“La Resurrezione è il cuore della nostra speranza”
«La morte e la Resurrezione di Gesù sono il cuore della nostra speranza e senza questa fede nella morte e resurrezione di Gesù, la nostra speranza sarà debole, non sarà più speranza». È questo il messaggio espresso da Papa Francesco nel corso dell’udienza generale di questa mattina, con la quale ha ripreso le catechesi sull’Anno della Fede tenute da Benedetto XVI, approfondendo dapprima la parte del Credo in cui affermiamo che “il terzo giorno è resuscitato secondo le scritture”: «La Resurrezione – ha spiegato Papa Francesco – è il cuore della nostra speranza. Spesso, però, si è cercato di oscurare questa fede, e negli stessi credenti si sono insinuati dubbi. È un po’ quella fede all’acqua di rose che abbiamo noi, quando siamo occupati nelle cose che si ritengono più importanti della fede, o imprigionati in una visione solo orizzontale».
È proprio la Resurrezione invece, secondo il Santo Padre, ad aprire l’uomo ad una speranza più grande e questo porta a vivere con più fiducia nella vita quotidiana, illuminandola con una luce nuova: «La Resurrezione di Cristo – ha sottolineato il Pontefice, sostenuto dall’applauso dei fedeli presenti in piazza San Pietro – è la nostra forza». Un’ampia parte del suo discorso, successivamente, Papa Francesco l’ha dedicata proprio ai testimoni della Resurrezione, specie a quelli “meno considerati”: «Come testimoni della Resurrezione – ha osservato il Santo Padre – vengono ricordati solamente gli uomini, ma non le donne: questo perché le donne e i bambini a quel tempo non potevano rendere una testimonianza credibile. Nei Vangeli, invece, le donne hanno un ruolo fondamentale, primario: sono loro le prime testimoni. Questo dice che Dio non sceglie secondo criteri umani e ciò è bello».
In seguito il Papa ha proseguito con la catechesi, tenuta a braccio: «È un po’ – ha riflettuto Papa Bergoglio – la missione delle donne, delle mamme, dare testimonianza ai figli, ai nipoti, che Gesù è il vivente. Mamme e nonne, avanti con questa testimonianza!». Insomma, il Pontefice ha assicurato che per Dio conta il cuore, sottolineando come le donne della Chiesa abbiano avuto, e hanno anche oggi, un ruolo particolare nell’aprire le porte al Signore, nel seguirlo e nel comunicare il suo volto: «Dio – ha puntualizzato Papa Francesco – ha sempre bisogno dello sguardo semplice e profondo dell’amore. I discepoli fanno fatica a credere, le donne no. Infatti, le prime testimoni della Resurrezione di Gesù furono le donne, che all’alba si recarono al sepolcro e trovarono il primo segno, la tomba vuota».
Le donne, quindi, hanno il primato dell’amore e sanno accoglierlo con fede e da subito non lo tengono per sé, trasmettendolo: «Questo – ha ricordato il Santo Padre – dovrebbe accadere anche nella nostra vita. Sentiamo la gioia di essere cristiani, il coraggio di uscire per portare questa gioia e questa luce in tutti i luoghi della nostra vita. La Resurrezione è la nostra più grande certezza, il tesoro più prezioso, che dobbiamo condividere con gli altri, perché non è soltanto per noi». Sempre tra gli applausi, il discorso del Papa ha continuato a rivolgere altre parole dedicate alle donne: «La fede – ha esortato – si professa con la bocca e con il cuore, con la parola e con l’amore. L’incontro con il Risorto trasforma, dà nuova forza alla fede. Lasciamoci illuminare da Cristo risorto, lasciamoci trasformare dalla sua forza, perché anche attraverso di noi nel mondo i segni della morte lascino il posto ai segni di speranza».
Ma visti i tanti giovani presenti in piazza San Pietro, Papa Francesco non poteva non rivolgere anche a loro un caloroso pensiero: «Avanti, giovani! – ha esclamato il Papa – Portate avanti questa certezza: il Signore è vivo e cammina al nostro fianco nella vita. Questa è la vostra missione, portate avanti questa speranza. Tenete forte la corda, siate ancorati e portate avanti la speranza! Portate avanti la certezza che Gesù è vivo, e questo dà speranza al mondo, per vincere il male e il peccato».
Tra le delegazioni di fedeli presenti in piazza, poi, non è sfuggita la presenza dei diecimila giovani, per lo più quattordicenni, provenienti dall’arcidiocesi di Milano e accompagnati dal cardinale Angelo Scola: «Davvero sono entusiasti questi milanesi, eh? – ha ironizzato Papa Francesco -. Cari ragazzi – ha poi aggiunto – prego per voi, perché la vostra fede divenga convinta, robusta, come una pianta che cresce e porta buoni frutti. Il Vangelo sia la vostra regola di vita, come lo fu per san Francesco d’Assisi. Leggete il Vangelo, meditatelo, seguitelo: umiltà, semplicità, fraternità, servizio; tutto nella fiducia in Dio Padre, nella gioia di avere un Padre nei cieli, che vi ascolta sempre e parla al vostro cuore. Seguite la sua voce, e porterete frutto nell’amore, cari ragazzi».
Un’ udienza, quella di oggi, attraverso la quale il Papa preso “quasi alla fine del mondo”, ha ancora una volta sorpreso e conquistato tutti: «La grande umiltà – ha riconosciuto il cardinale Scola –. È questa la qualità che meglio identifica e testimonia la continuità tra Papa Francesco e Benedetto XVI».