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Tratta di persone: una consolidata realtà italiana

Secondo il primo Rapporto sulla tratta e il grave sfruttamento, sono le giovani tra i 18 ed i 25 anni le persone più coinvolte

La tratta di persone in Italia è una realtà consolidata e strutturale dei sistemi di sfruttamento sessuale, lavorativo, ai fini di accattonaggio e, in misura minore, in attività illegali che coinvolge soprattutto giovani donne tra i 18 ed i 25 anni, più del 50%, sfruttate nel mercato della prostituzione. È questo lo scenario che emerge da “Punto e a capo sulla tratta. Primo rapporto sulla tratta e il grave sfruttamento” presentato ieri a Roma in occasione della Giornata europea contro la tratta di persone, curato da Caritas Italiana e dal Coordinamento nazionale della comunità di accoglienza (Cnca), con il Gruppo Abele e l’associazione On the Road.

La tratta, per il 50%, sfrutta le giovani donne

Seppur presente su tutto il territorio da molti anni, secondo il rapporto, non vi è stata una vera presa di coscienza collettiva, né una strategia nazionale per contrastare questo fenomeno che è in rapida evoluzione: «Dalla fine degli anni ‘80 ad oggi – si legge nella ricerca -, si è ampliato includendo nuove forme di sfruttamento e gruppi di vittime più compositi in termini di nazionalità, genere, età e background socio-culturale. Pur rimanendo la prostituzione forzata in strada la tipologia di tratta più visibile, nel corso dell’ultimo decennio, è aumentato il numero di casi di persone trafficate e sfruttate in ambiti quali agricoltura, pastorizia, edilizia, manifatture, lavoro di cura, con mansioni che comportano alti livelli d’isolamento e di sfruttamento. La ricerca, che ha coinvolto 156 enti, 148 privati e 8 pubblici, non fornisce dati certi riguardo alle vittime della tratta, a causa della mancanza di una raccolta dati sistematica da parte delle istituzioni preposte, ma mostra come nel corso del 2012, attraverso le unità di strada, gli enti partecipanti alla ricerca hanno effettuato 23.878 contatti, di cui 21.491 con donne e ragazze, 781 con uomini e ragazzi e 1.606 con persone transgender».

Nella maggioranza dei casi, si tratta di persone sfruttate nella prostituzione e, in misura minore, in agricoltura e accattonaggio. Le unità di contatto al chiuso, hanno invece effettuato 2.936 contatti, di cui 2.617 con donne, 29 con uomini e 290 con persone transgender. Il 61% delle persone contattate si trovava al Nord, il 25% al Centro e il 14% al Sud e nelle Isole. Per quanto concerne l’età, continuano ad essere soprattutto le giovani tra i 18 ed i 25 anni (più del 50%) ad essere sfruttate nel mercato della prostituzione, mentre le minori sono circa il 4,5%. I Paesi d’origine principali sono la Nigeria e la Romania, in costante crescita invece appaiono invece il Brasile, il Marocco e la Cina. Infine, si registra il ritorno dell’Albania.

L’indagine denuncia la scarsa attenzione della politica al fenomeno della tratta e del grave sfruttamento e, per evitare lo stallo dei servizi, individua una serie di proposte rivolte ad enti pubblici e privati e ad istituzioni come il Parlamento, il Governo, i ministeri del Lavoro, dell’Interno, degli Esteri e della Giustizia. Tra queste: «L’istituzione – elenca la ricerca – di un fondo unico nazionale anti-tratta, di un’Agenzia nazionale anti-tratta, la riconvocazione regolare di un Tavolo di confronto composto da rappresentanti delle Istituzioni centrali e degli Enti pubblici e privati impegnati nei programmi di protezione sociale, percorsi di formazione, realizzazione di campagne informative, prestare attenzione ai/alle minori non accompagnati/e vittime di tratta e un maggiore utilizzo dei fondi comunitari, in particolare di quelli del Fondo sociale europeo».

don Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana

L’indagine, tra l’altro, ha suscitato diverse reazioni: «L’Italia -spiega Tiziana Bianchini, responsabile prostituzione e tratta del Cnca – dispone di una legislazione e di un sistema d’intervento che ne fanno il modello più avanzato a livello internazionale. Tuttavia, a causa di un’impostazione politica che riduce sempre più le risorse per il welfare, il sistema dei servizi anti-tratta è a grave rischio di stallo». La Bianchini, inoltre, auspicando il superamento della criticità legata alla scarsità dei finanziamenti per i programmi anti-tratta, ha indicato nel rapporto uno strumento per ripensare nuovi orizzonti nel fronteggiare il fenomeno e aiutare le vittime.

Cecilia Guerra, vice ministro Politiche Sociali

Le ha fatto eco don Francesco Soddu, direttore di Caritas italiana: «Il Governo – esorta il presbitero – deve impegnarsi in maniera diretta, efficace, coerente e continuativa contro la tratta di persone in tutte le sue forme adottando un approccio fondato sui diritti umani, riconsiderando il ruolo assegnato al Dipartimento per le Pari Opportunità, coinvolgendo maggiormente i Ministeri che hanno un interesse e un obbligo istituzionale nel prevenire e contrastare il fenomeno della tratta e del grave sfruttamento».

Un intervento, quest’ultimo, che ha chiamato in causa Cecilia Guerra, vice ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali: «All’interno della legge di stabilità – assicura il viceministro – il dipartimento Pari Opportunità ha ottenuto un finanziamento specifico per la violenza alle donne, la conferma del finanziamento per le sue azioni in generale e un’ipotesi di finanziamento dedicato alla tratta che, però, è compreso in quello generale del dipartimento. Quindi sono ragionevolmente tranquilla che non ci saranno problemi sulle risorse per la tratta nell’anno che viene».

About Davide De Amicis (4480 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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