Anzi, aveva dato un comando “Voi stessi date loro da mangiare”. Ma noi siamo capaci di condividere il pane? L’umanità, la storia, il cosmo non hanno forse bisogno di chi condivide il pane? Quanti beni essenziali, nella nostra società dell’opulenza, noi sciupiamo! E invece, ci sono popoli che sulla faccia della terra stanno morendo di fame. Voi direte “Ce l’hai ripetuto tante volte, è una retorica”. Sì, non smetterò mai di ripeterlo, perché la condivisione del pane – ne stiamo pagando le conseguenze in questo momento, in questa crisi del grano, a causa della guerra tra la Russia e l’Ucraina – ci fa capire quanti popoli oggi potrebbero soffrire e soffrono per la mancanza di pane».
Al termine della liturgia eucaristica, l’arcivescovo Valentinetti ha poi presieduto la processione del Corpus Domini attraverso le strade di Pescara – viale D’Annunzio, via Vittoria Colonna, viale Marconi, piazza Unione, Ponte Risorgimento, piazza Duca d’Aosta, Corso Vittorio Emanuele – fino a raggiungere la chiesa dello Spirito Santo. Un corteo solenne, quest’ultimo, scandito dalle meditazioni curate dall’Ufficio liturgico diocesano e trasmesse in diretta da Radio Speranza la quale, stasera alle 19 sempre dalla Cattedrale di San Cetteo, trasmetterà in diretta anche l’ordinazione sacerdotale di don Roberto Goussot e l’ordinazione diaconale di Cristiano Verziere.