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“Il catechista, l’animatore, trasmette la fede attraverso la sua preghiera”

"Nella catechesi - s'interroga monsignor Valentinetti - è sufficiente fare un’introduzione alle verità della fede, perché i ragazzi conoscano quella che una volta si diceva “la Dottrina”, o forse i ragazzi, ma anche i giovani e gli adulti non debbano fare un’esperienza della fede? D’altra parte si è sempre parlato e l’Azione cattolica ha affermato in molte circostanze che la catechesi dev’essere esperienziale"

Lo ha affermato domenica l’arcivescovo di Pescara-Penne, monsignor Tommaso Valentinetti, presiedendo il Giubileo diocesane dei catechisti e degli educatori

Mons. Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, presiede il Giubileo dei catechisti

Si sono ritrovati in piazza Unione a Pescara e hanno aperto il Vangelo leggendo ad alta voce il passo delle Beatitudini, dando vita ad un autentico flash-mob. Centinaia di catechisti, educatori e operatori pastorali giunti dall’intera diocesi, la scorsa domenica, hanno iniziato così il loro Giubileo, per ricevere il mandato catechistico, annunciando letteralmente la Parola di Dio tra i passanti, per poi incolonnarsi in processione e raggiungere la vicina Cattedrale di San Cetteo, varcando la Porta santa in un clima di preghiera e riflessione con la possibilità di accostarsi al sacramento della Riconciliazione.

Il flash-mob, con la lettura del Vangelo delle Beatitudini

Il flash-mob, con la lettura del Vangelo delle Beatitudini

Tra i confessori spiccava lo stesso arcivescovo di Pescara-Penne, monsignor Tommaso Valentinetti, che ha successivamente presieduto la Santa messa: «Bisogna trovare tempi, modi, circostanze – esordisce il presule nell’omelia – in cui fare un lavoro di trasmissione della fede, che può avvenire in un solo modo, da mano a mano. Il catechista, l’animatore, è colui che trasmette la fede prendendo per mano la persona, perché alle persone che vi sono affidate dovete trasmettere la vostra preghiera».

Una riflessione, quest’ultima, scaturita dalla lettura del Vangelo domenicale che ha posto un interrogativo cruciale “Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?”: «È una domanda – spiega l’arcivescovo – che Gesù fa ai discepoli, primi destinatari del suo Vangelo e che avrebbero dovuto propagarlo. Ma è anche una domanda che, in quest’occasione, non possiamo fare a meno di sentirla rivolta a noi. Quando Cristo tornerà nella gloria ad instaurare definitivamente il suo regno, troverà la fede?».

Un interrogativo, quest’ultimo, che chiama in causa la Chiesa in tutte le sue componenti, dai vescovi ai catechisti e gli educatori, passando per i presbiteri e i diaconi, anche se un ruolo chiave nell’iniziazione cristiana dovrebbe essere giocato dalle famiglie: «E qui – ammette monsignor Valentinetti – sfondo una porta aperta, perché tutte le volte che parlo con i catechisti la loro lamentela è rivolta alle famiglie. Ma in questi giorni sto facendo una riflessione numerica. Sapete qual è la percentuale di cattolici che celebra l’eucaristia domenicale? Neanche il 15%. Questa è una proiezione su scala nazionale, ma la nostra diocesi non sfugge da questo dato. E sapete quanti cattolici hanno aperto, qualche volta, la Scrittura? A malapena il 10%. E ancora, sapete quante persone riescono a maneggiare bene, a leggere, a meditare e a pregare nella Scrittura? Il 3% e sono convinto che in questo dato siate compresi anche voi, ma al di là di questo la Scrittura dovrebbe essere l’anima, il vigore della fede. Allora, io mi chiedo a quali risultati porti la nostra catechesi, la nostra iniziazione cristiana e il nostro cammino di fede a tutti i livelli?».

Il corteo che ha condotto catechisti, educatori e operatori pastorali in Cattedrale

Il corteo che ha condotto catechisti, educatori e operatori pastorali in Cattedrale

A questo punto, l’arcivescovo di Pescara-Penne ha citato la poco incoraggiante osservazione espressa anni fa dall’allora Benedetto XVI, secondo il quale la catechesi condotta dalla Chiesa negli ultimi 40 anni sarebbe stata deficitaria: «Ora – precisa il presule, rivolgendosi ai catechisti, agli educatori e agli operatori presenti – non voglio farvene nessuna colpa, anche perché so quello che fate al servizio delle comunità parrocchiali e delle persone affidatevi, un servizio bello, buono e santo in cui mettete tutta la vostra buona volontà, ma nella catechesi è sufficiente fare un’introduzione alle verità della fede, perché i ragazzi conoscano quella che una volta si diceva “la Dottrina”, o forse i ragazzi, ma anche i giovani e gli adulti non debbano fare un’esperienza della fede? D’altra parte si è sempre parlato e l’Azione cattolica ha affermato in molte circostanze che la catechesi dev’essere esperienziale».

