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“Don Milani ci insegna a ridare ai poveri la parola e ad amare la Chiesa”

"Non posso tacere - sottolinea il Papa - che il gesto che ho oggi compiuto vuole essere una risposta a quella richiesta più volte fatta da don Lorenzo al suo vescovo, e cioè che fosse riconosciuto e compreso nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale"

Lo ha affermato oggi Papa Francesco, visitando la tomba di don Lorenzo Milani a Barbiana oltre alla chiesa dove il sacerdote aprì la sua scuola

Papa Francesco prega sulla tomba di don Lorenzo Milani

«Ridare ai poveri la parola, perché senza la parola non c’è dignità e quindi neanche libertà e giustizia: questo insegna don Milani». Con questa frase, pronunciata durante il suo discorso a Barbiana dove ha visitato privatamente la chiesa e la scuola dove insegnava il sacerdote, Papa Francesco ha sintetizzato l’insegnamento di don Lo Milani: «Ed è la parola – aggiunge il Papa – che potrà aprire la strada alla piena cittadinanza nella società, mediante il lavoro, e alla piena appartenenza alla Chiesa, con una fede consapevole. Questo vale a suo modo anche per i nostri tempi, in cui solo possedere la parola può permettere di discernere tra i tanti e spesso confusi messaggi che ci piovono addosso, e di dare espressione alle istanze profonde del proprio cuore, come pure alle attese di giustizia di tanti fratelli e sorelle che aspettano giustizia. Di quella piena umanizzazione che rivendichiamo per ogni persona su questa terra, accanto al pane, alla casa, al lavoro, alla famiglia, fa parte anche il possesso della parola come strumento di libertà e di fraternità».

Successivamente, Papa Bergoglio ha elevato don Milani a modello per i sacerdoti attuali: «A tutti voglio ricordare – sottolinea – che la dimensione sacerdotale di don Lorenzo Milani è alla radice di tutto quanto sono andato rievocando finora di lui». In don Milani, a detta del Santo Padre, tutto nasce dal suo essere prete: «Ma, a sua volta – precisa -, il suo essere prete ha una radice ancora più profonda, la sua fede. Una fede totalizzante, che diventa un donarsi completamente al Signore e che nel ministero sacerdotale trova la forma piena e compiuta per il giovane convertito».

Di qui l’attualità delle parole di don Raffaele Bensi, sua guida spirituale “Per salvare l’anima venne da me. Da quel giorno d’agosto fino all’autunno, si ingozzò letteralmente di Vangelo e di Cristo. Quel ragazzo partì subito per l’assoluto, senza vie di mezzo. Voleva salvarsi e salvare, ad ogni costo. Trasparente e duro come un diamante, doveva subito ferirsi e ferire”: «Essere prete come il modo in cui vivere l’Assoluto – commenta il Papa, citando le parole della mamma di don Lorenzo, Alice “Mio figlio era in cerca dell’Assoluto. Lo ha trovato nella religione e nella vocazione sacerdotale” -. Senza questa sete di Assoluto si può essere dei buoni funzionari del sacro, ma non si può essere preti, preti veri, capaci di diventare servitori di Cristo nei fratelli».

L’intervento di Papa Francesco a Barbiana

Da qui l’invito ai sacerdoti di oggi: «Cari preti, con la grazia di Dio – il suo invito – cerchiamo di essere uomini di fede, una fede schietta, non annacquata; e uomini di carità, carità pastorale verso tutti coloro che il Signore ci affida come fratelli e figli. Don Lorenzo ci insegna anche a voler bene alla Chiesa, come le volle bene lui, con la schiettezza e la verità che possono creare anche tensioni, ma mai fratture, abbandoni. Amiamo la Chiesa, cari confratelli, e facciamola amare, mostrandola come madre premurosa di tutti, soprattutto dei più poveri e fragili, sia nella vita sociale sia in quella personale e religiosa. La Chiesa che don Milani ha mostrato al mondo ha questo volto materno e premuroso, proteso a dare a tutti la possibilità di incontrare Dio e quindi dare consistenza alla propria persona in tutta la sua dignità».

In conclusione, Papa Francesco ha tributato ancora un omaggio alla figura di don Lorenzo Milani: «Prima di concludere – sottolinea – non posso tacere che il gesto che ho oggi compiuto vuole essere una risposta a quella richiesta più volte fatta da don Lorenzo al suo vescovo, e cioè che fosse riconosciuto e compreso nella sua fedeltà al Vangelo e nella rettitudine della sua azione pastorale».

A tal proposito, il Pontefice ha ricordato come in una lettera all’allora vescovo don Lorenzo scrisse: “Se lei non mi onora oggi con un qualsiasi atto solenne, tutto il mio apostolato apparirà come un fatto privato…”: «Dal cardinale Silvano Piovanelli, di cara memoria, in poi – ricorda – gli arcivescovi di Firenze hanno in diverse occasioni dato questo riconoscimento a don Lorenzo. Oggi lo fa il Vescovo di Roma. Ciò non cancella le amarezze che hanno accompagnato la vita di don Milani – non si tratta di cancellare la storia o di negarla, bensì di comprenderne circostanze e umanità in gioco –, ma dice che la Chiesa riconosce in quella vita un modo esemplare di servire il Vangelo, i poveri e la Chiesa stessa. Con la mia presenza a Barbiana, con la preghiera sulla tomba di don Lorenzo Milani, penso di dare risposta a quanto auspicava sua madre “Mi preme soprattutto che si conosca il prete, che si sappia la verità, che si renda onore alla Chiesa anche per quello che lui è stato nella Chiesa e che la Chiesa renda onore a lui… quella Chiesa che lo ha fatto tanto soffrire ma che gli ha dato il sacerdozio, e la forza di quella fede che resta, per me, il mistero più profondo di mio figlio… Se non si comprenderà realmente il sacerdote che don Lorenzo è stato, difficilmente si potrà capire di lui anche tutto il resto. Per esempio il suo profondo equilibrio fra durezza e carità”».

Quindi la conclusione, nella quale Bergoglio ha citato la definizione di don Milani data da don Bensi: «“Il prete “trasparente e duro come un diamante continua a trasmettere la luce di Dio sul cammino della Chiesa”». Quindi il congedo ai presenti: «Prendete la fiaccola e portatela avanti – saluta Papa Francesco -. Anche io prenda l’esempio di questo bravo prete». E poi, rivolgendosi di nuovo, ma fuori testo, ai preti: «Non c’è pensione nel sacerdozio, tutti avanti con coraggio!».

About Davide De Amicis (4378 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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