“Ci siamo per costruire sentieri di gioia”
«Nel cuore di una crisi economica che continua a scaricare sui deboli le conseguenze più drammatiche, s’impegna ad aiutare tutti e ciascuno a non chinare la testa di fronte alle difficoltà della vita, a sostenere le fragilità e indicare la strada concretissima della speranza cristiana a chiunque, in questa difficile parabola della storia, abbia perso forza e fiducia». Sono queste le responsabilità che l’Azione cattolica italiana si è assunta sabato nel Messaggio dell’assemblea nazionale alla Chiesa ed al Paese, diffuso al termine dell’assise assembleare e dell’udienza di Papa Francesco a tutti i delegati diocesani, ai presidenti ed agli assistenti parrocchiali di Ac.
L’associazione rinnova l’impegno, che proviene dalla sua storia, di essere accanto ad ogni donna e ad ogni uomo essere comunità di credenti che accompagna, educa, sostiene, cura; essere membra vive, attive e corresponsabili di una Chiesa che mette al centro la persona e non la struttura: «Vogliamo dire all’Italia, a tutti i nostri concittadini, – prosegue il messaggio dell’Azione Cattolica – senza paura di essere considerati ingenui o sognatori: la vita è bella, è fonte di gioia, è sempre degna di essere vissuta. E vogliamo dire ai nostri vescovi: noi ci siamo, nei piccoli centri di mare o di montagna, come nei grandi conglomerati urbani, nei quartieri dove straripa il malaffare e nelle cittadine operose e produttive. Ci siamo – prosegue il messaggio – per sostenere la ricerca di senso e speranza che alberga nel cuore di ciascuno. Ci siamo per costruire “sentieri di gioia” con i ragazzi, i giovani e gli adulti dei nostri territori. Ci siamo per testimoniare l’amore privilegiato di Dio verso chi si sente vinto dalle difficoltà, in particolare i giovani senza lavoro, le famiglie in crisi, gli anziani soli, gli immigrati sfruttati, i poveri senza speranza».
L’Azione Cattolica, dunque, chiede a rappresentanti delle istituzioni, politici, imprenditori e sindacati di farsi corresponsabili della gioia dando, da parte sua, la disponibilità a partecipare alla costruzione di un futuro migliore anche in base all’incoraggiamento avuto dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il quale, nel corso dei lavori assembleari, ha ricevuto la Presidenza nazionale di Azione Cattolica: «A coloro – prosegue la nota dell’Azione Cattolica – che hanno la possibilità d’incidere sulla vita delle persone, attraverso le responsabilità pubbliche cui sono chiamati, chiediamo – prosegue il testo – di uscire dal cono d’ombra dell’autoreferenzialità, restituire senso al ruolo dell’Italia nell’Europa e nel mondo, senza rassegnarsi a un futuro di marginalità e mediocrità, rompere le catene che hanno bloccato quelle minime e necessarie riforme istituzionali ed economiche di cui ha bisogno il Paese, per rafforzare la democrazia in chiave partecipativa e imboccare la strada della fiducia».
Nel corso dei lavori assembleari, avviatisi lo scorso mercoledì, è stato anche approvato il documento finale che determinerà gli orientamenti triennali del prossimo triennio, per l’aggregazione laicale: «Viviamo un tempo favorevole – si legge all’interno del documento – da coltivare e da raccontare, perché abbiamo una grande storia e un ricchissimo presente, un patrimonio da narrare e trasmettere a tutti con entusiasmo e passione, dai più piccoli ai più grandi, dagli associati ai simpatizzanti, fino a chi non ha una particolare appartenenza ecclesiale. L’associazione vuole farsi carico, insieme alla Chiesa italiana, delle attese di questo tempo, segnato dalla scomparsa degli umanesimi ideologici che hanno caratterizzato la cultura del Novecento. Ancor più oggi la fede costituisce la strada per recuperare tutta l’ampiezza della ragione umana e orientarla al bene comune».
Lo scorso sabato, inoltre, prima che i mille delegati dell’assemblea nazionale, unitamente a 7 mila presidenti ed assistenti parrocchiali, si recassero in udienza da Papa Francesco hanno preso parte alla messa presieduta dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana: «Il radicamento dell’Azione Cattolica – sottolinea l’alto prelato – appartiene alla natura dell’associazione, alla sua origine e principio. Non perdete mai questo valore che vi caratterizza dall’origine e mettete ogni impegno per allargare e approfondire quest’esperienza».
