Una Chiesa al tempo stesso petrina e mariana
«Dopo circa cinquant’anni possiamo oggi valutare con serena oggettività la portata epocale del capitolo ottavo della Lumen Gentium, che, come il seme sparso sul terreno buono, ha dato sviluppo alla ricerca mariana trasformandola in pianta feconda di fiori e di frutti». Lo ha detto ieri pomeriggio a Roma, nella prolusione ai lavori del ventitreesimo Congresso mariologico internazionale in svolgimento presso la basilica di Santa Maria Maggiore, il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi.
Il suo intervento, condotto davanti a centinaia di studiosi, teologi e ricercatori in campo mariologico giunti da ogni parte del mondo, ha avuto come titolo “Il perché di un innegabile protagonismo in ambito mariano”, e ha spaziato dal Concilio Vaticano II alla mariologia dei giorni nostri. Innanzi tutto il porporato ha affermato che siamo di fronte, sia a livello di studiosi che di pietà popolare e spiritualità, ad una innegabile primavera mariana postconciliare, indicando tre cause per questo rilancio di una mariologia scientifica di alta qualità teologica, che ha saputo riplasmare non solo il discorso dottrinale su Maria, ma anche la pietà del popolo cristiano e la sua spiritualità: «Mi riferisco – ha spiegato il cardinale Amato – al protagonismo del magistero pontificio, ad alcuni dinamici laboratori di studi mariani e, infine, a una salutare impostazione metodologica».
Riguardo poi al protagonismo del magistero pontificio, ha citato dapprima Paolo VI con le sue encicliche mariane e le esortazioni apostoliche che hanno superato il paradossale silenzio scientifico del post-Concilio:«Di eccezionale ricchezza – ha quindi aggiunto il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi – è stato poi il contributo del magistero mariano di Giovanni Paolo II. Nei ventisette anni di pontificato, papa Wojtyla ha rivisitato tutto intero il mistero di Maria non solo dal punto di vista dottrinale, ma anche da quello pastorale, catechetico, ecumenico e spirituale». Mentre, riferendosi all’attuale Pontefice, lo studioso ha precisato che è ancora tutto da studiare il contributo mariologico del Santo Padre Benedetto XVI, prima e durante il suo pontificato.
Infatti, secondo il cardinale, gli ultimi Pontefici in ordine temporale hanno determinato chiaramente il reciproco orientamento di Pietro e Maria, come due figure che hanno definito i principi della realtà della fede cattolica, ovvero il principio “petrino” e il principio “mariano” come parti essenziali e costitutive della Chiesa ed entrambi con funzione di mediazione tra l’umanità e Cristo: «Nella realtà della Chiesa – ha concluso il porporato – i due princìpi non solo non sono contrapposti ma si compenetrano reciprocamente, per cui la Chiesa è contemporaneamente petrina e mariana».