“Un cristiano che si pavoneggia non è un cristiano”
«Un cristiano che si pavoneggia non è un cristiano». Lo ha detto ieri a braccio Papa Francesco pronunciando la catechesi dell’ultima udienza generale del 2013, davanti a 30 mila fedeli che hanno gremito piazza San Pietro nonostante il freddo pungente, riflettendo sulle conseguenze del Natale: «La prima – spiega il Papa – è che se nel Natale Dio si rivela non come uno che sta in alto e che domina l’universo, ma come colui che si abbassa discende sulla terra piccolo e povero, significa che per essere simili a lui non dobbiamo metterci al di sopra degli altri, ma anzi abbassarci, metterci al servizio, farci piccoli con i piccoli e poveri con i poveri. È una cosa brutta, quando si vede un cristiano che non vuole abbassarsi, che non vuole servire. Un cristiano che si pavoneggia: quello non è un cristiano, è un pagano, perché un cristiano serve, si abbassa».
Da qui l’invito rivolto ai fedeli: «Facciamo in modo – auspica il Pontefice – che questi nostri fratelli e sorelle non si sentano mai soli: la nostra presenza solidale al loro fianco esprima non solo con le parole, ma con l’eloquenza dei gesti che Dio è vicino a tutti». La seconda conseguenza, appare altrettanto significativa: «Se Dio – aggiunge il Santo Padre -, per mezzo di Gesù, si è coinvolto con l’uomo al punto da diventare come uno di noi, vuol dire che qualunque cosa avremo fatto a un fratello e una sorella l’avremo fatta a Lui. Ce lo ha ricordato lo stesso Gesù – riflette citando il Vangelo di Matteo -: “Chi avrà nutrito, accolto, visitato, amato uno dei più piccoli e dei più poveri tra gli uomini, avrà fatto ciò al Figlio di Dio”. Al contrario, chi avrà respinto, dimenticato, ignorato uno dei più piccoli e più poveri tra gli uomini, avrà trascurato e respinto Dio».
Ma al di là di questi rischi, emerge evidente una certezza: «Dio è con noi – sottolinea Papa Francesco -, Dio si fida ancora di noi». Con queste parole, dunque, il Papa ha voluto riassumere il mistero del Natale come festa della fiducia e della speranza, che supera l’incertezza e il pessimismo: «La ragione della nostra speranza – osserva il Santo Padre – è questa: Dio è con noi e si fida ancora di noi! Gesù è Dio con noi. Credete questo voi? – ha chiesto ai fedeli – Facciamo insieme questa confessione – prosegue, invitando la folla a ripetere l’espressione “Gesù è Dio con noi” per due volte -. Dio viene ad abitare con gli uomini, sceglie la terra come sua dimora per stare insieme all’uomo e farsi trovare là dove l’uomo trascorre i suoi giorni nella gioia e nel dolore. Così, la terra non è più soltanto una valle di lacrime, ma è il luogo dove Dio stesso ha posto la sua tenda, è il luogo dell’incontro di Dio con l’uomo, della solidarietà di Dio con gli uomini».
Per questo, a detta del Pontefice – il Natale di Gesù è la manifestazione attraverso la quale Dio si è schierato una volta per tutte dalla parte dell’uomo per salvarci, per risollevarci dalla polvere delle nostre miserie, delle nostre difficoltà, dei nostri peccati: «Dio – precisa il Santo Padre – ha voluto condividere la nostra condizione umana al punto da farsi una cosa sola con noi nella persona di Gesù, che è vero uomo e vero Dio. Ma c’è qualcosa di ancora più sorprendente: la presenza di Dio in mezzo all’umanità non si è attuata in un mondo ideale, idilliaco, ma in questo mondo reale, segnato da divisioni, malvagità, povertà, prepotenze e guerre. Egli ha scelto di abitare la nostra storia così com’è, con tutto il peso dei suoi limiti e dei suoi drammi. Così facendo, ha dimostrato in modo insuperabile la sua inclinazione misericordiosa e ricolma di amore verso le creature umane. Gesù è il Dio-con-noi – ha esclamato il Papa -: da sempre e per sempre con noi nelle sofferenze e nei dolori della storia».
Da qui giunge il grande regalo del “Bambino di Betlemme”: «Un’energia spirituale – conclude Papa Francesco – che ci aiuta a non sprofondare nelle nostre fatiche, nelle nostre disperazioni, nelle nostre tristezze, perché è un’energia che riscalda e trasforma il cuore. La nascita di Gesù, infatti, ci porta la bella notizia che siamo amati immensamente e singolarmente da Dio».