“Siamo testimoni fedeli dell’amore del Signore”
«Questa sera facciamo festa ricordando il nostro patrono San Cetteo vescovo che, nei primi secoli della Chiesa, diede la sua testimonianza di fede. A noi, probabilmente, nessuno chiederà mai una testimonianza di fede concreta fino al sangue, perché non viviamo in un luogo dove i cristiani vengono perseguitati, e ce ne sono nel mondo, ma se non siamo chiamati al martirio cruento senz’altro siamo chiamati ogni giorno alla nostra lotta interiore, per essere testimoni fedeli dell’amore del Signore».
Lo ha affermato ieri sera monsignor Tommaso Valentinetti, arcivescovo di Pescara-Penne, presiedendo il Solenne Pontificale in onore dei festeggiamenti in onore di San Cetteo, patrono della città di Pescara e dell’arcidiocesi, in una Cattedrale gremita di fedeli e di sacerdoti concelebranti, tra i quali spiccavano l’abate di San Cetteo don Francesco Santuccione ed il suo predecessore don Giuseppe Natoli: «Come ci ha detto – ha riflettuto l’arcivescovo nel corso dell’omelia – San Paolo Apostolo nella lettera agli Efesini: “La nostra battaglia, infatti, non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i principati e le potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, come gli spiriti del male che abitano nelle ragioni celesti”. Sì, la lotta interiore per realizzare il cammino della santità, perché tutti siamo chiamati alla Santità in virtù del nostro battesimo e di tutti i sacramenti che abbiamo ricevuto e che riceviamo costantemente. E allora, realmente, sia questa la nostra battaglia contro lo spirito del male che continua a tentarci e ci mette in situazioni difficili».
Ma nella testimonianza cristiana, oltre al cammino verso la santità, siamo tenuti anche ad annunciare la Parola di Dio specie in quest’anno della fede che va concludendosi: «Dobbiamo essere pronti – ha avvertito monsignor Valentinetti – a vivere sempre con la fede nel cuore, ricordando tutti i principali misteri della fede così come li recitiamo nel Credo, ma anche impegnandoci a trasmetterla in ogni circostanza e in ogni situazione».
Prima di concludere l’omelia, però, non è mancato il ricordo delle 312 vittime del naufragio di Lampedusa alle quali, oggi alle ore 19.30 presso la chiesa pescarese di San Pietro Apostolo, verrà dedicata una veglia di preghiera: «Si è trattato dell’ennesimo “barcone della speranza” – conclude il presule – che non è approdato nelle regioni italiane più lontane e più vicine all’Africa, dove muoiono decine di nostri fratelli e sorelle che affrontano questo viaggio con il desiderio di una vita migliore. Li vogliamo ricordare questi fratelli e vogliamo pregare per loro e per i loro familiari anche se sono di altre religioni e non appartengono alla nostra etnia».
Al termine della celebrazione eucaristica, come da tradizione, migliaia di fedeli si sono incolonnati dietro il busto raffigurante l’effige di San Cetteo, trasportato a spalla dagli scout, partecipando alla processione del patrono attraverso le principali arterie stradali cittadine, percorrendo dapprima via Gabriele D’Annunzio, il Ponte D’Annunzio, per poi snodarsi lungo via Caduta del Forte, corso Vittorio Emanuele, il Ponte Risorgimento, con la tradizionale sosta e benedizione al fiume (alla cui foce fu ritrovato il corpo di San Cetteo, il 16 giugno del 597, a seguito del suo martirio per annegamento nell’allora fiume Aterno, ndr), e quindi ha ripreso il proprio cammino in via Marconi, via Conte di Ruvo e di nuovo via Gabriele D’Annunzio con rientro in Cattedrale tra due ali di folla.
All’intera liturgia, hanno preso parte le autorità civili e militari: «Ancora una volta – ha commentato il sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia – abbiamo rivissuto la commozione generale della città riunita attorno a uno dei suoi simboli religiosi: Pescara ha saputo riscoprire e ritrovarsi nella tradizione delle celebrazioni di San Cetteo, il protettore di Pescara che nella preghiera, nella riflessione profonda offerta da tali eventi della fede, sa ogni volta rinnovare la propria unità come territorio, come comunità che conosce i valori della solidarietà, della mutua assistenza, del reciproco aiuto, valori che sono alle fondamenta di una società civile». Questo pomeriggio, infine, le celebrazioni patronali si stanno concludendo con la Santa Messa presieduta da monsignor Tommaso Valentinetti e da monsignor Michele Castoro, arcivescovo di Vieste-Manfredonia-San Giovanni Rotondo, al termine del convegno diocesano dei Gruppi di preghiera di Padre Pio.