Governo Monti: medicina amara, ma necessaria
«In Italia, più che altrove, c’è un problema profondo: da dove viene la sovranità?». Lo ha detto ieri, presso la sede del Consiglio nazionale economia e lavoro, Giuseppe De Rita, presidente del Censis, in chiusura della presentazione del rapporto “La ricomposizione del noi”, promosso da 50&Più e Censis tra gli adulti over 50, ai quali è stato chiesto come stiano vivendo questo momento di crisi nei tre ambiti del sociale, del privato e del politico: «Quello che spaventa di più – approfondisce l’analisi di De Rita – è la fine della sovranità dello Stato, che significa poi la fine della politica, dei corpi intermedi come cinghia di trasmissione verso la politica».
Insomma, in questo momento, in Italia esisterebbe una certa “ambivalenza” per cui la sovranità slitta sempre più verso l’alto, verso la finanza internazionale e i mercati e la dimensione orizzontale invece perde peso, non fa più decisione diventando il cinguettio dei twitter: «In questo contesto – ha riflettuto il presidente del Censis – lo Stato non esiste più, come sta accadendo in Grecia, ma vivere in una realtà senza governo è come vivere in un’azienda senza padrone, in una casa senza il padre».
Il rischio, a detta del noto sociologo – in un Italia in cui in alto c’è Monti, considerato giustamente dagli over 50 irrinunciabile in questa fase così delicata, e ancora la finanza internazionale ed i mercati, è quello di una società eterodiretta, anche dal punto di vista etico: «In questa logica – ha sottolineato Giuseppe De Rita – i corpi intermedi non devono esistere, perché non corrispondono a questo tipo di legittimazione verticale e sovrana».
È così che gli ultracinquantenni si accontentano di stare in basso, rintanandosi nell’orizzontalità, ma è nel pragmatismo di tutti i giorni che gli italiani ridiventano se stessi. Dunque l’Italia è divenuta un Paese soddisfatto di vivere in orizzontale, mentre i meccanismi decisionali vanno verso una sovranità altra da noi. In questo scenario ecco che la piccola città diventa un luogo mitico, nel quale si vive bene, si lavora bene e si ha un buon rapporto con l’altro.
La tesi dello studioso conclude quindi che noi italiani stiamo preparando una deriva populista della politica, essendo in presenza di un “populismo culturale” che sta preparando quello politico: «La sovranità verticale – ha avvertito il sociologo – riduce la capacità della base di avere un’identità. Attraversiamo un momento delicato, che ha bisogno della responsabilità dei vecchi, di chi avverte che questi sono processi storici profondi, che vanno analizzati e governati».
Il “noi”, quindi, ha un senso se diventa verticale: «Per questo – ha concluso De Rita – è necessario recuperare la validità dei corpi intermedi, come cinghia di trasmissione irrinunciabile, per non appiattirsi su un qualunquismo orizzontale». Ma la ricerca del Censis, “La ricomposizione del noi”, non si è fermata semplicemente ad analizzare il mutamento della sovranità in Italia, andando anche a misurare il tasso di fiducia degli italiani nel governo Monti, definito una medicina amara, ma necessaria, dopo un lungo periodo di mancanza di responsabilità e attenzione da parte della politica.
E in tutto questo, è importante comprendere anche quale sia la visione generale espressa nei confronti dell’Europa, intesa come un qualcosa su cui lavorare e da promuovere. I partiti politici, inoltre, vengono visti semplicemente in caduta libera. Uno scenario illustrato da Elisa Manna, responsabile delle Politiche culturali del Censis. Nello specifico, il governo Monti viene visto come “una soluzione transitoria per affrontare una situazione difficile dal 38,6% dei 1.200 intervistati, mentre il 28,1% lo considera “la soluzione migliore che potessimo trovare”, anche se per il 28,3% segna comunque il “fallimento della politica”. Parlando poi delle misure di rigore, il 50,2% del campione le giudica necessarie: “Monti è irrinunciabile”.
Nonostante ciò, gli over 50 non sono disposti a fare ulteriori sacrifici, infatti il 76,1% di loro sostiene che ora bisogna puntare sulla patrimoniale e ancora il 54% di loro si dichiara europeista convinto e quasi nessuno di loro pensa che l’uscita dall’euro del nostro Paese sia una buona idea. A maggior ragione, il 48,2% si dice favorevole alla costituzione di un governo europeo. E con la promozione del governo Monti stride, invece, la secca bocciatura decretata nei confronti dei partiti politici dagli over 50, i quali sono affetti da una sfiducia cronica verso questi ultimi, considerati la rappresentazione di se stessi o di gruppi di potere dall’81%, mentre per il 71,4% rappresentano grandi interessi economici.
Il 79% degli intervistati dichiara che i partiti “dovrebbero rappresentare parti di società, ma evidentemente non lo fanno”. Ma uno spiraglio per un recupero della credibilità nei loro confronti c’è ancora, infatti il 32,8% ritiene che “il rilancio della politica può avvenire attraverso un profondo rinnovamento della forma partito”. E gli ultracinquantenni manifestano una forte vitalità partecipativa, dichiarandosi favorevoli ad un esercizio consapevole ed intenzionale di forme di democrazia diretta, specialmente attraverso internet e i social network.
Un ruolo fondamentale, per la stabilità, spetta poi alla famiglia la quale viene considerata un “bene rifugio” dal campione intervistato, che dichiara di avere rapporti pienamente soddisfacenti all’interno di essa, specialmente per la possibilità di ricevere aiuto e sostegno rispetto ai disagi esterni come riconosce l’83% degli intervistati. Risulta infine problematico il rapporto tra famiglia e società italiana nel suo complesso, una relazione contraddistinta da distanza e mancanza di dialogo. Il 44% afferma così che la famiglia italiana cerca di ottenere dallo Stato quello che può e poi si arrangia da sé, mentre il 15,4% denuncia: «Ognuno prende quello che può, senza considerare gli eventuali danni per la società».