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“I leader rifiutino il nazionalismo dei vaccini per un’equità mondiale”

"Al ritmo attuale di produzione e distribuzione di vaccini – accusano i 145 esponenti religiosi -, le persone in gran parte del mondo potrebbero non essere vaccinate almeno fino al 2024 e le conseguenze per gli individui, le famiglie e le comunità più povere saranno devastanti"

Questo l’appello rivolto da 145 leader religiosi mondiali agli Stati e alle case farmaceutiche, per sollecitare un accesso universale ai vaccini

La preparazione di un vaccino - Ph: Cristian Gennari/Siciliani

145 leader religiosi di tutto il mondo, cristiani, musulmani, ebrei e buddisti, hanno fatto fronte comune, inviando una lettera agli Stati e alle case farmaceutiche per chiedere di favorire un accesso globale e universale ai vaccini: «Chiediamo a tutti i leader – sottolineano gli esponenti religiosi – di rifiutare il nazionalismo dei vaccini e di accettare un impegno di equità globale. In qualità di leader religiosi, uniamo le nostre voci affinché i vaccini siano messi a disposizione di tutte le persone come bene comune globale. Questo è l’unico modo per porre fine alla pandemia».

Card. Peter Turkson, prefetto del Dicastero vaticano per il Servizio dello sviluppo umano integrale

Tra i firmatari della missiva ci sono il cardinale Peter Turkson, prefetto del Dicastero vaticano per il Servizio dello sviluppo umano integrale, i francescani di Assisi, Rowan Williams, già arcivescovo di Canterbury, Martin Junge, segretario generale della Federazione luterana mondiale; Thabo Makgoba, arcivescovo anglicano di Città del Capo; Jim Winkler, presidente del Consiglio nazionale di chiese degli Usa. Secondo il Guardian anche il Dalai Lama sosterrebbe la campagna. Nel pieno della “emergenza indiana”, i leader religiosi hanno poi ricordato l’interdipendenza e le responsabilità di «prenderci cura gli uni degli altri. Ognuno di noi – aggiungono – può essere al sicuro solo quando tutti siamo al sicuro. Se una parte del mondo viene lasciata nella pandemia, tutte le parti del mondo saranno messe a rischio crescente».

E le religioni del mondo hanno preso posizione anche nel chiedere un accesso universale al vaccino: «L’accesso delle persone ai vaccini salvavita Covid-19 – ammoniscono i leader religiosi – non può dipendere dalla ricchezza, dallo status o dalla nazionalità delle persone. Non possiamo abdicare alle nostre responsabilità nei confronti delle nostre sorelle e dei nostri fratelli, immaginando che il mercato possa essere lasciato a risolvere la crisi o fingere a noi stessi che non abbiamo alcun obbligo verso gli altri nella nostra comune umanità. Ogni persona è preziosa. Abbiamo l’obbligo morale di raggiungere tutti, in ogni paese».

L’aspetto che più temono i leader religiosi mondiali, è la disuguaglianza tra i Paesi ricchi, che sono in grado di garantirsi le dosi e la maggior parte dei Paesi a reddito medio e basso, dove i vaccini stanno solo iniziando a diffondersi: «Al ritmo attuale di produzione e distribuzione di vaccini – accusano -, le persone in gran parte del mondo potrebbero non essere vaccinate almeno fino al 2024 e le conseguenze per gli individui, le famiglie e le comunità più povere saranno devastanti». Per questo gli esponenti religiosi hanno chiesto ai leader del governo, alla società civile e al settore privato di aumentare e accelerare la produzione di vaccini in modo che «ci siano dosi sufficienti per ogni persona nel mondo». L’appello si inserisce nell’azione della People’s Vaccine Alliance, una coalizione di organizzazioni che promuovono un “vaccino dei popoli”, nonché la deroga sulla proprietà intellettuale dei brevetti dei vaccini anti-Covid-19.

Fra Marco Moroni, Custode del sacro convento di Assisi

Tra i sostenitori di questo appello dei leader religiosi mondiale, ci sono anche i frati della basilica di San Francesco d’Assisi: «Il vaccino – ribadisce fra Marco Moroni, Custode del sacro convento di Assisi, intervistato dall’agenzia di stampa Sir – sia per tutti e il prima possibile. L’egoismo di pochi minaccia il pianeta e non possiamo accettarlo. Siamo ancora in tempo, siamo un’unica umanità e per questo siamo chiamati a camminare insieme senza paura, con coraggio, e senza temere di rimanere indietro. Stiamo diventando un’umanità a pezzetti. Pronti a curare il nostro piccolo orto. Pronti a chiudere le porte delle nostre case. Pronti a girarsi dall’altra parte nascondendo la realtà, l’amara realtà: diffidenza, egoismo e sofferenza. Abbiamo dimenticato i medici e gli infermieri che hanno perso la vita in questi mesi. Queste persone hanno adempiuto la legge dell’amore manifestata da Gesù nell’ultima cena “Non c’è amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici (Gv15.)”. È qui, come diceva Blaise Pascal, che “l’uomo supera infinitamente l’uomo”».

About Davide De Amicis (4532 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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