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Il “ministerio” e la “tenerezza” di Papa Francesco

L’omelia del vescovo di Roma ad inizio del pontificato per custodire con amore l’ambiente, gli altri, se stessi

«Il ministerio», con quella “i” in più della cadenza spagnola di papa Francesco, è stato al centro della omelia nella solennità di San Giuseppe, giorno di inizio del pontificato di Bergoglio.

Quale il potere di Pietro, quale il potere del Papa? Ha risposto a questa domanda Francesco ribadendo la necessità di non dimenticare mai «che il vero potere è il servizio – ha sottolineato tra gli applausi dei fedeli il vescovo di Roma – e che anche il Papa per esercitare il potere deve entrare sempre più in quel servizio che ha il suo vertice luminoso sulla Croce».

La pluralità delle lingue utilizzate, la linearità degli abiti liturgici, la normalità di uomo non incastrato nella veste istituzionale, hanno dato il “la” alla volontà di toccare il cuore di tutti, anche dei non cristiani. «Un messaggio che va aldilà dei confini della Chiesa», il commento a conclusione del sermone dei giornalisti televisivi a sottolineare quel discorso “francescano” e evangelico sul rispetto di per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in un gioco di relazioni che riguarda tutti «è  il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore. È l’aver cura l’uno dell’altro nella famiglia: i coniugi si custodiscono reciprocamente, poi come genitori si prendono cura dei figli, e col tempo anche i figli diventano custodi dei genitori. È il vivere con sincerità le amicizie, che sono un reciproco custodirsi nella confidenza, nel rispetto e nel bene. In fondo, tutto è affidato alla custodia dell’uomo, ed è una responsabilità che ci riguarda tutti».

La custodia, responsabilità di coloro che occupano un “potere” in ambito economico o sociale, ma anche invito alla cura di se stessi: «Ricordiamo che l’odio – ha aggiunto il Papa con tono delicato, amico – l’invidia, la superbia sporcano la vita! Custodire vuol dire allora vigilare sui nostri sentimenti, sul nostro cuore, perché è da lì che escono le intenzioni buone e cattive: quelle che costruiscono e quelle che distruggono!».

E quella esortazione in più, paterna, che caratterizza i primi passi del vescovo di Roma, che lo rende originale nel suo “ministerio” (propongo l’aggiunta della “i” anche nel dizionario italiano), che invade l’aria della Chiesa di una sensazione nuova, di una nuova fiducia: «Non dobbiamo avere paura della bontà – ha raccomandato il vescovo di Roma con quel plurale che lo rende vicino – anzi neanche della tenerezza».

 

 

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Direttore responsabile del notiziario online "Laporzione.it" e responsabile dell'Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi di Pescara-Penne. Laureato in Scienze della Comunicazione sociale e specializzato in Giornalismo ed Editoria continua la ricerca nell'ambito delle comunicazioni sociali. E' Regista e autore di
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