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Il de”cesso” del giornalismo venduto al guadagno

LaPorzione.it torna più forte e annuncia la morte della notizia grazie ad un periodico locale

Torna dopo un salto di due settimane l’editoriale di LaPorzione.it. Righe difficili, battute lente, pensieri contrastanti, tra la paura di sentirsi inutili nel marasma della rete e la presunzione di voler cambiare il mondo. Tornano i tratti in Times del direttore dopo un lutto importante; era una morte annunciata, preparata da un coma profondo, ma i decessi arrivano comunque e sempre inattesi: la morte del giornalismo.

Pesano le dita, nel digitare consonanti e vocali che suonino bene insieme, dopo la notizia che possano esistere riviste mercenarie e di conseguenza redattori menzogneri. Starete già sghignazzando sotto i baffi pensandomi idealista, o peggio illuso, forse visionario o ancora disinformato sulla realtà editoriale, ma il giornalismo che ho sognato, che ho scelto di abbracciare, che ho studiato, non è senza dubbio questo. Non si tratta solamente di editori invadenti che si vendono ai propri interessi, non si tratta di carta stampata alienata alla pubblicità, non si tratta di amministratori interessati solo al risparmio e all’incameramento degli utili, non si tratta di un servizio senza gratificazioni, ma della nascita di un periodico che ha come mission la vendita degli spazi, non quelli dedicati agli sponsor, ma alle news, alle interviste, ai corsivi. Il primo segno del decesso – senza il “de” il periodo suonerebbe ugualmente bene, o forse meglio – è stata una telefonata gentile, con la presentazione della nuova esperienza, già nelle edicole abruzzesi, per organizzare una intervista. Non mi meravigliava la richiesta, non è la prima volta che accade, ma mi lasciava perplesso il fatto che negli ultimi giorni non avessi inviato comunicati stampa degni di spazio. L’incontro con l’inviata svelava l’arcano. «Noi non facciamo articoli su lanci di agenzie – affermava la Lilli Gruber locale – ma andiamo sul posto, intervistiamo e poi lavoriamo», come se laPorzione.it e tanti altri non facessero allo stesso modo. Cavolo, ho lavorato in un piccolo quotidiano di cronaca locale e in giro ci andavo.

«Non so se per telefono le hanno spiegato – continuava con un po’ di difficoltà, segno di un briciolo ancora esistente di dignità – ma…». Interrompevo la donna e anticipavo la meraviglia nella richiesta dell’intervista senza poter partire da un fatto di cronaca «…ma ho compreso – dichiaravo orgoglioso – che le sue domande riguarderanno le attività sociali della diocesi». «… Ma – proseguiva la stessa meravigliata di non essere stata ben annunciata – gli articoli sono a pagamento».

Un momento di silenzio, un sorrisetto maligno e senza imbarazzo congedavo la gentil signora ovviamente dopo aver chiesto – per un eventuale e futuro nostro spazio “pubblicitario” – le somme da investire per comparire sul bimestrale.

700euro per un articolo e foto di mezza pagina, praticamente un duemila battute, 1000euro per una pagina intera, con sconto della casa e – udite udite – 10000euro (diecimila euro) per una copertina e un pezzo di apertura su carta patinata, spazio dedicato – o meglio pagato – nel numero in corso ad – o da – un famoso, almeno nelle parrocchie della zona – consigliere regionale. Anche questo sulle spalle dei contribuenti?

«Requiem aeternam dona eis, Domine», è la preghiera che esce spontanea, dove quell’“eis” plurale è digitato volontariamente per non offendere nessuno o tutti. Da cattolico poco buono e con un briciolo di fede credo almeno nella risurrezione della carta stampata o delle righe non stampate online, credo nella lealtà di tanti, credo che i soldi non possano comprare sempre la cronaca, la storia, il globo, credo che, come laPorzione.it, in tanti ancora pensino il giornalismo come un servizio e lo esercitino prima ancora di essere pagati – anche su questo andrebbero sprecati editoriali!

About Simone Chiappetta (551 Articles)
Direttore responsabile del notiziario online "Laporzione.it" e responsabile dell'Ufficio per le Comunicazioni Sociali dell'Arcidiocesi di Pescara-Penne. Laureato in Scienze della Comunicazione sociale e specializzato in Giornalismo ed Editoria continua la ricerca nell'ambito delle comunicazioni sociali. E' Regista e autore di
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1 Comment on Il de”cesso” del giornalismo venduto al guadagno

  1. stefania // 20 Febbraio 2011 a 13:51 //

    Purtroppo è una cosa ben nota da molto tempo tra gli adetti ai lavori! vedi l’uscita cronica di libri da parte di giornalisti anche d’inchiesta. Purtroppo la carta stampata è in crisi gravissima, ciò è anche colpa della scuola, ne parlavo qualche giorno fa con un anziana insegnante, ormai non si fanno fare più ricerche di attualità a scuola con il ritaglio e conseguente archivio( tipico di ogni accurato giornalista) per argomenti: mi spiegate come si possa svolgere un buon tema di attualità! forse con i classici libri con temi svolti (tutta roba pre digerita).Vi racconto 1 anedoto più di 15 anni or sono frequentavo le superiori e stavo svolgendo 1 tema sulla festa della donna sapete che la mia insegnante di italiano non sapeva la causa della scelta dell’8 marzo! allucinante vero!
    Se non si impara da piccoli a leggere 1 giornale e cosa rara che lo si farà da adulti anche xchè è 1 buon mezzo per la formazione della propria coscienza critica anche solo sentendo l’opinione del giornalista (prerferirei che quelli nazionali si ispirassero ai corrispondenti delle zone calde). Amo andare agli incontri per gli adetti ai lavori,giornalisti, peccato che non si approfitti degli eventi presenti in regione come l’Atrifilmfestival,il premio Russo,ealtre manifestazioni presenti per non dilungarmi( soprattutto amo il reportage).
    Credo che i giornali,a mio avviso, debbano essere dei luoghi dove si debba esprimere il proprio parere , senza strumentalizzazioni, e con l’abbuso di carte giudiziarie, che serve solo a renderli tutti delle Novella 2000, perdendo anche la poca credibilità rimasta; anche per che le opinioni sono molto retoriche e poco attinenti ai fatti e all’esercizio della memoria!!!!!!!!
    Non voglio più essere costretta ad abbonarmi a riviste specializzate per avere il quadro completo dei nessi globali (causa-effetto degli eventi) come la guerra del pane nei paesi islamici a noi vicini (e non come dicono all’onda verde) è accaduto a causa della mancata fornitura di grano da parte della russia ma non perchè ci sono stati incendi ma xchè ha preferito venderlo ai cinesi che pagano molto di più ecc.ecc.
    Purtroppo sono costretta ad ammettere che per essere informati corettamente ed in modo completo bisogna diventare degli esperti in campi non consoni ai propri.

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