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Giovani: “Voi affronterete il cambio d’epoca. Evangelizzate da capo”

"Questa è la conversione che forse è nelle mani di voi giovani - afferma l'arcivescovo Valentinetti -. Voi siete quelli che dovrete affrontare il famoso cambiamento d'epoca. Un cambiamento d'epoca e non un'epoca di cambiamenti, come dice Papa Francesco, che ci richiede di rievangelizzare da capo. E direbbe la Dei verbum del Concilio ecumenico Vaticano II, “Verbis gestisque”. Gesù si annuncia con le parole, ma si annuncia con la vita. San Luca ce l’ha raccontato. È questo il messaggio, è questo il testamento che mi permetto di affidarvi"

Lo ha affermato domenica 14 aprile l’arcivescovo Valentinetti, presiedendo la santa messa a chiusura della presenza della Croce della pace

L'arcivescovo Valentinetti pronuncia l'omelia
La Croce della pace posta ai piedi dell’altare

La scorsa domenica la Croce della pace, dopo due settimane di presenza e numerosi eventi organizzati dal 2 aprile – tra cui una worship di preghiera e un talk sul tema “Intelligenza artificiale e pace” – grazie all’impegno della Consulta diocesana di Pastorale giovanile della Caritas diocesana di Pescara-Penne e di Young Caritas, ha salutato la Chiesa di Pescara-Penne per spostarsi nell’Arcidiocesi di Campobasso-Bojano che, domenica 22 settembre 2024, sarà sede di un incontro dei giovani abruzzesi e molisani.

Don Domenico Di Pietropaolo, direttore della Pastorale giovanile, universitaria, vocazione e scolastica dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne

È stata una santa messa presieduta nel Santuario della Divina Misericordia a Pescara dall’arcivescovo di Pescara-Penne monsignor Tommaso Valentinetti a concludere il cartellone di eventi denominato “La Croce della pace in cammino”, il cui significato è stato ricordato all’inizio dal direttore della Pastorale giovanile, universitaria, vocazionale e scolastica dell’Arcidiocesi di Pescara-Penne don Domenico Di Pietropaolo, che ha concelebrato la liturgia eucaristica insieme al coordinatore della Pastorale vocazionale diocesana don Roberto Goussot, alla vigilia della Settimana di preghiera per le vocazioni: «La Croce della pace – ricorda il presbitero – è stata realizzata dalla Conferenza episcopale abruzzese e molisana in preparazione del Giubileo che vivremo il prossimo anno, anche come diocesi. La croce è stata realizzata con i colori che rappresentano le regioni Abruzzo e Molise nelle loro diocesi. È chiamata Croce della pace perché Papa Francesco, nel suo ultimo discorso sul tema, ha messo in evidenza proprio come oggi i giovani sono i primi responsabili a essere i costruttori della pace. In modo particolare oggi, soprattutto in questo giorno, sentiamo tanto il desiderio di pace. Papa Francesco lo ha ricordato anche oggi (domenica per chi legge), per paura di tante situazioni che potrebbero cambiare le sorti delle nazioni a causa delle guerre, vogliamo pregare per la pace e ai giovani qui presenti chiediamo di essere proprio loro i protagonisti della pace».

La Consulta diocesana di Pastorale giovanile che ha elaborato gli eventi della Croce della pace

Nella successiva omelia, l’arcivescovo Valentinetti ha riflettuto sul tema della pace e non solo, prendendo spunto dal Vangelo della terza domenica di Pasqua: «Ancora il testo del Vangelo, come avete ascoltato – esordisce il presule -, insiste sulle apparizioni del Risorto ai discepoli. Ma questo testo del Vangelo di Luca è molto ricco, perché mette in evidenza la verità più importante di cui noi dovremmo essere testimoni. “Di questo voi siete testimoni” detto ai discepoli, ma detto anche per tutti coloro che dopo i discepoli avranno accolto la fede per mezzo del battesimo. E qui ci siamo tutti noi. E qual è questo contenuto fondamentale? “Il Cristo patirà, risorgerà dai morti e nel Suo nome saranno predicati a tutti i popoli la conversione e il perdono dei peccati”. Questo è stato il primo annuncio della Chiesa primitiva, questo è l’annuncio di cui c’è bisogno ancora oggi, “Cristo è risorto, Cristo è vivo, Cristo è il Signore”. E soprattutto la conversione e il perdono dei peccati. Ma è evidente questo che nel gergo teologico si chiama “kerigma”, annuncio, oggi nella nostra vita, nella vita delle nostre comunità, nella vita della Chiesa? Oppure ci siamo abituati a questa Parola e che Cristo è risorto e che predichi la conversione e il perdono dei peccati interessa forse ad alcuni, ma interessa a pochi, e noi forse non siamo ancora capaci di riannunciare questa verità che è fondamentale per il nostro essere credenti».

