Lockdown: i bimbi disabili più ansiosi e aggressivi
"Aumentati i comportamenti di ritiro, i comportamenti ansioso-depressivi, i problemi di attenzione e i comportamenti aggressivi"

Le misure per il contenimento del Covid-19, in vigore da più di due mesi, hanno causato lo stop delle attività didattiche in presenza e di tutti i laboratori e le terapie non strettamente indispensabili. I mezzi tecnologici sono stati d’ausilio per permettere ai bambini di continuare in parte i loro percorsi, ma il fermo delle terapie -unito a una socialità ridotta al minimo- sta provocando molti problemi, specialmente ai bimbi con disabilità.
L’associazione La Nostra Famiglia ha avviato nei primi giorni di aprile l’indagine Radar, uno studio su 1.472 genitori e 1.630 bambini e ragazzi in tutta Italia per verificare le conseguenze del lockdown sui bambini con disabilità. La ricerca ha preso in esame bambini con disturbi del linguaggio, dell’apprendimento, deficit motori, disturbo dello spettro autistico, disabilità intellettiva e si è basata sulle risposte anonime dei genitori di quei bambini che sono in carico presso i centri italiani dell’associazione.
L’analisi da poco pubblicata ha riscontrato «nei bambini di tutte le età un incremento significativo di alcuni ‘comportamenti problema’, indice di una maggiore difficoltà di regolazione delle emozioni: per un terzo dei bambini sono mediamente aumentati i comportamenti di ritiro, i comportamenti ansioso-depressivi, i problemi di attenzione e i comportamenti aggressivi».
«I bambini sono i grandi dimenticati di questa pandemia. -spiega Massimo Molteni, direttore sanitario dell’associazione La Nostra Famiglia– I loro bisogni di socialità, di gioco comune, di vitali relazioni tra pari sono stati nascosti dalla immane tragedia che ci ha colpito; nascosti, ma rimangono. I bambini con disabilità o bambini con condizioni esistenziali particolari come quelli con autismo o con disabilità dello sviluppo intellettivo, forse i più sofferenti, sono addirittura completamente scomparsi dai radar».
Un’altra tragica conseguenza della pandemia che si manifesta tutta, come afferma Gianluigi Reni, responsabile dell’area in tecnologie applicate dell’Irccs Medea, nel gran numero di famiglie che «ha segnalato bisogno di supporto negli ambiti riabilitativi, didattici, educativi, specialmente nel momento dell’isolamento».