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Solitudine nella malattia: “Atrocità eliminabile con la compassione”

Secondo il Papa, diviene importante che la Chiesa – anche in riferimento alla malattia – si confronti con l’esempio evangelico del buon samaritano: «Per diventare un valido “ospedale da campo” – rilancia Bergoglio -. La sua missione, infatti, particolarmente nelle circostanze storiche che attraversiamo, si esprime nell’esercizio della cura"

Lo ha sottolineato Papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale del malato di sabato 11 febbraio 2023

Papa Francesco impartisce una benedizione - Foto SIR/Marco Calvarese

È stato pubblicato ieri il messaggio di Papa Francesco in occasione della prossima Giornata mondiale del malato, che ricorrerà sabato 11 febbraio nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria di Lourdes, dal tema “Abbi cura di lui. La compassione come esercizio sinodale di guarigione”: «La malattia fa parte della nostra esperienza umana – ricorda il Papa -, ma può diventare disumana se è vissuta nell’isolamento e nell’abbandono, se non è accompagnata dalla cura e dalla compassione. Proprio attraverso l’esperienza della fragilità e della malattia possiamo imparare a camminare insieme secondo lo stile di Dio, che è vicinanza, compassione e tenerezza. L’esperienza dello smarrimento, della malattia e della debolezza fanno naturalmente parte del nostro cammino. Non ci escludono dal popolo di Dio, anzi, ci portano al centro dell’attenzione del Signore, che è Padre e non vuole perdere per strada nemmeno uno dei suoi figli. Si tratta dunque di imparare da Lui, per essere davvero una comunità che cammina insieme, capace di non lasciarsi contagiare dalla cultura dello scarto».

Quindi il Pontefice è tornato a citare la parabola del Buon samaritano, della quale l’enciclica “Fratelli tutti” propone una rilettura attualizzata, essendo “punto di svolta” per poter uscire “dalle ombre di un mondo chiuso e pensare e generare un mondo aperto”: «C’è una connessione profonda – sottolinea il Santo Padre – tra questa parabola di Gesù e i molti modi in cui oggi la fraternità è negata. In particolare, il fatto che la persona malmenata e derubata viene abbandonata lungo la strada, rappresenta la condizione in cui sono lasciati troppi nostri fratelli e sorelle nel momento in cui hanno più bisogno di aiuto».

Da qui l’esortazione di Papa Bergoglio: «La condizione di solitudine, di abbandono – ammonisce – è un’atrocità che può essere superata prima di qualsiasi altra ingiustizia, perché a eliminarla basta un attimo di attenzione, il movimento interiore della compassione. Non siamo mai pronti per la malattia. E spesso nemmeno per ammettere l’avanzare dell’età. Temiamo la vulnerabilità e la pervasiva cultura del mercato ci spinge a negarla. Per la fragilità non c’è spazio. E così il male, quando irrompe e ci assale, ci lascia a terra tramortiti. Può accadere, allora, che gli altri ci abbandonino, o che paia a noi di doverli abbandonare, per non sentirci un peso nei loro confronti. Così inizia la solitudine, e ci avvelena il senso amaro di un’ingiustizia per cui sembra chiudersi anche il Cielo. Fatichiamo infatti a rimanere in pace con Dio, quando si rovina il rapporto con gli altri e con noi stessi».

Per questo motivo, secondo il Papa, diviene importante che la Chiesa – anche in riferimento alla malattia – si confronti con l’esempio evangelico del buon samaritano: «Per diventare un valido “ospedale da campo” – rilancia Bergoglio -. La sua missione, infatti, particolarmente nelle circostanze storiche che attraversiamo, si esprime nell’esercizio della cura. Tutti siamo fragili e vulnerabili; tutti abbiamo bisogno di quell’attenzione compassionevole che sa fermarsi, avvicinarsi, curare e sollevare. La condizione degli infermi è quindi un appello che interrompe l’indifferenza e frena il passo di chi avanza come se non avesse sorelle e fratelli».

Da qui l’importanza della Giornata mondiale del malato che: «Non invita soltanto alla preghiera e alla prossimità verso i sofferenti – ricorda Papa Francesco -. Essa, nello stesso tempo, mira a sensibilizzare il popolo di Dio, le istituzioni sanitarie e la società civile a un nuovo modo di avanzare insieme. Fa pensare al ministero di sacerdoti, al lavoro di operatori sanitari e sociali, all’impegno di familiari e volontari grazie ai quali ogni giorno, in ogni parte di mondo, il bene si oppone al male».

E poi ci sono le nuove consapevolezze maturate a seguito della pandemia di Covid-19: «Gli anni della pandemia – riconosce il Papa – hanno aumentato il nostro senso di gratitudine per chi opera ogni giorno per la salute e la ricerca. Ma da una così grande tragedia collettiva, non basta uscire onorando degli eroi. Il Covid-19 ha messo a dura prova questa grande rete di competenze e di solidarietà e ha mostrato i limiti strutturali dei sistemi di welfare esistenti. Occorre pertanto che alla gratitudine corrisponda il ricercare attivamente, in ogni Paese, le strategie e le risorse perché ad ogni essere umano sia garantito l’accesso alle cure e il diritto fondamentale alla salute».

Infine l’invito del Papa a guardare, in occasione della Giornata mondiale del malato,  «al Santuario di Lourdes come a una profezia – conclude -, una lezione affidata alla Chiesa nel cuore della modernità. Non vale solo ciò che funziona e non conta solo chi produce. Le persone malate sono al centro del popolo di Dio, che avanza insieme a loro come profezia di un’umanità in cui ciascuno è prezioso e nessuno è da scartare».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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