Gli studenti pescaresi dicono no al doping
«L’unico doping che ammetto è l’adrenalina, la motivazione che è in ognuno di noi». Con questo messaggio diretto Antonio Martorella, indimenticata bandiera del Pescara di Galeone famoso per possedere il record di aver segnato almeno in gol in ogni categoria calcistica italiana ed ex assessore provinciale pescarese, ieri mattina si è rivolto ai mille studenti, frequentanti il primo anno degli Istituti tecnici Acerbo, Volta e Di Marzio, dei Licei Scientifici Da Vinci e Galilei, del Liceo Classico D’Annunzio di Pescara e dei Licei Scientifico e artistico Luca Da Penne e Mario dei Fiori di Penne, intervenuti presso l’aula magna dell’Istituto professionale Di Marzio per prendere parte al convegno conclusivo del progetto “Campioni senza trucco… dalla scuola alla vita”, ideato e organizzato da Unicef e Federazione italiana giuoco calcio al fine di promuovere una cultura dell’onestà nello sport e nella vita.
L’iniziativa si è svolta per la prima volta in Italia coinvolgendo gli studenti di Pescara, Crema, Firenze e Potenza in incontri conoscitivi sulle sostanze dopanti e sugli effetti nocivi sulla salute: «Ragazzi – sottolinea Anna Maria Cappa Monti, presidente di Unicef Abruzzo, rivolgendosi agli studenti presenti -, in qualunque modo se ne parli o lo si prenda, il doping è un droga e le droghe sono veramente deleterie. Voler vincere in questo modo, con l’inganno, non sarebbe degno dei bei giovani che siete rappresentando una forza per noi adulti».
Questo progetto, che ha fatto registrare il grande interessamento degli alunni i quali non hanno mancato di porre svariate domande, è stato declinato nelle scorse settimane grazie alle lezioni curate dai massimi esperti nazionali in materia di doping, che hanno ribadito la pericolosità di sostanze, quali cocaina, eroina, oppiacei ed epo, le quali danneggiano la salute annientando la carriera e la dignità di un’atleta: «Per noi – spiega il professor Giuseppe Capua, presidente della Commissione antidoping della Figc – è stato importante raggiungere ben 6 mila studenti in quattro città italiane, sperando in futuro di girare l’Italia, trasmettendo un messaggio di tutela della salute e di lotta al doping attraverso l’esperienza dei ragazzi che, raccontata a casa a genitori e fratelli, può trasformarsi in un meccanismo culturale in grado di arricchire l’intera società civile».