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“Una Chiesa che non manda missionari è un utero secco”

"Il nostro intento - preannuncia l’arcivescovo Valentinetti -, la mia intenzione personale, è quella di incrementare sempre più questa presenza missionaria in Albania, ma mi piacerebbe guardare anche all’Africa dove ci sono situazioni dentro cui potremmo lavorare, così come mi piacerebbe guardare all’America latina"

Lo ha affermato lunedì Padre Giulio Albanese, missionario e giornalista comboniano, inaugurando il nuovo Centro missionario diocesano a Pescara

Padre Giulio Albanese, l'arcivescovo monsignor Tommaso Valentinetti e don Massimo Di Lullo

È stata inaugurata lunedì sera la nuova sede del Centro missionario diocesano presso la sala Daniele Comboni, ubicata all’interno dell’Istituto missionario delle Suore missionarie Pie Madri della Nigrizia in via Bardet a Pescara, che fino a sei anni fa ospitava la prima mensa Caritas prima del suo trasferimento nella Cittadella dell’accoglienza Giovanni Paolo II.

Padre Giulio Albanese, missionario e giornalista comboniano

Padre Giulio Albanese, missionario e giornalista comboniano

Il Centro missionario diocesano, che sarà aperto al pubblico il martedì dalle 9.30 alle 11 e il giovedì dalle 16 alle 18 proponendo corsi formativi alla missione, animazione missionaria nelle parrocchie e la possibilità di consultare la biblioteca missionaria al suo interno oltre che di accostarsi in preghiera all’interno dell’accogliente cappella, è stato inaugurato alla presenza del missionario e giornalista comboniano Padre Giulio Albanese, il quale ha sottolineato l’importanza del luogo e delle funzioni che andrà a svolgere: «Alla luce del magistero di Papa Francesco – spiega il missionario – è davvero strategico il ruolo che siete chiamati a ricoprire. Il Centro missionario deve essere il luogo di convergenza di tutte le forze missionarie presenti sul territorio, perché è vero che la sfida pastorale è legata a quello che succede nell’ambito della vostre realtà diocesana, ma non dobbiamo dimenticare che la nostra è una Chiesa cattolica. E cos’è la Chiesa cattolica, se non la globalizzazione perspicace, intelligente di Dio».

Per questa ragione, siamo chiamati ad uscire fuori dalle nostre mura realizzando la sfida della Chiesa in uscita voluta dal Papa: «Una Chiesa che non manda missionari – sentenzia Albanese – è un utero secco. E questa è una condanna a morte, rispetto alla quale è importante essere vigilanti. Allora, se è importante la preghiera, è importante anche la comunione e la conoscenza reciproca».

Padre Giulio Alkbanese e l'arcivescovo Valentinetti inaugurano il Centro missionario diocesano

Padre Giulio Albanese e l’arcivescovo Valentinetti inaugurano il Centro missionario diocesano

Altri aspetti di cui tener conto, sono poi quelli dell’informazione e di nuovi stili di vita: «Io credo – osserva il direttore della rivista “Popoli e missione” – che dovremmo mettercela tutta per promuovere un modus vivendi alternativo. Se oggi stiamo vivendo questa crisi, è anche perché qualcuno ci ha fatto credere che essere bravi cristiani significa a tutti costi essere bravi consumatori. Mettere in discussione il proprio modus vivendi significa, in fondo, fare tesoro di quello che leggiamo nelle Sacre scritture “Non di solo pane vive l’uomo”».

Ma ad essere è in crisi è la stessa vocazione missionaria: «La situazione è drammatica – denuncia Padre Giulio – in quanto, rispetto agli oltre 24 mila del 1990, oggi i missionari italiani nel mondo sono meno di 8 mila, di cui 3 mila sono laici. Un dato in crescita, quest’ultimo, anche se in questo computo rientrano anche quelli che fanno le cosiddette “vacanze missionarie” (coloro che vivono l’esperienza per due o tre settimane e già si considerano missionari a tutti gli effetti).

