In bilico tra discriminazione e integrazione
Si è svolto lo scorso venerdì, presso la sala polifunzionale della parrocchia pescarese della Madonna del Fuoco, l’importante convegno dal titolo “Tra passato, presente e futuro: discriminazione_integrazione@legalità.rom”, un appuntamento voluto e organizzato dal Centro ricerche Ciliclò, dalla Federazione romanì, dall’associazione RomSinti@, dalla Fattoria Sociale Bravalipè e dalla Caritas dell’arcidiocesi di Pescara-Penne, per fare il punto della situazione sul livello di integrazione raggiunto dalla comunità Rom in Abruzzo e in Molise.
Insomma il convegno è stato un utile trampolino di lancio per consentire ai Rom di aprire un confronto, facendo sentire la propria voce contro ogni forma di discriminazione. Non a caso, la sala polifunzionale è stata gremita da 200 partecipanti dei quali, più del 70%, appartenenti alla comunità Rom locale: «In questi anni – ha esordito Nazzareno Guarnieri, Presidente della Federazione romanì – ho parlato a platee molto più numerose di queste. Oggi però difficilmente trattengo l’emozione, perché è la prima volta che parlo davanti ad una partecipazione Rom così sentita e numerosa».
Sono stati numerosi i contributi offerti alla riflessione da esponenti della politica locale, come l’assessore comunale al Sociale Guido Cerolini, il consigliere regionale Marinella Sclocco e l’assessore regionale alla Legalità Carlo Masci. Tra gli altri, a sorpresa, è intervenuto anche il Procuratore capo della Repubblica di Pescara, rimarcando l’azione onesta ed obiettiva, condotta dalle istituzioni, nei confronti dell’etnia Rom: «Da parte delle istituzioni – ha spiegato Nicola Trifuoggi – c’è la piena consapevolezza che è una minoranza dei cittadini Rom a macchiarsi di atti criminosi. Purtroppo per colpa di pochi ne va di mezzo la reputazione di tutti. L’invito che faccio alla vostra comunità è quello di isolare i soggetti dannosi e continuare in questo percorso teso a rivendicare la vostra dignità».
E i Rom, dal canto loro, se da un lato si dissociano dai reati commessi da singoli criminali, sollecitando la politica affinché elabori dei percorsi d’integrazione culturale che arricchisca la loro vita, senza però costringerli a rinunciare agli usi e costumi originari, dall’altro lamentano ancora una forte ostilità mostrata dagli abruzzesi: «Se in Abruzzo – ha osservato Guarnieri – persone Rom con un buon livello di istruzione e formazione chiedono il cambio del cognome per cercare di sfuggire alla discriminazione, significa che viviamo in una democrazia malata, perché la qualità della democrazia si misura da come la maggioranza tratta le minoranza».