Volontariato: un fenomeno “indecifrabile”

Quello del volontariato è un fenomeno difficile da misurare, ma offre un contributo importante per il benessere della società. Lo ha reso noto il rapporto curato dall’Unv, il programma dei Volontari delle Nazioni Unite, e da Lapsus, il Laboratorio per la Sussidiarietà, in collaborazione con il Centro di documentazione sul volontariato ed il terzo settore, nonché con l’Istituto Luigi Sturzo.
Il primo rapporto sullo stato del Volontariato nel mondo, presentato stamani a Roma, è stato già illustrato ai delegati nazionali dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite lo scorso 5 Dicembre e da esso risulta che il fenomeno è assolutamente rilevante in termini numerici, per quanto il suo successo venga in realtà offuscato dalla carenza di metodi di misurazione uniformi: «È essenziale – ha affermato Flavia Pansieri, coordinatrice esecutiva del Programma Unv – mettere a disposizione dei governi dati attendibili, in modo che essi possano essere utilizzati nelle strategie di sviluppo per sfruttare appieno questa risorsa preziosa per il benessere di ogni paese».
Comunque secondo uno studio recente il valore del volontariato, avendo come riferimento le sole organizzazioni della società civile, equivale al 3% del Prodotto interno lordo nei Paesi avanzati attestandosi, invece, intorno allo 0,7% nei Paesi in via di sviluppo e nelle economie in transizione. Inoltre, in uno studio del 2008 su 36 paesi, la Svezia era in testa con il 5,1%, seguita dalla Norvegia con più del 4,4%, la Francia con il 3,7%, il Regno Unito con il 3,6% e l’Italia e la Spagna con l’1,5% ognuna. L’analisi, però, prende in considerazione i soli volontari presso le organizzazioni della società civile, non includendo il volontariato informale e tutto questo rende i dati difficili da confrontare.
Osservando poi il fenomeno da un punto di vista continentale, un altro recente studio della Commissione Europea ha quantificato in un numero compreso fra i 92 e i 94 milioni gli adulti volontari, nell’Unione Europea. Tra i benefici apportati dall’azione del volontariato figurano la creazione di capitale sociale, la coesione e l’inclusione sociale, lo sviluppo socio-economico e l’autoaffermazione, ma anche l’impatto sul benessere individuale e collettivo. Tra l’altro, nel mondo, molti servizi pubblici si reggono proprio sull’opera del volontariato, presente perfino tra coloro che vivono in povertà: «Mentre sta diminuendo – precisa il rapporto – la partecipazione dei giovani nelle organizzazioni formali, sembra affermarsi una forma meno strutturata di impegno, come nel caso del volontariato online».
Il rapporto, infine, ricorda che mentre l’azione volontaria non protende alla remunerazione economica, al contrario, contempla il rimborso delle spese e giustifica alcuni pagamenti: «Tuttavia – sottolinea il rapporto – le amministrazioni non dovrebbero sfruttare il volontariato per giustificare una riduzione dei servizi da esse forniti». Ma in questi bui tempi di crisi, non c’è da giurarci che questo principio etico venga effettivamente rispettato.
Bella la seconda foto!!!!