Gli italiani hanno poca fiducia sul futuro del Paese
Se c’è abbastanza fiducia sulla ripresa europea, il 37% del campione, meno di un italiano su quattro, il 24%, esprime fiducia sul futuro dell’Italia. La maggioranza, sostiene che per uscire dalla crisi sarà necessario attendere ancora 3-4 anni. Inoltre, a fronte di oltre 40 milioni di italiani che registrano un peggioramento della propria situazione economica, circa un milione di italiani sta meglio di prima. Sono ancora il 26%, come nel 2012, le famiglie che segnalano un serio peggioramento del proprio tenore di vita, mentre quasi la metà degli intervistati, il 47%, dichiara di avere difficoltà a mantenere il proprio tenore di vita. Scende invece ai minimo storici la preferenza per il mattone: il 29% rispetto al 70% del 2010. Sono questi solo alcuni dei dati che emergono dall’indagine sugli italiani e il risparmio, presentata ieri a Roma. Lo studio, realizzato da Ipsos, è promosso dall’Acri, l’Associazione di fondazioni e di casse di risparmio, alla vigilia dell’ottantanovesima Giornata mondiale del risparmio che ricorre oggi: «Le difficoltà – rileva l’indagine – hanno portato verso nuovi equilibri sul fronte dei consumi: si riducono gli acquisti d’impulso, si contraggono le scorte, le spese voluttuarie si concentrano in pochi momenti dell’anno».
Il 61% degli italiani ritiene che il risparmio sia fondamentale per dare la possibilità alle imprese di assumere, mentre nel 2011 lo riteneva fondamentale solo il 36%, il 46% lo reputa fondamentale per dare alle imprese la possibilità di investire in ricerca e innovazione. E parlando di investimenti la scelta prioritaria resta la liquidità ma solo il 29%, un punto percentuale in più rispetto al 2012 (piccolo segnale di ripresa), è riuscito quest’anno a mettere da parte dei risparmi. Costanti al 40%, al contrario, sono le famiglie che consumano tutto quello che guadagnano senza intaccare i risparmi accumulati o ricorrendo a prestiti. Il 90% degli italiani, in aggiunta, ritiene che, nella crisi, il risparmio delle famiglie sia stato un fondamentale ammortizzatore sociale, ma il 53% pensa che le famiglie risparmino ancora poco. Il 45% non vive tranquillo se non mette da parte dei risparmi e il 43% risparmio solo se questo non comporta troppe rinunce. Tra coloro che si sono trovati in maggiore difficoltà rispetto al passato, troviamo i lavoratori direttivi (dirigenti, manager, professionisti e imprenditori): il 24% di essi ha subito un peggioramento (era il 20% nel 2012). Sempre molto difficile è la situazione dei disoccupati e in peggioramento quella dei pensionati (68%).
Riguardo alla fiducia nella propria situazione personale è da registrare il crollo fra i giovani (18-30 anni): fra questi gli ottimisti sono scesi in un anno dal 24% al 4%. Secondo l’indagine Ipsos, gli italiani ritengono che gli elementi cardine per una nazione che voglia progredire siano primariamente il senso civico e il rispetto delle regole da parte di cittadini, istituzioni e imprese per il 67% è fondamentale, la scuola, l’università e la ricerca scientifica per il 66%, ma anche un sistema giuridico efficace con leggi chiare il 60%, manager e imprenditori capaci il 45%, una classe politica con una visione strategica il 43%, un sistema bancario efficiente il 42%, il risparmio fondamentale per il 25%, assai importante per il 56%. Per quanto riguarda la fiducia nell’Unione europea i fiduciosi al 54% prevalgono ancora, ma sono in costante calo, persino presso i lavoratori direttivi, solitamente i più europeisti, i fiduciosi sono il 48% rispetto al 56% del 2012. Anche riguardo all’euro diminuisce il numero di coloro che sono convinti che essere ancora nella moneta unica tra 20 anni sarebbe un vantaggio: scendono dal 57% al 47%. Crescono invece dal 28% al 3% coloro che pensano sarebbe uno svantaggio.