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“Rubare documenti riservati è reato, ma la riforma della Chiesa va avanti”

"Di fronte ai bisogni del prossimo, siamo chiamati a privarci – osserva Papa Francesco – di qualcosa di indispensabile, non solo del superfluo; siamo chiamati a dare il tempo necessario, non solo quello che ci avanza; siamo chiamati a dare subito e senza riserve qualche nostro talento, non dopo averlo utilizzato per i nostri scopi personali o di gruppo"

Lo ha precisato ieri Papa Francesco, a margine della recita dell’Angelus in piazza San Pietro

Papa Francesco durante l'Angelus

«So che molti di voi sono stati turbati dalle notizie circolate nei giorni scorsi a proposito di documenti riservati della Santa Sede che sono stati sottratti e pubblicati. Per questo vorrei dirvi anzitutto che rubare quei documenti è un reato. È un atto deplorevole che non aiuta».

È stata una dura presa di posizione quella presa ieri mattina dopo l’Angelus da Papa Francesco, parlando dei documenti vaticani trafugati nei mesi scorsi e pubblicati in particolare in due libri appena usciti: «Io stesso – chiarisce il Papa – avevo chiesto di fare quello studio, e quei documenti io e i miei collaboratori già li conoscevamo bene, e sono state prese delle misure che hanno incominciato a dare dei frutti, anche alcuni visibili. Perciò, voglio assicurarvi che questo triste fatto non mi distoglie certamente dal lavoro di riforma che stiamo portando avanti con i miei collaboratori e con il sostegno di tutti voi. Sì, con il sostegno di tutta la Chiesa, perché la Chiesa si rinnova con la preghiera e con la santità quotidiana di ogni battezzato. Quindi, vi ringrazio e vi chiedo di continuare a pregare per il Papa e per la Chiesa, senza lasciarvi turbare ma andando avanti con fiducia e speranza».

Quindi il Santo Padre è tornato a meditare il Vangelo di ieri, individuando in superbia, avidità e ipocrisia i tre difetti che non devono caratterizzare i seguaci di Gesù, a differenza degli scribi: «A loro – riporta il Sommo Pontefice, citando Gesù – piace “ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti”. Ma sotto apparenze così solenni si nascondono falsità e ingiustizia. Mentre si pavoneggiano in pubblico, usano la loro autorità per divorare le case delle vedove, che erano considerate, insieme agli orfani e agli stranieri, le persone più indifese e meno protette. Infine, gli scribi pregano a lungo per farsi vedere. Anche oggi, esiste il rischio di assumere questi atteggiamenti. Ad esempio, quando si separa la preghiera dalla giustizia, perché non si può rendere culto a Dio e causare danno ai poveri. O quando si dice di amare Dio, e invece si antepone a Lui la propria vanagloria, il proprio tornaconto».

Alcuni tra i fedeli che hanno assistito all'Angelus

Alcuni tra i fedeli che hanno assistito all’Angelus

In contrasto con l’atteggiamento degli scribi, il Vangelo propone la figura della povera vedova. Una scena che è ambientata nel tempio di Gerusalemme, precisamente nel luogo dove la gente gettava le monete come offerta: «Ci sono molti ricchi – descrive Papa Francesco – che versano tante monete, e c’è una povera donna, vedova, che mette appena due spiccioli, due monetine. Ma c’è Gesù che osserva attentamente quella donna e richiama l’attenzione dei discepoli sul contrasto netto della scena. I ricchi hanno dato, con grande ostentazione, ciò che per loro era superfluo, mentre la vedova, con discrezione e umiltà, ha dato tutto quanto aveva per vivere; per questo – dice Gesù – lei ha dato più di tutti. A motivo della sua estrema povertà, avrebbe potuto offrire una sola moneta per il tempio e tenere l’altra per sé. Ma lei non vuole fare a metà con Dio: si priva di tutto. Nella sua povertà ha compreso che avendo Dio, ha tutto; si sente amata totalmente da Lui e a sua volta Lo ama totalmente. Che bell’esempio quella vecchietta!».

Di qui l’invito: «Chiediamo al Signore di ammetterci alla scuola di questa povera vedova, che Gesù, tra lo sconcerto dei discepoli, fa salire in cattedra e presenta come maestra di Vangelo vivo. E, per l’intercessione di Maria, chiediamo il dono di un cuore povero, ma ricco di una generosità lieta e gratuita».

Insomma, il metro di giudizio non è la quantità ma la pienezza: «C’è una differenza – ribadisce il Papa – fra quantità e pienezza. Tu puoi avere tanti soldi, ma essere vuoto: non c’è pienezza nel tuo cuore. Pensate, in questa settimana, alla differenza che c’è fra quantità e pienezza. Questo un ulteriore invito lanciato ieri dal Papa: «Non è questione di portafoglio, ma di cuore – puntualizza -. C’è differenza fra portafoglio e cuore Ci sono malattie cardiache, che fanno abbassare il cuore al portafoglioE questo non va bene! Amare Dio ‘con tutto il cuore significa fidarsi di Lui, della sua provvidenza, e servirlo nei fratelli più poveri senza attenderci nulla in cambio».

Il Pontefice ha raccontato, poi, un aneddoto, successo nella diocesi di Buenos Aires: «Erano a tavola – racconta – una mamma con i tre figli; il papà era al lavoro; stavano mangiando cotolette alla milanese… In quel momento bussano alla porta e uno dei figli – piccoli, 5, 6 anni, 7 anni il più grande – viene e dice: “Mamma, c’è un mendicante che chiede da mangiare”. E la mamma, una buona cristiana, domando loro: “Cosa facciamo?” – “Diamogli, mamma…” – “Va bene”. Prende la forchetta e il coltello e toglie metà ad ognuna delle cotolette. “Ah no, mamma, no! Così no! Prendi dal frigo” – “No! facciamo tre panini così!”. E i figli hanno imparato che la vera carità si dà, si fa non da quello che ci avanza, ma da quello ci è necessario. Di fronte ai bisogni del prossimo, siamo chiamati a privarci – come questi bambini, della metà delle cotolette – di qualcosa di indispensabile, non solo del superfluo; siamo chiamati a dare il tempo necessario, non solo quello che ci avanza; siamo chiamati a dare subito e senza riserve qualche nostro talento, non dopo averlo utilizzato per i nostri scopi personali o di gruppo».

In chiusura dell’Angelus, il Papa ha quindi salutato l’inizio del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze: «Un importante evento – ricorda il Papa – di comunione e di riflessione, al quale avrò la gioia di partecipare anch’io, nella giornata di martedì prossimo, dopo un breve passaggio da Prato».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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