Lucio Dalla: un uomo, un artista, un cristiano
Il 4 Marzo 1943 nasceva un grande uomo, un grande cantautore che ieri, a distanza di 69 anni, un altro 4 Marzo ci ha portato via per sempre, ma di Lucio Dalla oggi nasce il mito: il mito dell’uomo, dell’artista, del cantautore e anche del cristiano: «La sua – ha ricordato dom Idelfonso Chessa, monaco benedettino presso la basilica di Santo Stefano a Bologna e, da un anno, confessore fisso di Lucio Dalla – era la fede di un uomo che, nonostante il successo, aveva fragilità personali vissute con dolore, sperimentava la fatica del vivere. Ma proprio nella fede trovava una forza straordinaria, che gli permetteva di andare avanti con una certa leggerezza».
Una fede che trovava in quella stessa basilica, a due passi da casa, il suo luogo abituale di preghiera che ha curato e difeso come quando, attraverso un suo concerto, ne finanziò il restauro. E il cammino di fede intrapreso da Lucio Dalla trovava conferma nelle parole che egli stesso scelse per comporre “Inri”, un brano cantato insieme a Marco Alemanno: “Tra mille mondi – si legge nel testo – te ne vai e splendi / O appeso in croce in un garage / Io non ho dubbi tu esisti e splendi / Con quel viso da ragazzo con la barba senza età / Ci guardi e splendi / Di cercarti io non smetterò / Mi senti? Mi senti? / Sono tuo figlio anch’io, Dio…”.
Un testo, quest’ultimo, visto come il testamento lasciato dall’artista bolognese, del quale il monaco benedettino ha ripercorso il primo incontro: «Ero professo semplice – ha raccontato il monaco – non ancora sacerdote. Nella basilica del crocifisso vedevo un uomo curvo su una panca, che pregava sottovoce e quando qualcuno entrava, si guardava con circospezione, quasi timoroso di farsi riconoscere. C’era penombra, e non sapevo chi fosse. Poi, quando ha alzato la testa, l’ho riconosciuto, mi si è avvicinato e ha cominciato a parlarmi dei suoi dubbi, della sua fatica».
E da quel primo incontro tra dom Idelfonso Chessa e Lucio Dalla nacque una profonda amicizia, divisa solo dal tempo che li ha fatti un po’ perdere di vista, almeno fino ai lavori di restauro della basilica di Santo Stefano, per i quali Dalla si è subito reso disponibile: «Questo – disse il cantautore della basilica – non è solo il cuore di Bologna ma il mio cuore». Il religioso ha sentito l’ultima volta Dalla telefonicamente venerdì scorso. Parlavano della tournee e dei lavori della basilica:«La notizia della sua scomparsa – ha concluso dom Chessa – ci ha addolorati, ma credo che ora lui abbia la possibilità di avere le risposte che cercava».