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“A un vescovo non basta avere il cuore nel mondo, deve avere il mondo nel cuore”

«Immunizzare la Comunità ecclesiale – esorta il cardinale Petrocchi, rivolgendosi a monsignor D'Angelo - dalla “peste” delle divisioni e delle collusioni con mentalità egoistiche e settarie. L’unità è il bene prezioso da invocare, l’ossigeno spirituale che consente alla famiglia ecclesiale di respirare e di muoversi fruttuosamente. È il tesoro provvidenziale da cercare sempre e a qualunque costo"

Lo ha affermato domenica il cardinale Giuseppe Petrocchi, consacrando il nuovo vescovo ausiliare de L’Aquila, monsignor Antonio D’Angelo

L'ordinazione episcopale di monsignor Antonio D'Angelo

Da domenica pomeriggio monsignor Antonio D’Angelo è il nuovo vescovo ausiliare di L’Aquila, dopo che il cardinale arcivescovo Giuseppe Petrocchi lo ha consacrato nella basilica di Santa Maria di Collemaggio insieme ai co-consacranti, l’arcivescovo di Campobasso-Bojano monsignor Giancarlo Maria Bregantini e il vescovo di Termoli-Larino monsignor Gianfranco De Luca, alla presenza del cardinale di origine aquilana Enrico Feroci e dei vescovi della Conferenza episcopale abruzzese e molisana: «Motivato dalla ‘carità samaritana’ sarai artefice della ‘Chiesa in uscita’, mosso dalla volontà fattiva di raggiungere le ‘periferie esistenziali’, dove si condensano le povertà di antico e nuovo conio, e si concentrano sacche di forti criticità sociali. Sarai immesso in questa Chiesa, che imparerai a conoscere, amare e servire con lo stile del Buon Pastore».

Con queste parole il cardinale Petrocchi ha accolto il neo presule di origine molisana: «Quella aquilana – continua l’arcivescovo Petrocchi – ha una radicata e feconda tradizione cristiana, attestata anche dalla schiera di santi che ha generato nel corso dei secoli. Anche la storia civile mostra l’audacia indomita e la perseverante tenacia della sua gente. Ultimamente, la nostra comunità è stata “crocifissa” da tre terremoti, poi gravemente colpita dalla calamità pandemica. Ma oggi, insieme alle “piaghe” di quelle tragedie, mostra anche, con fierezza, i segni di una energica “Vita risorta”. Pure la ricostruzione urbanistica avanza e nella Città, come nei Centri periferici, si vanno gradualmente componendo i lineamenti di un volto sociale inedito e più bello». I

Il cardinale Petrocchi impone le mani su monsignor D’Angelo

In seguito il porporato ha elencato diverse attenzioni che un vescovo deve applicare per realizzare uno «slancio evangelico a raggio planetario, poiché, per un vescovo non basta avere il cuore nel mondo, ma occorre avere il mondo nel cuore. Ovvero vivere una spiritualità di comunione e custodire e promuovere il “Noi-fraterno”». Quindi il cardinale Petrocchi ha dato alcuni consigli al suo nuovo confratello: «In questo orizzonte dottrinale e pastorale – afferma – eserciterai il ministero di insegnare. Ma per agire come maestro devi essere anzitutto discepolo della Parola, condividendo insieme ai fedeli, la chiamata alla sequela del Signore. All’autorità occorre che si affianchi l’autorevolezza, la santa coerenza deve precedere e fondare il “dire” come l’“agire”. È una traiettoria spirituale che può essere percorsa solo con il sostegno della preghiera. Dovrai instancabilmente parlare ‘della’ Parola; parlare ‘con’ la Parola; lasciar parlare la Parola nelle espressioni verbali come nei tuoi comportamenti. Un ministero da svolgere in piena sintonia – di mente e di cuore – con il magistero del Papa, sapendo andare – quando necessario – contro corrente rispetto ai flussi culturali, contrari al Vangelo, che attraversano la nostra epoca, nella certezza che solo la fedeltà a Dio consente di servire autenticamente l’uomo. Ciò significa avere una speciale predilezione verso i poveri, i deboli, e gli scartati. Dovrai lavorare incessantemente su te stesso, con l’aiuto dei fratelli, per sviluppare una personalità che sia ‘ponte e non ostacolo per gli altri nell’incontro con Gesù Cristo Redentore dell’uomo».

Quindi Petrocchi ha espresso ancora una raccomandazione a monsignor D’Angelo: «Immunizzare la Comunità ecclesiale – esorta – dalla “peste” delle divisioni e delle collusioni con mentalità egoistiche e settarie. L’unità è il bene prezioso da invocare, l’ossigeno spirituale che consente alla famiglia ecclesiale di respirare e di muoversi fruttuosamente. È il tesoro provvidenziale da cercare sempre e a qualunque costo». Quindi la conclusione del cardinale: «Siamo chiamati ad avanzare sul binario della sinodalità – conclude l’arcivescovo de L’Aquila – “sinodalizzare” la mente, il cuore e i comportamenti è un’impresa che può essere realizzata solo ‘insieme’ e in una condivisa fedeltà allo Spirito del Risorto. In questa direzione si proiettano il dialogo ecumenico e interreligioso, come anche la ricerca di incontro fraterno con gli uomini di buona volontà».

Foto: Chiesa di L’Aquila

About Davide De Amicis (4384 Articles)
Nato a Pescara il 9 novembre 1985, laureato in Scienze della Comunicazione all'Università degli Studi di Teramo, è giornalista professionista. Dal 2010 è redattore del portale La Porzione.it e dal 2020 è direttore responsabile di Radio Speranza, la radio della Chiesa di Pescara-Penne. Dal 2007 al 2020 ha collaborato con la redazione pescarese del quotidiano Il Messaggero. In passato è stato direttore responsabile della testata giornalistica online Jlive radio, ha collaborato con Radio Speranza, scritto sulla pagina pescarese del quotidiano "Avvenire" e sul quotidiano locale Abruzzo Oggi.
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