Donne: 73% under 29 indipendente, ma difficile conciliare famiglia e lavoro
"Occorre – osserva Emiliano Manfredonia, presidente del Patronato Acli - cominciare a pensare a un utilizzo “elastico” del sistema previdenziale attuale, in modo da contribuire nella fase della maternità ad aumentare il reddito disponibile della lavoratrice madre, così che possa permettersi di affrontare le spese necessarie e utili alla maternità"
Essere madre e lavoratrice oggi in Italia risulta ancora molto difficile. Nonostante questo, le ragazze italiane tendono a diventare indipendenti prima dei loro coetanei uomini. Infatti, tra i giovani di età compresa fra i 18 e i 29 anni che hanno scelto di andare a vivere soli, il 73,3% è composto da donne.
Il dato emerge dalla ricerca dell’Iref (Istituto ricerche educative e formative) “Il ri(s)catto del presente”, realizzata dalle Acli nazionali su un campione di 2.500 ragazzi e ragazze di età compresa tra i 18 e i 29 anni e presentata lo scorso venerdì a Napoli, dove si è svolta la 50ª edizione del convegno nazionale degli studi delle Acli: «In questi giorni – afferma Roberto Rossini, presidente nazionale delle Acli – stiamo avanzando alcune proposte normative per il lavoro dei giovani. Una di queste riguarda proprio il riconoscimento del valore sociale della maternità e del lavoro di cura».
Per le donne, spiegano dalle Acli, esistono una serie di condizioni che rendono faticoso riuscire a coniugare maternità e famiglia con il lavoro.
Una delle conseguenze è una maggiore propensione delle ragazze ad accettare compromessi pur di trovare o mantenere un lavoro: «Occorre – osserva Emiliano Manfredonia, presidente del Patronato Acli – cominciare a pensare a un utilizzo “elastico” del sistema previdenziale attuale, in modo da contribuire nella fase della maternità – in particolare nei primi anni di vita del bambino – ad aumentare il reddito disponibile della lavoratrice madre, così che possa permettersi di affrontare le spese necessarie e utili alla maternità, o alla conciliazione dei tempi di lavoro e di cura, o comunque trovare in parte compensazione per la riduzione dello stipendio a causa di eventuali periodi di part-time, necessari per assicurare la cura al neonato».