“Tutti, nella Chiesa, siamo discepoli e missionari”
«Tutti nella Chiesa siamo discepoli, e lo siamo sempre, per tutta la vita, e tutti siamo missionari, ciascuno nel posto che il Signore gli ha assegnato». Lo ha detto ieri Papa Francesco, nella catechesi pronunciata all’interno dell’udienza generale del mercoledì, tornando a parlare del battesimo ovvero del sacramento che ci fa entrare nel popolo di Dio che cammina e trasmette la fede: «Il più piccolo è missionario – spiega il Papa -, e quello che sembra più grande è discepolo. Anche i vescovi e il Papa devono essere discepoli, perché se non sono discepoli non possono essere missionari, non possono trasmettere la fede. Tutti noi siamo discepoli e missionari, in quanto come di generazione in generazione si trasmette la vita, così anche di generazione in generazione si trasmette la grazia, e con questa grazia il popolo cristiano cammina nel tempo, come un fiume che irriga la terra e diffonde nel mondo la benedizione di Dio».
Per il Papa, dunque, c’è una catena nella trasmissione della fede e noi siamo un anello di questa catena, un passo avanti sempre, come un fiume che irriga la terra: «Dobbiamo trasmettere la fede ai nostri figli – esorta il Pontefice, parlando a braccio -, ai bambini, perché loro, quando diventeranno adulti, la trasmettano ai loro figli». Successivamente, Papa Francesco si è soffermato sulla dimensione comunitaria del sacramento: «Nessuno – riflette – si salva da solo. Siamo comunità di credenti e nella comunità sperimentiamo la bellezza di condividere l’esperienza di un amore che ci precede tutti, ma che nello stesso tempo ci chiede di essere canali della grazia gli uni per gli altri, malgrado i nostri limiti e i nostri peccati. La dimensione comunitaria non è solo una cornice, un contorno, ma è parte integrante della vita cristiana, della testimonianza e dell’evangelizzazione. La fede cristiana nasce e vive nella Chiesa – ricorda – e nel battesimo le famiglie e le parrocchie celebrano l’incorporazione di un nuovo membro a Cristo e al suo corpo che è la Chiesa».
E per dimostrare l’importanza del battesimo per il popolo di Dio, il Papa ha riportato ai 20 mila fedeli presenti in piazza San Pietro l’esperienza della comunità cristiana giapponese la quale, all’inizio del XVII, dovette subire una dura persecuzione: «Vi furono numerosi martiri – racconta Papa Bergoglio -, i membri del clero furono espulsi e migliaia di fedeli furono uccisi, tanto che non è rimasto in Giappone nessun prete. Allora, la comunità si ritirò nella clandestinità, conservando la fede e la preghiera nel nascondimento. E quando nasceva un bambino, il papà e la mamma lo battezzavano, perché tutti noi possiamo battezzare. Quando, dopo circa due secoli e mezzo, i missionari ritornarono in Giappone, migliaia di cristiani uscirono allo scoperto e la Chiesa poté rifiorire: erano sopravvissuti con la grazia del loro battesimo e avevano mantenuto, pur nel segreto, un forte spirito comunitario, perché il battesimo li aveva fatti diventare un solo corpo in Cristo. Erano isolati e nascosti, ma erano sempre membra della Chiesa – sintetizza il Papa -. Possiamo imparare tanto da questa storia. Imparate dalla Chiesa giapponese – conclude il Santo Padre, rivolgendosi ai fedeli di lingua araba provenienti dalla Giordania e dalla Terra Santa, raccontando loro la stessa storia».