“Dio non ha creato l’essere umano per stare solo”
"Il Sinodo - spiega Papa Francesco - non è un convegno o un parlatorio, non è un Parlamento o un Senato dove ci si mette d’accordo: è un’espressione ecclesiale, è la Chiesa che cammina insieme per leggere la realtà con gli occhi della famiglia e il cuore di Dio"
«Sono sempre più in aumento le persone che si sentono sole, ma anche quelle che si chiudono nell’egoismo, nella malinconia, nella violenza distruttiva e nello schiavismo del piacere e del dio denaro, mentre la famiglia è “l’icona” di una realtà dove c’è sempre meno serietà nel portare avanti un rapporto solido e fecondo di amore».
Lo ha affermato ieri Papa Francesco, presiedendo la Santa messa di apertura dell’apertura della XIV Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei vescovi, dal tema “La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo”: «La solitudine – spiega il Papa – è il dramma che ancora oggi affligge tanti uomini e donne. Penso agli anziani abbandonati perfino dai loro cari e dai propri figli; ai vedovi e alle vedove; ai tanti uomini e donne lasciati dalla propria moglie e dal proprio marito; a tante persone che di fatto si sentono sole, non capite e non ascoltate; ai migranti e ai profughi che scappano da guerre e persecuzioni; e ai tanti giovani vittime della cultura del consumismo, dell’usa e getta e della cultura dello scarto».
Insomma, a detta del Pontefice, oggi si vive il paradosso di un mondo globalizzato dove vediamo tante abitazioni lussuose e grattacieli, ma sempre meno il calore della casa e della famiglia: «Tanti progetti ambiziosi – osserva il Santo Padre -, ma poco tempo per vivere ciò che è stato realizzato; tanti mezzi sofisticati di divertimento, ma sempre di più un vuoto profondo nel cuore; tanti piaceri, ma poco amore; tanta libertà, ma poca autonomia…».
E una delle cause principali di questo profondo senso di solitudine che attanaglia la società attuale, sarebbe proprio da ricercarsi nella crisi della famiglia: «Oggi – riflette Papa Bergoglio – l’amore duraturo, fedele, coscienzioso, stabile, fertile è sempre più deriso e guardato come se fosse roba dell’antichità. Sembrerebbe che le società più avanzate siano proprio quelle che hanno la percentuale più bassa di natalità e la percentuale più alta di aborto, di divorzio, di suicidi e di inquinamento ambientale e sociale».
Eppure, ancora secondo il Papa, nulla rende felice il cuore dell’uomo come un cuore che gli assomiglia, che gli corrisponde, che lo ama e che lo toglie dalla solitudine e dal sentirsi solo: «Dio – sottolinea il Sommo Pontefice – non ha creato l’essere umano per vivere in tristezza o per stare solo, ma per la felicità, per condividere il suo cammino con un’altra persona che gli sia complementare; per vivere la stupenda esperienza dell’amore: cioè amare ed essere amato; e per vedere il suo amore fecondo nei figli. Ecco il sogno di Dio per la sua creatura diletta: vederla realizzata nell’unione di amore tra uomo e donna; felice nel cammino comune, feconda nella donazione reciproca».
Gesù, ricorda poi Papa Francesco, ci insegna che Dio benedice l’amore umano: «È Lui – ribadisce il Papa – che unisce i cuori di un uomo e una donna che si amano e li unisce nell’unità e nell’indissolubilità. Ciò significa che l’obiettivo della vita coniugale non è solamente vivere insieme per sempre, ma amarsi per sempre! Gesù ristabilisce così l’ordine originario ed originante. Gesù, esorta i credenti a superare ogni forma di individualismo e di legalismo, che nascondono un gretto egoismo e una paura di aderire all’autentico significato della coppia e della sessualità umana nel progetto di Dio. Infatti, solo alla luce della follia della gratuità dell’amore pasquale di Gesù apparirà comprensibile la follia della gratuità di un amore coniugale unico e usque ad mortem».
Dunque, per Dio il matrimonio non è utopia adolescenziale: «Ma un sogno – puntualizza il Santo Padre – senza il quale la sua creatura sarà destinata alla solitudine! Infatti la paura di aderire a questo progetto paralizza il cuore umano. In realtà, paradossalmente anche l’uomo di oggi – che spesso ridicolizza questo disegno – rimane attirato e affascinato da ogni amore autentico, da ogni amore solido, da ogni amore fecondo, da ogni amore fedele e perpetuo. Lo vediamo andare dietro agli amori temporanei ma sogna l’amore autentico; corre dietro ai piaceri carnali ma desidera la donazione totale».
Poco fa, quindi, l’apertura ufficiale dei lavori con Papa Francesco che ha parlato ai 270 padri sinodali, riaffermando l’importanza e le funzioni dell’Assise: «Il Sinodo – ricorda il Papa – è un camminare insieme, con spirito collegiale e di sinodalità, adottando coraggiosamente la parresia, lo zelo pastorale e dottrinale, la saggezza, la franchezza e mettendo sempre davanti ai nostri occhi il bene della Chiesa, il bene delle famiglie e la suprema lex, la salus animarum. Il Sinodo non è un convegno o un parlatorio, non è un Parlamento o un Senato dove ci si mette d’accordo: è un’espressione ecclesiale, è la Chiesa che cammina insieme per leggere la realtà con gli occhi della famiglia e il cuore di Dio. È la Chiesa che si interroga sulla fedeltà al deposito della fede, che per essa non rappresenta un museo da guardare o salvaguardare, ma è una fonte viva dalla quale la Chiesa si disseta per dissetare e illuminare il deposito della fede».
Un lavoro quello del Sinodo che, da parte dei suoi componenti, richiederà coraggio apostolico: «Per non fare – raccomanda il Pontefice – della nostra vita cristiana un museo di ricordi».
Ne è convinto il Papa, che ai padri sinodali ha detto che potrà esserci spazio all’azione dello Spirito solo se noi ci rivestiamo di coraggio apostolico, umiltà evangelica e orazione fiduciosa: «Quel coraggio apostolico – approfondisce Francesco -, che non si lascia impaurire né di fronte alle seduzione di un mondo che tende a spegnere nel cuore degli uomini la luce della verità, sostituendola con piccole e temporanee luci, e nemmeno di fronte all’impietrimento di alcuni cuori che, nonostante le buone intenzioni, allontanano le persone da Dio».
Secondo requisito: «L’umiltà evangelica – conclude Papa Bergoglio – che sa svuotarsi delle proprie convinzioni e pregiudizi per ascoltare i fratelli vescovi e riempirsi di Dio; umiltà che punta il dito non contro gli altri per giudicarli, ma per tendergli la mano per rialzarli senza mai sentirsi superiori a loro».
Intanto, la Segreteria Generale ha comunicato di aver ricevuto 102 risposte al questionario di 46 domande che ha accompagnato la “Relatio Synodi”, con cui si è concluso il Sinodo straordinario di un anno fa: «A cui – precisa il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo – sono state aggiunte oltre 400 osservazioni, inviate liberamente da diocesi e parrocchie, associazioni ecclesiali e gruppi spontanei di fedeli, movimenti e organizzazioni civili, nuclei familiari e singoli credenti, senza contare i contributi di studio giunti da Università e Facoltà ecclesiastiche, Istituzioni accademiche e Centri di ricerca».