“Senza sinodalità riusciamo a dividerci perfino sulla famiglia!”
Dobbiamo praticare la sinodalità come metodo di vita e di governo delle nostre comunità diocesane – esorta Bassetti -, a partire dal coinvolgimento di laici, uomini e donne, nonché dalle modalità con cui portiamo avanti corresponsabilità e processi decisionali. Forse non sarebbe male ripartire dall’impegno a rivitalizzare i consigli diocesani, quelli presbiterali come quelli pastorali, e gli stessi consigli parrocchiali: se questi organismi di partecipazione funzionano, comunione e corresponsabilità diventano effettive. Nelle conferenze episcopali regionali fare scelte precise. Una su tutte, la riduzione delle diocesi"
«I cristiani sono sinodali». Lo ha ricordato oggi il cardinale Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e presidente della Conferenza episcopale italiana, introducendo i lavori del Consiglio episcopale permanente, in corso a Roma fino al 3 aprile: «Non è un vestito esteriore la sinodalità – precisa il porporato a proposito di quella che ha scelto come parola-chiave, declinata a 360 gradi, della sua introduzione -. Ha un significato misterico, contenuto in quella piccola preposizione ‘syn’, insieme, frutto e condizione della venuta dello Spirito Santo, che ama l’unità e la concordia. La sinodalità è la forma esteriore che il mistero della communio assume nella vita della Chiesa».
Dunque, i cristiani sono sinodali: «Ossia – spiega il cardinale – ‘compagni di viaggio, portatori di Dio, portatori del tempio, portatori di Cristo e dello Spirito’, secondo l’espressione di Sant’Ignazio di Antiochia. È quindi uno stile la sinodalità, che nasce da quella vita di grazia che conforma al Signore Gesù». Quindi il presidente della Cei ha individuato e illustrato le caratteristiche della la sinodalità, a partire dal fatto che sorge dal basso: «Inizia dall’ascolto – approfondisce -, dove ciascuno ha qualcosa da imparare dall’altro, nella volontà di mettersi in sintonia di accogliersi reciprocamente. Traspare nel linguaggio e nel comportamento, nelle relazioni, nelle scelte, nel modo ordinario di vivere».
Poi è generativa la sinodalità ed è sguardo sull’uomo: «Avvicina la realtà nella disponibilità ad apprendere e coinvolgersi – aggiunge il cardinale Bassetti -. Dagli ambiti di Verona – la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità umana, la tradizione e la cittadinanza – alle vie di Firenze: uscire, annunciare, abitare, educare e trasfigurare».
E secondo il porporato: «È anche faticosa la sinodalità – riconosce -. Richiede spiritualità evangelica e appartenenza ecclesiale, formazione continua, disponibilità all’accompagnamento, creatività. È il passo a cui Papa Francesco non si stanca di richiamarci. Ne abbiamo bisogno per essere davvero Popolo di Dio, come pure per restare un punto di riferimento morale e sociale per il nostro Paese».
Un concetto, quello della sinodalità, da allargare alla collettività: «È una proposta – sottolinea il cardinale Gualtiero Bassetti – che sentiamo di poter e dover fare anche alla società, a una società slabbrata come la nostra. Non è certo sinodale la modalità con cui la comunicazione viene spesso usata per accendere gli animi, screditare e far prevalere le paure, arrivando a identificare nell’altro non un fratello, ma un nemico. Quanta distanza dal dialogo che abbiamo visto in atto, in questi giorni, con la visita del Santo Padre in Marocco…». E gli effetti di questa distanza si vedono: «Purtroppo – osserva il presidente della Cei -, quando manca questo sguardo, riusciamo a dividerci su tutto, a contrapporre le piazze, persino su un tema prioritario come quello della famiglia, sul quale paghiamo un ritardo tanto incredibile quanto ingiusto».
Questo il riferimento alla stretta attualità, con quanto accaduto lo scorso fine settimana in occasione del Convegno internazionale sulla famiglia di Verona: «Ma come si fa a dimenticare che – ammonisce Bassetti -, anche negli anni più pesanti della crisi, proprio la famiglia ha assicurato la tenuta sociale del Paese? E oggi non è forse ancora la famiglia a rappresentare per tutti la principale opportunità di riscatto? Le istituzioni pubbliche non possono fare finta che la famiglia sia solo un fatto privato. Ciò che avviene tra i coniugi e con i figli è un fatto sociale; e ogni essere umano che viene ferito negli affetti familiari, in un modo o nell’altro, diventerà un problema per tutti».
La sinodalità, a detta del presidente dei vescovi italiani, deve aiutarci a vivere una maggiore fraternità: «Da soli – ricorda – non possiamo nulla, da soli non siamo nulla; la nostra forza dipende dall’unità del nostro essere e del nostro agire». Ne è convinto il porporato, rivelando che, nella sua “politica dell’incontro” realizzata in questi due anni sul territorio: «Sono più volte rimasto colpito – confida – dalla profonda solitudine che segna la vita di tanti di noi».
Successivamente il cardinale ha rivolto un invito preciso: «Dobbiamo praticare la sinodalità come metodo di vita e di governo delle nostre comunità diocesane – esorta -, a partire dal coinvolgimento di laici, uomini e donne, nonché dalle modalità con cui portiamo avanti corresponsabilità e processi decisionali. Chiediamoci con franchezza “Dove il nostro popolo può esprimere quel ‘fiuto’ che più volte il Santo Padre gli ha riconosciuto? Con quali forme e in quali spazi? Forse non sarebbe male – la proposta – ripartire dall’impegno a rivitalizzare i consigli diocesani, quelli presbiterali come quelli pastorali, e gli stessi consigli parrocchiali: se questi organismi di partecipazione funzionano, comunione e corresponsabilità diventano effettive».
Infine, per il presidente della Cei Bassetti, anche le Conferenze episcopali regionali possono essere considerate un banco di prova: «Da mettere meglio in asse – continua il porporato -, arrivando anche a scelte precise. Una su tutte, la riduzione delle diocesi, che più volte ci è stata sollecitata. Far funzionare meglio le conferenze regionali è anche la via per qualificare la presenza e il servizio della stessa Conferenza episcopale italiana».