Quindi l’udienza dal Santo Padre, in una stracolma Aula Paolo VI: «Nell’attuale contesto sociale ed ecclesiale – osserva il Pontefice, salutando i vertici nazionali dell’associazione – voi laici di Azione Cattolica siete chiamati a rinnovare la scelta missionaria, aperta agli orizzonti che lo Spirito indica alla Chiesa ed espressione di una nuova giovinezza dell’apostolato laicale. Anzitutto le parrocchie, specialmente quelle segnate da stanchezza e chiusure, hanno bisogno del vostro entusiasmo apostolico, della vostra piena disponibilità e del vostro servizio creativo. Si tratta di assumere il dinamismo missionario per arrivare a tutti, privilegiando chi si sente lontano e le fasce più deboli e dimenticate della popolazione. Si tratta di aprire le porte e lasciare che Gesù possa andare fuori».
Per il Santo Padre, dunque, questo stile di evangelizzazione, animato da forte passione per la vita della gente, è particolarmente adatto all’Azione Cattolica, formata dal laicato diocesano che vive in stretta corresponsabilità con i pastori: «In ciò – aggiunge il Papa – vi è di aiuto la popolarità della vostra associazione, che agli impegni intraecclesiali sa unire quello di contribuire alla trasformazione della società per orientarla al bene». Papa Bergoglio ha anche voluto affidare all’Ac tre verbi, che possono costituire per tutti voi una traccia di cammino. Il primo è rimanere: «Vi invito – esorta Papa Francesco – a rimanere con Gesù, a godere della sua compagnia. Per essere annunciatori e testimoni di Cristo occorre rimanere anzitutto vicini a Lui. È dall’incontro con Colui che è la nostra vita e la nostra gioia, che la nostra testimonianza acquista ogni giorno nuovo significato e nuova forza».
Il secondo verbo è andare: «Andare – prosegue il Santo Padre – per le strade delle vostre città e dei vostri paesi e annunciare che Dio è Padre e che Gesù Cristo ve lo ha fatto conoscere, e per questo la vostra vita è cambiata: si può vivere da fratelli, portando dentro una speranza che non delude».
L’ultimo verbo, infine, gioire: «Gioire – conclude il Pontefice – ed esultare sempre nel Signore! Essere persone che cantano la vita, che cantano la fede; persone capaci di riconoscere i propri talenti e i propri limiti, che sanno vedere nelle proprie giornate, anche in quelle più buie, i segni della presenza del Signore. Gioire perché il Signore vi ha chiamato ad essere corresponsabili della missione della sua Chiesa. Gioire perché in questo cammino non siete soli: c’è il Signore che vi accompagna, ci sono i vostri vescovi e sacerdoti che vi sostengono, ci sono le vostre comunità parrocchiali e diocesane con cui condividere il cammino. Con questi tre atteggiamenti, rimanere in Gesù, andare ai confini e vivere la gioia dell’appartenenza cristiana, potrete portare avanti la vostra vocazione, ed eviterete la tentazione della quiete, che non ha niente a che fare con il rimanere in Gesù; la tentazione della chiusura e dell’intimismo; e la tentazione della serietà formale. Eviterete cioè di portare avanti una vita più simile a statue da museo, che a persone chiamate da Gesù a vivere e diffondere la gioia del Vangelo».
Linee di comportamento, queste ultime, che hanno illuminato le menti e lo spirito delle migliaia di laici di Azione Cattolica presenti, tra cui la delegazione diocesana pescarese composta da tre membri: «La nostra partecipazione – dichiara Federica Fiorilli, presidente dell’Ac pescarese -, come delegati per la nostra diocesi all’Assemblea Nazionale di Azione Cattolica, ha permesso di confrontarci con oltre 800 persone di tutta Italia sulle scelte da operare per i prossimi tre anni per meglio servire la Chiesa e il Paese, e possiamo affermare che c’è stata perfetta sintonia nel dirci pronti a trovare nuovi gesti e segni per condividere il Vangelo con gli uomini e le donne con cui già condividiamo gli spazi del vivere quotidiano. Forti dell’incontro personale con il Risorto sentiamo la responsabilità di annunciare che la fede in Lui può illuminare le situazioni “buie” delle tante sofferenze e difficoltà personali e comunitarie che allontanano i nostri “concittadini” dalla gioia. Come ci ha chiesto il Papa nell’incontro tenutosi a conclusione dell’Assemblea, desideriamo restare in Cristo, portarlo dentro il vissuto delle nostre città e testimoniarlo con gioia, perché tutti ne abbiano parte. Già nei prossimi giorni il Consiglio diocesano inizierà a lavorare per trovare le strade concrete per adempiere a questa responsabilità».