“Niente chiacchiere, anche le parole uccidono”
«Anche le parole, le chiacchiere possono uccidere: facciamo pace con il prossimo». Lo ha sottolineato ieri Papa Francesco, presiedendo il consueto Angelus domenicale affacciandosi sulla folla assiepata in piazza San Pietro, ricordando che l’amore del Signore è smisurato e va oltre ogni calcolo: «Riconciliamoci con i nostri fratelli – invita il Santo Padre – prima di manifestare la devozione al Signore nella preghiera».
Riflettendo sul Vangelo di questa domenica e sul discorso della montagna, la prima grande predicazione di Gesù, il Pontefice ha ricordato l’atteggiamento di Cristo rispetto alla Legge ebraica: «Gesù – spiega Papa Francesco – vuole portare alla loro pienezza i comandamenti che il Signore ha dato per mezzo di Mosè. Questo compimento, richiede una giustizia superiore, una osservanza più autentica».
Successivamente, il Papa si è soffermato sul quinto comandamento del decalogo, “non uccidere”: «Gesù – spiega il Santo Padre – ci ricorda che anche le parole possono uccidere! Quando si dice di una persona che ha la lingua di serpente, cosa si vuol dire? Che le sue parole uccidono! Pertanto, non solo non bisogna attentare alla vita del prossimo, ma neppure riversare su di lui il veleno dell’ira e colpirlo con la calunnia».
La raccomandazione del Pontefice è stata allora quella di non sparlare ed evitare chiacchiere, perché anch’esse possono uccidere, uccidono la fama delle persone: «All’inizio – osserva il Papa -, può sembrare una cosa piacevole, anche divertente, come una caramella. Ma alla fine ci riempie il cuore di amarezza e avvelena anche noi. Ma, vi dico la verità: sono convinto che se ognuno di noi facesse il proposito di evitare le chiacchiere, alla fine diventerà santo. Gesù, propone a chi lo segue la perfezione dell’amore: un amore la cui unica misura è di non avere misura, per andare oltre ogni calcolo. L’amore verso il prossimo è un atteggiamento talmente fondamentale, che Gesù arriva ad affermare che il nostro rapporto con Dio non può essere sincero se non vogliamo fare pace con il prossimo».
Cristo, dunque, non dà importanza semplicemente all’osservanza disciplinare e alla condotta esteriore, ma bensì va alla radice della Legge, guardando soprattutto all’intenzione e quindi al cuore dell’uomo, da dove prendono origine le nostre azioni buone o malvagie: «Per ottenere comportamenti buoni e onesti – sottolinea Papa Bergoglio – non bastano le norme giuridiche, ma occorrono delle motivazioni profonde, espressione di una sapienza nascosta, la Sapienza di Dio, che può essere accolta grazie allo Spirito Santo. E noi, attraverso la fede in Cristo, possiamo aprirci all’azione dello Spirito, che ci rende capaci di vivere l’amore divino».
Alla luce di questo insegnamento di Cristo, ha quindi concluso il Pontefice: «Ogni precetto rivela il suo pieno significato come esigenza d’amore, fino a che tutti si ricongiungono nel più grande comandamento: ama Dio con tutto il cuore e ama il prossimo come te stesso».