Ovvero una catechesi caratterizzata sicuramente dalla trasmissione dei contenuti della fede, ma prima di tutto dall’esperienza della preghiera: «I ragazzi, gli adulti, i giovani – domanda monsignor Tommaso Valentinetti – fanno con voi esperienza di preghiera? Voi gli insegnate a pregare? Attenzione, insegnare a pregare non significa semplicemente insegnare le preghiere o come maneggiare il libro dei salmi. Significa fare esercizio di far parlare l’uomo interiore, far parlare il cuore a Cristo, far sì che questo cuore si apra a un dialogo con l’assoluto. Ma se l’esperienza di preghiera viene ridotta a dieci minuti all’inizio o alla fine dell’attività di catechismo, non ci arriviamo a questo».

I catechisti, gli educatori e gli operatori pastorali attraversano la Porta santa entrano in Cattedrale

I catechisti, gli educatori e gli operatori pastorali attraversano la Porta santa entrano in Cattedrale

Per arrivarci, tutto dipende dalla stessa attitudine del catechista e dell’educatore: «Io potrò dare un’esperienza – ribadisce l’arcivescovo Valentinetti – se io sono un uomo, una donna di preghiera. Non tanto nei modi, quando nell’essere, nella dimensione partecipativa ed affettiva, nella dimensione dell’incontro con il Signore, attraverso un tu per tu silenzioso, con un tu per tu profondo che è un dialogo d’amore. Perché se non “facciamo l’amore” con Gesù nella preghiera, non ci siamo. Quali sono le parole che un innamorato riserva per la sua innamorata e viceversa? Quali sono i sentimenti di ringraziamento, di lode, di benevolenza, di richiesta, ecco la logica».

Ma c’è un ulteriore metodo di trasmissione della fede, che è quello della Parola come spiegato da San Paolo che, nella lettera a Timoteo, fa riferimento al Vangelo come strumento di salvezza: «E voi direte – riflette il presule – “Ma la Parola di Dio è difficile, la Parola di Dio molte volte è complessa, specialmente perché usa un linguaggio e dei termini complessi”. Fratelli, sorelle, dobbiamo fare tutti il sacrificio di studiarla la Bibbia, perché altrimenti non arriviamo a niente. Studiarla in piccoli gruppi, farla diventare il respiro della nostra stessa realizzazione della fede. Trovarci insieme a vivere l’ascolto della Parola di Dio perché “Tutta la Scrittura, ispirata da Dio, è utile per insegnare, convincere, correggere ed educare alla giustizia di Dio, perché l’uomo di Dio sia completo e ben preparato in ogni opera buona”. Rimeditatele queste parole di San Paolo, che poi giustamente conclude scrivendo “Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno. Annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina”».

Parole, queste, che San Paolo rivolse al vescovo Timoteo: «E che infatti – puntualizza l’arcivescovo Valentinetti – mi ripeto io per primo, ma le ripeto anche a voi perché siamo sulla stessa barca. Dobbiamo avere questa capacità di prendere per mano le persone, anche con metodologie nuove, a piccoli gruppi di ragazzi, di giovani, di famiglie che siano capaci di fare un incontro, un’esperienza bella, buona e felice».

La Cattedrale di San Cetteo gremita durante la Santa messa

La Cattedrale di San Cetteo gremita durante la Santa messa

La fede si trasmette, ovviamente, attraverso la celebrazione dei divini misteri, ma anche facendo esperienza di carità: «Di volontariato – continua l’arcivescovo di Pescara-Penne -, di impegno per la vita delle persone che ne hanno maggiormente bisogno. Quest’impegno di carità, di volontariato, si può vivere anche all’interno della stessa famiglia. Ci sono i nonni anziani o altre persone malate in famiglia, ci sono persone che hanno bisogno di qualche aiuto materiale. La carità, la disponibilità, l’attenzione agli ultimi, l’attenzione a coloro che non hanno nulla. Ma anche smontare i pregiudizi dalla testa dei giovani, che guardano la televisione e vedono come vengono trattati questi fratelli che bussano alla porta della nostra nazione».

Nell’ambito del volontariato, in aggiunta, Papa Francesco nell’enciclica ecologica “Laudato si” ci ha ricordato l’impegno per la custodia del creato: «I giovani e le famiglie – ammonisce monsignor Tommaso Valentinetti – devono essere attenti a questo tema. Il tema del creato che Dio ci ha dato, che il Signore ci ha fatto per noi come un giardino irrigato, stupendamente offerto alla nostra fruibilità. Ma che ne abbiamo fatto di questo giardino? Un ammasso di rifiuti e fiumi inquinati? Cosa ne abbiamo fatto di questa creazione? Ecco, tutti questi beni fanno parte del cammino della fede».

Al termine dell’omelia, l’arcivescovo Valentinetti ha rivolto a tutti un auspicio traendo spunto dal salmo responsoriale “Il mio aiuto viene dal Signore”: «Che il nostro aiuto – conclude – possa venire veramente dal Signore, che non lascerà vacillare il nostro piede perché Lui, il nostro custode, non si addormenta mai, non prende sonno, perché Lui è il nostro custode e sta alla nostra destra. Niente ci potrà far male, né il sole cocente né la luna cattiva, perché il Signore ci custodirà da ogni male e custodirà la nostra vita quando entriamo e quando usciamo, da ora e per sempre. Buon giubileo, buon anno pastorale, vi ricordo intensamente nella preghiera e voi, ricordate anche me».

About Davide De Amicis (4359 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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