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Don Tommaso nuovo frate domenicano: “Una vocazione maturata nel tempo”

"La Parola del Vangelo del Regno è detta in parabole, affinché tutti capissero. Che questa vocazione nella vocazione - auspica l'arcivescovo Valentinetti - possa essere il segno di una parabola. Una parabola di annuncio, di predicazione e di vita. Ma che sia un generare annuncio della Parola"

Lo ha constatato sabato scorso l’arcivescovo Valentinetti presiedendo la consacrazione di don Tommaso Fallica

Padre Tommaso Fallica, nuovo frate predicatore

Dallo scorso sabato don Tommaso Fallica, 43enne già sacerdote e parroco nell’Arcidiocesi di Pescara-Penne nonché già segretario arcivescovile, è diventato ufficialmente un religioso entrando nell’Ordine dei frati predicatori (domenicani) della Provincia di San Tommaso d’Aquino in Italia e avendo come sua nuova destinazione, il Convento della Madonna dell’Arco a Sant’Anastasia in provincia di Napoli, nella diocesi di Nola. Dunque don Tommaso è diventato Padre Tommaso, attraverso il rito presieduto dal Padre provinciale di San Tommaso d’Aquino Padre Francesco La Vecchia nella Cattedrale di San Cetteo a Pescara, facendo definitivamente suoi i voti di castità, povertà e obbedienza: «Quella dei domenicani – ricorda Padre La Vecchia – è una storia nata dall’amicizia tra San Domenico e il suo vescovo. Sembra quasi di ripercorrere la storia della vocazione Di Tommaso, perché sempre in comunione».

Il rito di consacrazione presieduto da Padre Francesco La Vecchia, Provinciale di San Tommaso d’Aquino

Una comunione, quella del novello frate domenicano, con la Chiesa e con il suo arcivescovo che lo ha visto crescere e formarsi, monsignor Tommaso Valentinetti il quale ha presieduto la liturgia eucaristica e nell’omelia ha speso parole di stima e affetto per il suo confratello, al quale ha lasciato seguire e compiere in pienezza la propria vocazione prima sacerdotale e poi religiosa: «Quando penso alla vocazione religiosa – osserva il presule nell’omelia – penso al Regno di Dio. , perché i voti di povertà, castità e obbedienza sono finalizzati al Regno. Quando verrà il Regno saremo simili agli angeli, è il testo evangelico che lo dice. Carissimo Tommaso, questa sera fai i voti definitivi nell’undicesima domenica del tempo ordinario e devi consegnare la tua vita al Regno, ancor di più e ancor più in profondità di quanto non hai già fatto nel ministero sacerdotale, che ti ha abilitato alla celebrazione dei divini misteri, ma che si radicalizza ancora di più in questo non solo nel consegnare il tuo ministero al Regno, ma nel consegnare la tua vita al Regno. E la tua vita non deve avere potere, devi obbedire. È la tua vita, non devi avere ricchezza, tu devi essere povero e la tua vita deve essere casta. Cioè, tu sei tutto e indiviso nelle mani del Signore».

L’arcivescovo Valentinetti pronuncia l’omelia

In seguito, l’arcivescovo Valentinetti ha fatto cenno ad alcuni aspetti che hanno fatto maturare la vocazione religiosa di Padre Tommaso Fallica: «Questo signore – racconta l’arcivescovo scherzando, riferendosi a Padre Tommaso – una settimana dopo l’ordinazione sacerdotale, mi ha chiesto di andare dai Padri domenicani e io non ce l’ho mandato. Gli ho detto “Adesso devi misurarti con il tuo ministero sacerdotale”. A metà del suo cammino sacerdotale a Pescara, un giorno, me lo ha chiesto ancora una volta e io gli detto di aspettare ancora un momento, di riflettere. Non me ne vogliano i Padri domenicani, ma io – dato che andavamo d’accordo e collaboravamo – avevo la segreta speranza che non ci andasse. Poi, ancora qualche anno dopo, accompagnandomi in una parrocchia mi disse “A settembre vado dai Padri domenicani, ormai ho deciso”. Mi sono arreso, perché questa è una vocazione maturata nel tempo, maturata nella pienezza di una scelta. È una vocazione che risponde ad un cammino di fede».

Un altro momento della professione di fede di Padre Tommaso Fallica

Poi ancora un riferimento al Vangelo della scorsa domenica: «La Parola del Vangelo del Regno è detta in parabole, affinché tutti capissero. Che questa vocazione nella vocazione possa essere il segno di una parabola. Una parabola di annuncio, di predicazione e di vita. Ma che sia un generare annuncio della Parola. Non dico solo per te, Padre Tommaso, ma anche per gli altri religiosi e sacerdoti, così come a voi laici. È il tempo di un nuovo annuncio della Parola, è il tempo di un nuovo annuncio del Kerygma. Cristo è risorto, Cristo è Signore. È la risposta più bella al tempo difficile che abbiamo vissuto e che, forse, stiamo per concludere dev’essere un radicarci sempre di più come fedeli, come credenti, come presbiteri nella Chiesa, per ridire che Cristo è risorto dai morti, che Cristo vince ogni paura, esitazione, dubbio, incertezza. Lui è la speranza, Lui è la verità. Il mondo attende questa Parola e se non la diamo noi e se non la riscopriamo noi, non la darà nessuno. Auguro dunque a te, caro Tommaso, che tu possa con questo stesso vigore vivere questa vocazione di predicazione, fatta di parole e di vita. E con te questo ordina domenicano, a cui il Signore ci sta dando la grazia di affezionarci, perché possano tutti seguire le orme di San Domenico, seguire le sue orme e rimettere sempre il loro abbraccio nella misericordia che viene da Dio».

I fedeli nella Cattedrale di San Cetteo

Al termine della celebrazione, è stato proprio Padre Tommaso Fallica, ancora commosso per la sua consacrazione, a prendere la parola davanti ad amici e fedeli presenti in Cattedrale: «Al termine di questa divina liturgia – afferma il neo frate predicatore – col cuore pieno di gioia e gratitudine, elevo anzitutto alla Santissima Trinità il mio canto di ringraziamento per il dono ineffabile della vocazione ministeriale e religiosa e per le meraviglie che lo Spirito ha operato su di me. A voi tutti rivolgo i mio grazie perché, nonostante le ristrettezze sanitarie, avete condiviso con me questo momento di preghiera intenso, segno di amicizia e fraternità in Cristo. Un grazie a chi ha reso questa celebrazione lieta, dimostrando attenzione, sensibilità e discrezione. Abbiamo celebrato la misericordia del Signore. In quell’abbraccio, quel Signore che mi ha amato e, nella sua bontà, mi ha chiamato – nonostante la mia inadeguatezza – ad essere un umile servo per portare ai fratelli, con la forza sacramentale dell’Ordine dei frati predicatori, il lieto annuncio del suo Vangelo, per proclamare a tutti l’opera meravigliosa della salvezza, mediante la celebrazione dei sacramenti e l’esercizio della carità».

About Davide De Amicis (4556 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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