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Libia: “Dei 200 mila migranti in partenza per l’Europa, un terzo sono cristiani”

"Ce ne sono molti - racconta Barsella - tra i migranti subsahariani, provenienti da Nigeria, Ghana, Eritrea, che però sono incanalati nei percorsi gestiti dai trafficanti e non hanno nessuna possibilità di andare in chiesa"

Lo ha affermato Gino Barsella, responsabile dei progetti nordafricani del Centro italiano per i rifugiati, raccontando la situazione critica vissuta dai cristiani nella Libia presa d’assalto dall’Isis

Un barcone carico di migranti

Anche il Cir, il Centro italiano per i rifugiati, sta valutando in questi giorni se chiudere o meno la sua sede a Tripoli, dove sono ora due operatori, un libico e un iracheno, mentre l‘altro operatore italiano doveva rientrare in Libia ma è rimasto in Italia.

A suo avviso, nella stima che circola sui media di circa 200 mila migranti in attesa di partire dalla Libia verso l’Europa, un terzo comprende eritrei, ghanesi, nigeriani, quindi cristiani: «Siamo molto preoccupati – racconta all’agenzia di stampa Sir – Gino Barsella, responsabile dei progetti nordafricani del Cir, che di solito si muove tra l’Algeria e la Libia ma in questo periodo è a Roma -. Dal 2009 ad oggi non abbiamo mai lasciato la Libia e speriamo di non doverlo fare ora».

Gino Barsella, responsabile progetti nordafricani Cir

Gino Barsella, responsabile progetti nordafricani Cir

Ma la questione della presenza dell‘Isis in Libia è seria, perché è crollato tutto il sistema interno, non c‘è più un governo stabile: «L’unica via d‘uscita – riflette Barsella – è coinvolgere i libici nel dialogo e avviare una via diplomatica. Non credo che un intervento armato possa risolvere la situazione. L’Isis non è ancora strutturato bene, ma ha intenzione di conquistare l‘Europa. Dobbiamo preoccuparci seriamente: si muove e guadagna spazi in Libia perché, come la Siria, è un Paese destabilizzato, mentre in Egitto e in Algeria viene contrastato da eserciti forti».

Durante l’era Gheddafi le cifre stimavano circa 50 mila cristiani, ma secondo un calcolo basato sui dati del Cir erano molti di più: «Ai tempi di Gheddafi – ricorda il responsabile dei progetti nordafricani del Sir – la Libia rimpatriava ogni anno 35/40mila migranti subsahariani. Sicuramente almeno 20 mila erano cristiani, si fa presto a superare i 50 mila. I cristiani in Libia non hanno mai avuto problemi».

In base alla sua esperienza, sarebbero pochissimi quelli di estrazione occidentale mentre ce ne sono molti tra i migranti subsahariani, provenienti da Nigeria, Ghana, Eritrea, che però sono incanalati nei percorsi gestiti dai trafficanti e non hanno nessuna possibilità di andare in chiesa: «Di solito – racconta Barsella – la domenica e il venerdì la cattedrale di Tripoli era pienissima di africani, tra cui molti che lavoravano in Libia. Ora, di fronte all’avanzata dell’Isis, la situazione è cambiata molto. A Tripoli quasi tutti i cristiani sono scappati, tranne 300 filippini, il personale della Chiesa e le suore».

Ma al di là di tutto, Barsella invita, a livello culturale, a non fare di tutta l’erba un fascio, accomunando i musulmani ai terroristi: «Altrimenti – riconosce Gino Barsella – si fa il gioco dell’Isis. Bisogna invece dialogare e lavorare insieme al mondo musulmano, che è consapevole di avere al suo interno un cancro. Noi invece continuiamo a discriminare e questo non aiuta».

About Davide De Amicis (4483 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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