In Italia o all’estero, l’importante è lavorare

Accettano un lavoro non pienamente in linea con desideri ed aspettative e sono disponibili a trasferirsi all’estero per migliorare le proprie opportunità occupazionali. Sono questi i dati emergenti da un’indagine che l’Istituto Toniolo ha recentemente commissionato all’Ipsos, così da raccogliere informazioni dettagliate sui valori, i desideri, le aspettative, i progetti di vita e la loro realizzazione presso le giovani generazioni nel nostro Paese.
Infatti dai dati diffusi in settimana, ottenuti da un campione di 4.500 giovani tra i 18 ed i 29 anni, è emerso che, tra chi ha un lavoro, solo il 20% è pienamente soddisfatto dell’attuale impiego mentre oltre il 25% è poco o per nulla soddisfatto, un dato che al Sud aumenta fino a un giovane su tre. E ancora, un giovane su due si adegua ad un salario notevolmente più basso rispetto a quello che considera adeguato e il 47% del campione si adatta a svolgere un’attività che non è coerente con il suo percorso di studi.
Ma analizzando il motivo di perdita del primo lavoro, tra chi oggi è senza occupazione, per quasi la metà dei casi la motivazione è da ricollegare alla scadenza del contratto, il 46,1% rispetto a meno del 15% che ha lasciato il lavoro in quanto insoddisfatto dello stesso e senza aver individuato altre alternative. Ma i giovani italiani, pur di lavorare, non badano di certo alla distanza e sono ben disposti ad andare all’estero: «Quasi il 50% dei giovani (48,9%) – ha spiegato una l’Istituto Toniolo attraverso una noto – si dichiara pronto ad andare all’estero per migliorare le proprie opportunità di lavoro. Solo meno del 20% non è disposto a trasferirsi».
Nello specifico, i più decisi a muoversi sono i giovani del Nord, con oltre il 52% dei casi, gli uomini più delle donne. Ha poi destato curiosità comprendere anche tra chi sta ancora studiando, come pensa di trovare lavoro. Ed il 70% degli intervistati si affiderà all’invio dei curriculum vitae, seguiti dal 53% che si affiderà al web, inserendo il proprio curriculum in siti specializzati. Non a caso il web, viene riconosciuto come uno strumento più importante rispetto alle Agenzie per il lavoro, alle quali pensa di rivolgersi 36% del campione.
Ma non demordono i tradizionalisti, con il 40% degli aspiranti lavoratori che si affida alle conoscenze familiari, il 43% che risponde alle inserzioni sui giornali, ma ad avere la meglio è sempre l’utilizzo di Internet, con una percentuale del 79%, secondo solo alle autocandidature verso le aziende, proposte nell’87% dei casi. Non si attenua, infine, la percentuale di giovani che non studiano e non lavorano, i cosiddetti “Neet”, i quali raggiungono il 20% degli under 30. Sono questi ultimi, di conseguenza, le persone più demotivate e più disilluse rispetto al proprio futuro.