Da qui l’invito dell’arcivescovo Valentinetti: «E allora troviamo le strade per un annuncio. Troviamo le strade perché questo annuncio possa diventare vero. Che cosa fa Gesù? Lui innanzitutto si fa riconoscere nello spezzare del pane ai discepoli di Emmaus, “Ed essi vanno a raccontarlo”. Ma noi siamo capaci di raccontare che lo riconosciamo tutte le volte che spezziamo il pane dell’Eucarestia? Siamo capaci di rendere presente quella che la pubblica Chiesa chiamava la “fractio panis”, lo spezzarsi del pane che non è più pane, ma il corpo di Cristo, che è presente tutte le volte che ci riuniamo insieme, che è fonte di gioia e fonte di serenità? La seconda cosa che Gesù fa, ancora una volta, mostra le piaghe. Che motivo c’è di mostrare le piaghe? Certo, domenica scorsa Tommaso lo ha preteso… “Se non metto le mie mani nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederò”. Ma cosa significa che Gesù mostra le piaghe? Siamo capaci di scoprire le piaghe di Gesù oggi? Nella nostra storia le piaghe degli ammalati, le piaghe dei carcerati, le piaghe dei poveri, le piaghe dei popoli in guerra, pace a voi, pace a voi, le piaghe dei malati di mente, le piaghe dei malati inguaribili». Quindi la nuova esortazione dell’arcivescovo di Pescara-Penne: «Siamo capaci di mettere le mani nelle piaghe – rilancia monsignor Valentinetti -, perché questo farà riconoscere Gesù, se saremo capaci di mettere le mani nelle piaghe. Non possiamo continuare a far finta di non vedere. La cosa che mi turba di più in questo tempo di guerra è che, molto spesso, si fa finta di non vedere. I mezzi di comunicazione ci hanno talmente abituati alle notizie della guerra, che ormai non ci fanno più nemmeno effetto».

I fedeli presenti nel Santuario della Divina Misericordia

E poi ancora una parola, “Avete qualcosa da mangiare”: «Gesù fa un gesto di condivisione umanissimo – denota monsignor Tommaso Valentinetti -, mangia insieme con loro. Chissà quante volte aveva mangiato insieme con loro. Eppure Gesù sceglie questo gesto per farsi riconoscere, dar da mangiare. C’è una vecchia frase che dice che “chi è che dà da mangiare vuole veramente bene” e una piccola eccezione soprattutto per chi cucina, “chi sa cucinare bene vuol dire che vuol bene ai suoi commensali”. Ma noi vogliamo bene preparando da mangiare a chi ha bisogno? Siamo capaci di gesti umanissimi di condivisione? Oppure ancora una volta siamo assenti, siamo frettolosi?».

E infine l’ultima parola “Aprì la loro mente all’intelligenza delle Scritture”: «Il cardinal Martini, prima di morire, molti anni fa – ricorda il presule -, disse che la Bibbia la conoscevano abbastanza il 2% dei cattolici. Ma noi conosciamo la Scrittura? Imbastiamo incontri biblici nelle nostre parrocchie? Oppure la Scrittura è qualche cosa che ci sfugge dalle mani e che a malapena ascoltiamo la domenica alla messa? Eppure sono tutti i segni per riconoscere il Risorto e per far sì che il Risorto possa essere annunciato ancora una volta come il crocifisso risorto per la conversione e il perdono dei peccati. Ho tracciato un progetto pastorale, forse non ve ne siete accorti, ma è così. Un piccolo progetto pastorale. Ma non l’ho fatto io, l’ha fatto San Luca prima di me, e molto meglio di me. Ma questa è la conversione che forse è nelle mani di voi giovani. Voi siete quelli che dovrete affrontare il famoso cambiamento d’epoca. Un cambiamento d’epoca e non un’epoca di cambiamenti, come dice Papa Francesco, che ci richiede di rievangelizzare da capo. E direbbe la Dei verbum del Concilio ecumenico Vaticano II, “Verbis gestisque”. Gesù si annuncia con le parole, ma si annuncia con la vita. San Luca ce l’ha raccontato. È questo il messaggio, è questo il testamento che mi permetto di affidarvi, è questa la vera croce che dobbiamo portare sulle nostre spalle. Che il Signore ci illumini e ci confermi alla sequela di Cristo Gesù. Amen».

I seminaristi Miguel e Osvaldo

Poco dopo, durante la preghiera dei fedeli, l’arcivescovo Valentinetti ha espresso un’intenzione di preghiera per le vocazioni tutti i seminaristi: «I giovani che vedete sull’altare sono seminaristi. A loro è affidato questo progetto pastorale che stasera san Luca ci ha affidato. Tra questi ragazzi ci sono Miguel e Osvaldo, che provengono dall’Angola. Li abbiamo già accolti da qualche anno tra i nostri seminaristi per aiutarli nello studio e nella formazione. Una volta terminato il loro percorso formativo, torneranno nel loro Paese di origine. Una preghiera per tutti i seminaristi, ma in particolare una preghiera per Osvaldo e Miguel perché domenica prossima, alle 18.30, nella Collegiata di San Michele Arcangelo a Città Sant’Angelo, saranno ammessi ufficialmente tra i candidati al diaconato e al presbiterato».

About Davide De Amicis (4384 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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