Ritorno a messa disabili: “Favorire la partecipazione attiva senza improvvisare”
"Uno dei fattori maggiormente traumatici - afferma suor Veronica - è stato l’abbandono della routine. Si permetta loro di ritrovare il “solito posto” per reintegrare così la perduta “normalità”
Le persone disabili stanno tornando a messa con il desiderio, come gli altri membri della comunità, di «ritrovare una relazione con i differenti membri della comunità cristiana»; un desiderio tuttavia «non disgiunto dalla prudenza perché alcune tra le persone con disabilità che frequentano le nostre comunità parrocchiali hanno situazioni sanitarie difficili». Lo ha spiegato suor Veronica Donatello (Congregazione delle suore francescane alcantarine), responsabile del Settore per la catechesi delle persone disabili dell’Ufficio catechistico nazionale della Conferenza episcopale italiana (Cei) – intervistata per il numero di giugno (edizione digitale gratuita) della “Rivista di pastorale liturgica”.
Ripensando al lockdown seguito alla pandemia di Coronavirus Covid-19, la religiosa ha denotato che per le persone con disabilità «uno dei fattori maggiormente traumatici è stato l’abbandono della routine. Si permetta loro di ritrovare il “solito posto” per reintegrare così la perduta “normalità”». Inoltre, a detta della suora, sarebbe auspicabile continuare la trasmissione della messa in streaming soprattutto per coloro che soffrono condizioni di immunodepressione, «per i quali il rischio vita in situazione di pandemia è ancora più elevato».
Sono indispensabili, poi, alcuni accorgimenti pratici come l’uso della mascherina: «Si rivela concretamente impossibile per chi traduce in Lis (Lingua italiana dei segni) – ammette suor Veronica -, in quanto i movimenti della bocca sono essenziali a che la traduzione sia compresa dagli audiolesi». Allo stesso tempo, l’uso della mascherina da parte di alcune persone con disabilità risulterà complessa: «Per questo – sottolinea la responsabile del Settore per la catechesi delle persone disabili dell’Ufficio catechistico nazionale della Cei – bisognerà far apprendere il suo uso come un gioco».
Vicino alle persone con ritardo cognitivo importante o pluridisabilità è necessaria la presenza di un accompagnatore. Infine l’invito di suor Donatello a «favorire la partecipazione attiva, spiegando che in questo momento non si può fare come si è fatto prima, ma che il legame con la comunità resta».
Il celebrante, comunque, non dovrà dare «nulla per scontato», organizzando incontri previ, anche attraverso new-media, per preparare l’altro cercando di gestire il movimento di comunione, «magari favorendo le persone con disabilità affinché vadano per prime a ricevere il pane eucaristico. È essenziale bandire ogni forma di improvvisazione per evitare situazioni di tilt».