Don Max, il parroco della legalità

Don Massimiliano De Luca, 43 anni da Pescara, è lui il motore di quella che si potrebbe definire la “Primavera di Fontanelle”, quella spinta inarrestabile verso il ritorno alla legalità in cui ha saputo coinvolgere le 514 famiglie di gente onesta, esasperata, stanca di convivere con spacciatori e tossicodipendenti. È lui, il parroco di Fontanelle amato e rispettato dalla sua gente che lo chiama semplicemente don Max il quale, per coraggio, audacia e temperamento, ricorda quel don Luigi Merola che nel quartiere napoletano di Forcella riuscì a riportare l’occhio vigile delle istituzioni, denunciando i camorristi che gestivano lo spaccio.
Così lui ha denunciato il caso “Fontanelle”, pronunciando a voce e testa alta il nome di Massimiliano Cerasoli, il “boss” del quartiere il quale, prima di venire arrestato aveva giurato vendetta nei confronti di Nello Raspa e di coloro che avevano agevolato la presenza delle forze dell’ordine: «Mi ha fatto molto piacere – ha commentato don Max – l’arresto di Cerasoli soprattutto per Nello Raspa, colui che per primo ha lottato in prima linea, al quale si è resa un po’ di giustizia dopo gli agguati subiti. Ora starà ai giudici non far tornare chi alimenta il degrado».
Lo stesso don Max, in un’ammirevole metamorfosi, è diventato un abile “politico” e, venerdì scorso, non ha fatto mancare la sua presenza tra i banchi del Consiglio comunale, reclamando una presenza maggiore della polizia nel quartiere, gli sfratti di chi delinque, l’apertura di una scuola e di una farmacia per ripristinare la vivibilità del quartiere. Il parroco di San Pietro Martire ha assistito, quindi, al susseguirsi degli interventi dei consiglieri, apprezzando il loro sforzo, mantenendo però un margine di scetticismo: «Dai frutti vi riconosceranno – commenta don Massimiliano De Luca, citando le Scritture – Ho imparato a credere in Dio e anche negli uomini, ma lasciatemi almeno il beneficio del dubbio visto quello che gli uomini hanno combinato, in vent’anni, a Fontanelle».
E infine, don Massimiliano sabato sera, ha condotto il suo popolo sotto le case dei criminali, attraverso una fiaccolata che ha tradotto in pratica tutta la voglia di una comunità oppressa, di tornare alla libertà: «Questa gente – ha evidenziato il parroco di Fontanelle – ha dovuto subire le angherie di quei delinquenti che li hanno costretti a vivere con le finestre chiuse, perché sotto casa c’era il tossicodipendente che veniva ad acquistare la droga e sabato hanno detto basta a tutto questo».
E la manifestazione ha dato ragione a don Max e alla sua gente visto che, negli ultimi giorni, gli arresti a Fontanelle si susseguono con cadenza pressoché quotidiana: «Ora però – ha concluso don Max – bisogna abbandonare i toni forti da “corteo sindacale” che abbiamo utilizzato in marcia, anche per gettare ponti verso coloro che non vogliono cadere nel baratro e possono ancora salvarsi dalla criminalità. Il mio obiettivo, sarà quello di fare pressing sull’amministrazione comunale. Abbiamo bisogno di servizi e centri di aggregazione per evitare che, quando si saranno spenti i riflettori delle telecamere, si torni come prima».