L’indifferenza fa male, quella dei cristiani fa peggio”
“Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro”: «È l’invito Gesù rivolge avendo davanti agli occhi le persone che incontra ogni giorno per le strade della Galilea: tanta gente semplice, poveri, malati, peccatori, emarginati… Questa gente lo ha sempre rincorso per ascoltare la sua parola – una parola che dava speranza! Le parole di Gesù danno sempre speranza! – e anche per toccare anche solo un lembo della sua veste».
Lo ha detto ieri mattina Papa Francesco, in occasione della recita dell’Angelus affacciandosi in una piazza San Pietro invasa dai pellegrini. Gesù, che richiama queste folle stanche e sfinite per annunciare loro il Regno di Dio e per guarire molti nel corpo e nello spirito, dunque, li chiama tutti a sé promettendo loro sollievo e ristoro: «Ma – sottolinea il Papa – questo invito di Gesù si estende fino ai nostri giorni, per raggiungere tanti fratelli e sorelle oppressi da condizioni di vita precarie, da situazioni esistenziali difficili e a volte prive di validi punti di riferimento. Nei Paesi più poveri, ma anche nelle periferie dei Paesi più ricchi, si trovano tante persone stanche e sfinite sotto il peso insopportabile dell’abbandono e dell’indifferenza. L’indifferenza: quanto male fa ai bisognosi l’indifferenza umana! E peggio, l’indifferenza dei cristiani!».
Ai margini della società, a detta del Pontefice, sono tanti gli uomini e le donne provati dall’indigenza, ma anche dall’insoddisfazione della vita e dalla frustrazione: «Tanti – aggiunge il Santo Padre – sono costretti ad emigrare dalla loro Patria, mettendo a repentaglio la propria vita. Molti di più portano ogni giorno il peso di un sistema economico che sfrutta l’uomo, gli impone un “giogo” insopportabile, che i pochi privilegiati non vogliono portare».
A ciascuno di questi figli del Padre che è nei cieli, Gesù ripete: “Venite a me, voi tutti”: «Ma lo dice – precisa Papa Bergoglio – anche a coloro che possiedono tutto, ma il cui cuore è vuoto e senza Dio. Anche a loro, Gesù indirizza questo invito: “Venite a me”. L’invito di Gesù è per tutti. Ma in modo speciale per questi che soffrono di più. In realtà, Gesù promette di dare ristoro a tutti, ma ci fa anche un invito, che è come un comandamento, di prendere il suo giogo».
Il “giogo” del Signore, precisa il Papa, consiste nel caricarsi del peso degli altri con amore fraterno: «Una volta ricevuto – conclude Papa Francesco – il ristoro e il conforto di Cristo, siamo chiamati a nostra volta a diventare ristoro e conforto per i fratelli, con atteggiamento mite e umile, ad imitazione del Maestro. La mitezza e l’umiltà del cuore, ci aiutano non solo a farci carico del peso degli altri, ma anche a non pesare su di loro con le nostre vedute personali, i nostri giudizi, le nostre critiche o la nostra indifferenza».