“E’ brutto vedere gli anziani scartati: è un peccato mortale”
"Gli anziani - osserva il Papa - dovrebbero essere, per tutta la società, la riserva sapienziale del nostro popolo. Con quanta facilità si mette a dormire la coscienza quando non c’è amore. L’anziano non è un alieno, l’anziano siamo noi e se noi non impariamo a trattare bene gli anziani, così ci tratterranno a noi!"
«È brutto vedere gli anziani scartati, è una cosa brutta, è peccato!». Lo ha esclamato ieri a braccio Papa Francesco che, nella catechesi dell’udienza generale del mercoledì dedicata alla valorizzazione degli anziani all’interno della famiglia, ha stigmatizzato questa pratica: «Non si osa dirlo apertamente – denuncia il Papa -, ma lo si fa, siamo abituati a scartare gente».
In Occidente, gli studiosi presentano il secolo attuale come il secolo dell’invecchiamento, nel quale i figli diminuiscono e i vecchi aumentano: «Questo sbilanciamento – sottolinea il Pontefice – ci interpella, anzi, è una grande sfida per la società contemporanea. La cultura del profitto, invece, insiste nel far apparire i vecchi come un peso, una zavorra, perché non solo non producono, ma sono un onere: insomma, vanno scartati. C’è qualcosa di vile in questa assuefazione alla cultura dello scarto».
In questo modo, a detta del Santo Padre, vogliamo rimuovere la nostra accresciuta paura della debolezza e della vulnerabilità, ma così facendo aumentiamo negli anziani l’angoscia di essere mal sopportati e abbandonati: «Gli anziani – rilancia Papa Bergoglio – sono abbandonati, e non solo nella precarietà materiale: sono abbandonati nella egoistica incapacità di accettare i loro limiti che riflettono i nostri limiti, nelle numerose difficoltà che oggi debbono superare per sopravvivere in una civiltà che non permette loro di partecipare, di dire la propria, né di essere referenti secondo il modello consumistico del soltanto i giovani possono essere utili e possono godere».
E come prova di questo atteggiamento, Papa Francesco ha citato il suo ministero a Buenos Aires, dove ha toccato con mano questa realtà con i suoi problemi: «Io ricordo – racconta il Sommo Pontefice – quando visitavo le case di risposo, parlavo con ognuno e tante volte ho sentito quello: “Come sta?” “Bene”. “E i suoi figli, vengono a trovarla?”. “Sì, sempre vengono”. “Quando è stata l’ultima volta?”. “A Natale”. Eravamo in agosto… Otto mesi senza essere visitati dai figli: questo si chiama peccato mortale!».
Al contrario, secondo il Papa, gli anziani dovrebbero essere, per tutta la società, la riserva sapienziale del nostro popolo: «Con quanta facilità – ribadisce il Santo Padre – si mette a dormire la coscienza quando non c’è amore. L’anziano non è un alieno. L’anziano siamo noi, e se noi non impariamo a trattare bene gli anziani, così ci tratterranno a noi!».
Il Papa quindi concluso la catechesi dell’udienza generale di ieri affermando che una società senza prossimità, dove la gratuità e l’affetto senza contropartita – anche fra estranei – vanno scomparendo, è una società perversa: «La Chiesa – ammonisce il Pontefice -, fedele alla Parola di Dio, non può tollerare queste degenerazioni: una comunità cristiana in cui prossimità e gratuità non fossero più considerate indispensabili, perderebbe con esse la sua anima. Dove non c’è onore per gli anziani, non c’è futuro per i giovani».
Fragili sono un po’ tutti i vecchi, a detta del Papa. Alcuni, però, sono particolarmente deboli, molti sono soli e segnati dalla malattia. Alcuni dipendono da cure indispensabili e dall’attenzione degli altri: «Faremo per questo un passo indietro? – interroga Papa Francesco, ricordando che nella tradizione della Chiesa vi è un bagaglio di sapienza che ha sempre sostenuto una cultura di vicinanza agli anziani, una disposizione all’accompagnamento affettuoso e solidale in questa parte finale della vita -, Li abbandoneremo al loro destino?».