Monsignor Giovanni Gaspari nunzio apostolico in Corea e Mongolia
Stamani Papa Francesco ha nominato il pescarese monsignor Giovanni Gaspari, attuale nunzio apostolico in Angola, São Tomé e Prìncipe, nuovo nunzio apostolico in Corea e Mongolia. Il 21 settembre 2020 monsignor Gaspari era stato assegnato alla nunziatura apostolica africana dal Papa, che lo aveva elevato alla dignità di arcivescovo nella sede episcopale di Alba Marittima. L’ordinazione episcopale era avvenuta il 17 ottobre 2020, nella basilica di San Pietro, ad opera del cardinale segretario di Stato vaticano Pietro Parolin.
Monsignor Giovanni Gaspari, nato a Pescara il 6 giugno del 1963, è stato ordinato dall’allora arcivescovo monsignor Antonio Iannucci il 4 luglio del 1987 ed è laureato in Diritto canonico oltre che licenziato in Teologia morale. Prima di frequentare l’Accademia pontificia, per entrare nel Servizio diplomatico della Santa sede nel 2001, ha lavorato in diocesi come segretario arcivescovile, quindi come responsabile del Centro vocazionale diocesano e ancora come padre spirituale del Seminario minore e cancelliere arcivescovile.
Prima di diventare nunzio apostolico in Angola, il vescovo pescarese aveva svolto diversi incarichi diplomatici all’estero: dapprima come segretario di nunziatura in Albania e in Iran, poi come consigliere di nunziatura in Messico e nei Paesi baltici. In seguito era rientrato a Roma per lavorare nella Segreteria di Stato in qualità di collaboratore del Sostituto per gli affari pubblici, continuando ad occuparsi dei rapporti dei Paesi baltici. Monsignor Giovanni Gaspari è poliglotta, parlando correntemente inglese, spagnolo e francese.
Ora, dunque, dopo tre anni e mezzo di servizio in Africa, monsignor Gaspari andrà a ricoprire un delicato e importante incarico diplomatico nella difficile Corea, divisa tra il regime autoritario di Kim Jong-un in Corea del nord (uno dei Paesi in cui le persecuzioni a carico dei cristiani sono più feroci) e la democratica Corea del sud, nonché nella remota Mongolia, cerniera tra Russia e Cina.