L'ingresso del Centro missionario diocesano

L’ingresso del Centro missionario diocesano

Inoltre, figurano 400 sacerdoti fidei donum (inviati temporaneamente dal proprio vescovo in missione presso Chiese sorelle) molti dei quali, però, non sono mai tornati nelle diocesi di origine. Colpa dei loro vescovi che hanno temuto la provocazione delle Chiese che mettono in discussione il nostro stile ecclesiale. Eppure la missione non consiste solo nel dare, ma anche nel saper ricevere, andando al di là di un certo paternalismo, di una certa carità penosa per la quale dobbiamo sempre sentirci a tutti i costi benefattori di fronte a tanta umanità dolente».

La cappella del Centro missionario

La cappella del Centro missionario

I missionari a vita, invece, sono meno di 4 mila: «Quelli italiani – precisa il giornalista missionario – sono 1.850, ma si stima che entro il 2025 dovrebbero scendere a meno di un migliaio». L’età media dei missionari è di 65,8: «Tra qualche anno – prevede il noto missionario – dovrebbe abbassarsi, ma solo per motivi fisiologici legati ai decessi dei più anziani».

Un contesto davvero preoccupante, su cui riflettere: «Per una Chiesa come la nostra – insiste Padre Giulio Albanese -, cresciuta e maturata nei secoli sulle tombe degli apostoli, questi dati dimostrano che c’è qualcosa che non va. Per troppi anni abbiamo guardato agli allori del passato, ma mai come oggi ci viene chiesto di essere innovativi nella fede voltando pagina e comprendendo, con il cuore e con la mente, quello che leggiamo nel libro degli Atti degli apostoli “Nella vita c’è più gioia nel dare che nel ricevere”».

L’inaugurazione del nuovo Centro missionario diocesano, è stata anche l’occasione per fare il punto della situazione sull’attuale impegno missionario dell’arcidiocesi di Pescara-Penne: «La nostra diocesi – premette monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne – sta facendo un piccolo sforzo missionario, non abbiamo nessuna pretesa di imbatterci in grandi scenari missionari». Ciononostante, è attiva da ormai cinque anni una missione pastorale in Albania (nella diocesi di Sapë) condotta da una coppia di laici, con l’aggiunta di una terza persona impegnata come educatrice in una casa famiglia per ragazze vittime di violenza, e del diacono Alessio De Fabritiis che sta vivendo a Scutari l’ultimo periodo formativo prima dell’ordinazione sacerdotale».

La sala Daniele Comboni del Centro missionario

La sala Daniele Comboni del Centro missionario

In futuro, la missione in Albania dovrebbe essere potenziata, così come lo sguardo missionario pescarese potrebbe estendersi anche su altri Paesi: «Il nostro intento – preannuncia l’arcivescovo Valentinetti -, la mia intenzione personale, è quella di incrementare sempre più questa presenza missionaria in Albania, ma mi piacerebbe guardare anche all’Africa dove ci sono situazioni dentro cui potremmo lavorare, così come mi piacerebbe guardare all’America latina. Non fosse altro perché il Signore ci sta dando una provvidenza, che probabilmente non meritiamo, di ben tre sacerdoti venezuelani molto bravi al servizio della nostra diocesi. Questo anche perché nelle loro diocesi di provenienza non necessitano di altri sacerdoti i quali, a causa della crisi che vive il Paese, vengono aiutati dai loro confratelli presenti da noi».

La targa del Centro missionario, circondata dai murales, in via Bardet

La targa del Centro missionario, circondata dai murales, in via Bardet

Al di là di tutto, comunque, l’inaugurazione del nuovo Centro missionario diocesano rappresenta una svolta nel cammino missionario in diocesi: «Nella presenza di Padre Giulio Albanese – afferma il presule – vogliamo vedere un punto di non ritorno a cui ancorarci, per risvegliare potentemente questo spirito nel nostro cuore. Abbiamo il grande problema della missionarietà ad intra, ma non dobbiamo dimenticarsi quello della missionarietà ad gentes. Sentiamo uniti insieme in questo cammino».

Un cammino missionario che ripartirà proprio all’interno della sala Daniele Comboni del Centro missionario diocesano di via Bardet: «Negli ultimi anni – conclude don Massimo Di Lullo, direttore dell’Ufficio missionario diocesano -, per una serie di motivi, non siamo riusciti a fare animazione missionaria se non negli unici cinque gruppi parrocchiali. Ora toccherà a noi rendere vivo questo luogo, renderlo il cuore far sì che diventi il cuore pulsante missionario dell’arcidiocesi di Pescara-Penne».

About Davide De Amicis (4483 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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