“Offro la mia casa in Vaticano per un incontro di pace”
«Offro la mia casa in Vaticano per ospitare un incontro di preghiera tra il presidente palestinese Mahmoud Abbas e il presidente israeliano Shimon Peres». Con questo invito, al Regina Caeli che ieri mattina ha concluso la Santa Messa a Betlemme nel suo secondo giorno di visita in Terra Santa, Papa Francesco ha sorpreso il mondo proponendo ai leader delle due popolazioni divise da decenni di sanguinoso conflitto di incontrarsi con lui a Roma per pregare per la pace in Medio Oriente.
Peres e Abbas hanno accettato e l’incontro che, a detta del direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi, dovrebbe avvenire in tempi rapidi. Dunque il Papa, con questa proposta audace e coraggiosa, si è inserito direttamente nel dialogo per la pace tra israeliani e palestinesi, restituendo la speranza a coloro che sono vessati da un conflitto armato che ha cavalcato decenni di storia arrivando ai giorno. Un invito lanciato in luogo di grande impatto spirituale e comunicativo, quello della Natività di Gesù a Betlemme: «In questo Luogo, dove è nato il Principe della pace, – esordisce il Pontefice – desidero rivolgere un invito a Lei, signor presidente Mahmoud Abbas, e al signor presidente Shimon Peres, ad elevare insieme con me un’intensa preghiera invocando da Dio il dono della pace. Offro la mia casa in Vaticano per ospitare questo incontro di preghiera».
Esortando ancora i due leader politici a partecipare all’incontro, il Santo Padre ha comunque precisato che tutti desiderano la pace e tante persone contribuiscono a costruirla, quotidianamente, con piccoli gesti: «Molti – rileva Papa Bergoglio – soffrono e sopportano pazientemente la fatica di tanti tentativi per costruirla. E tutti – specialmente coloro che sono posti al servizio dei propri popoli – abbiamo il dovere di farci strumenti e costruttori di pace, prima di tutto nella preghiera. Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento. Tutti gli uomini e le donne di questa Terra e del mondo intero ci chiedono di portare davanti a Dio la loro ardente aspirazione alla pace».
La proposta, per quanto inedita nei modi, nei tempi e nei luoghi per un Papa, anche se appare assolutamente coerente con l’autonomia di spirito di Papa Francesco, è dunque nata dalla mangiatoia di Betlemme e, come Gesù Bambino, l’ha affidata alla cura delle braccia della Vergine Maria: «A Lei – conclude il Papa – affidiamo questo territorio e tutti coloro che vi abitano, perché possano vivere nella giustizia, nella pace e nella fraternità. Contemplando la Santa Famiglia qui, a Betlemme, il mio pensiero va spontaneamente a Nazareth, dove spero di potermi recare, se Dio vorrà, in un’altra occasione. Alla Vergine Santa affidiamo le sorti dell’umanità, perché si dischiudano nel mondo gli orizzonti nuovi e promettenti della fraternità, della solidarietà e della pace».